Scritto da Scoiattolina il 17 Novembre 2010 |
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Indro Montanelli parla
Il Giornale ha realizzato una bella iniziativa pubblicando le sue prime pagine di tutto il periodo, 20 anni, in cui Indro Montanelli fu Direttore.
Le ho conservate con estrema cura e ne ho incominciato la lettura. Mi imbatto così nella pagina del 20.6.1974, dal titolo “Sete di verità”, in cui si afferma fra l’altro:
“….una cosa, quella fondamentale, è già chiara, e ci affrettiamo a segnalarla agli “addetti ai lavori” perché, prima che noi, riguarda loro: il cittadino non ne può più. Non ne può più non soltanto della catastrofica situazione economica, ma anche di certi giuochi, di certi rituali, e perfino di un certo linguaggio. E’ stanco. E’ stanco delle cose che si dicono e che si fanno, stanco del modo in cui si dicono e si fanno, o si dicono senza farle, o si fanno senza dirle. Non vuole più essere ingannato. Sa di vivere un dramma, ma vuol viverlo da uomo. Non chiede consolazioni fatte di pietose bugie. Vuol sapere quante lacrime, quanto dolore e quanto sangue dovrà versare per superare la crisi. E aspetta qualcuno che glielo dica, ma in chiaro, non in cifra.
Ecco: è di questo stato d’animo che il lettore spera di trovare in noi gl’interpreti. Ed è solo per questo motivo che ci è venuto incontro con tanto slancio. (nota di Montanelli stesso: 282.000 copie contro le 100.000 previste). Noi faremo il possibile per non deluderlo”.
Non sembra che il pezzo sia stato scritto oggi? E non meraviglia l’impegno morale di questo nostro Maestro fra i giornalisti? Discutiamone se vi va.
Lorenzo.rm
Sappiamo tutto del grande giornalista Indro Montanelli, il maestro di tutti i giornalisti, il più indipendente, che diceva le cose come realmente si presentavano in quel momento, senza la censura del padrone. Lorenzo con questo articolo ha fatto rilevare un fatto molto importante che dal 1974 le situazioni sono ancora le stesse, anzi stanno peggiorando giorno per giorno. Quell’articolo pubblicato allora è l’esatta situazione attuale.
Incredibile, davvero! Dopo 36 anni siamo nella medesima situazione,se non peggio.
Il grande Montanelli, oltre che essere un grande giornalista era anche un preveggente!
In ogni caso, dopo questa rivisitazione dei nostri annosi problemi non ci resta che riflettere, in modo molto approfondito e cercare qualche soluzione alla nostra portata.
Mi viene in mente, per esempio, che una massiccia astensione alla prossima tornata elettorale potrebbe far capire quanto i cittadini siano ormai sfiniti. I politici sicuramente dovrebbero capire che non bastano ormai più le loro chiacchiere e promesse a vuoto, che ne dite?
non ci sono commenti da fare, il grande Indro Montanelli già da allora condannava l’ipocrisia e il falso perbenismo dei nostri politici ed oggi a distanza di circa 40 anni tutto è rimasto invariato.Basta!!!!!!stiamo soffrendo da 40 anni ,hanno sofferto i nostri genitori ,abbiamo sofferto noi, stanno soffrendo i nostri figli ma mi chiedo cosa sarà dei nostri nipoti
Ormai siamo caduti troppo in basso non c’è speranza, c’è qualcuno che può dire il contrario ?
E’ proprio vero, Angelo. C’è da rimanere allibiti. Il che fare non è, penso, alla nostra portata. Ci vorrebbe, finalmente, una buona dose di fortuna. E persone nuove, giovani e meno giovani, ma nuove. E serie, e intelligenti, non intruppate. Un caro saluto.
Giovanna, potresti avere ragione. Con tutte le chiacchiere sul dovere del voto e con le liste bloccate e riservate ai soliti noti non ci sono molte possibilità di cambiamento.
Porzia, per quanto ci riguarda, abbiamo il dovere di essere ottimisti. I nostri giovani aspettano da noi consigli, speranze, l’indicazione di strade da intraprendere. Dobbiamo ispirare speranza: l’Italia non è il paese che sta peggio e quindi possiamo risollevarci. Per questo non dobbiamo essere distruttivi e votati al peggio.
Ma…Nontanelli,non fu gambizzato perchè propalava troppe verità??
Sì, Lieve, la verità è talvolta scomoda.
Giò, Tomasi di Lampedusa,mi pare sia morto nel 1957,e nel ’56, faceva dire a Tancredi:”SE VOGLIAMO CHE TUTTO RIMANGA COME E’, BISOGNA CHE TUTTO CAMBI”….Non c’è speranza , Giò… Dobbiamo contare solo sulla forza del nostro essere italiani.
Formichine , grandi risparmatori,con una grande capacità, quella dell’arrangiarsi!!!
Alla faccia dei nostri politici!!
Naturalmente qui l’arte di arrangiarsi non ha una connotazione negativa, come arte di fare i furbi, ma quella di darsi da fare, con sacrifici, impegno ed altro, per sopravvivere e progredire.
E’ sottinteso, Lorenzo,Chi mi conosce sa che non potrei mai avanzare l’altra ipotesi.Hai fatto bene a chiarire,perchè anche quella è una caratteristica di molti italiani…
L’articolo di Montanelli è sempre attuale, sembra estrapolato oggi da un quotidiano. Ci dà la misura della situazione di drammatico standby in cui si trova il nostro Paese.
Anzi, si è instaurata una cultura da rotocalco sui temi cruciali per il nostro futuro, l’intelligenza e la coscienza collettiva anestetizzata…Ci sentiamo impotenti e quindi rassegnati al peggio.
La sfida a cui l’Italia deve rispondere, però, non riguarda solo la classe dirigente, politica, imprenditoriale. Chiamare in causa sempre gli stessi attori ,cioè il governo gli enti pubblici, ecc. significa consegnarsi all’immobilismo poichè ora non ci sono le condizioni oggettive per un cambiamento epocale generalizzato. Che fare allora?
Lavorare per un cambiamento “dal basso” , riforme che dipendono da noi , possono nascere per volontà della società civile e sono un antidoto alla delusione di un Paese sempre in attesa di rinascita nazionale.
Alcuni esempi? I giovani! Le famiglie iperprotettive che non invogliano i figli ad affrontare periodi di studio-lavoro all’estero, non riflettono sul fatto che un ragazzo che parte si mette in gioco,affrontando dei rischi, per costruire qualcosa. Il sapere che ne deriverà sarà una ricchezza per tutti.
Chi si mobilita nel volontariato contribuisce a creare una società meno dura per i + deboli e lavora quindi per depotenziare il rancore sociale che è il terreno fertile per la microcriminalità e la violenza.
Chi diffonde la cultura delle regole, del rispetto della legalità e le tramanda ai giovani, semina germi di un’etica sociale che servirà per affrontare la competizione internazionale (un paese dove le regole non sono certezza non è un luogo dove le multinazionali vanno ad investire, creando ricchezza)
Aspettare che la scuola statale trovi le risorse per un concreto miglioramento della preparazione scolastica, significa perdere tempo prezioso.
I paesi lungimiranti ((Germania) hanno mandato i ricercatori nelle scuole elementari e materne per inculcare nei bambini la curiosità per le materie scientifiche.
Sarebbe come costruire le condizioni per utilizzare al meglio le risorse umane dei nostri ragazzi.
In India si grida al miracolo per una ascesa costante del sistema paese: laggiù sono le imprese che colmano le lacune nella preparazione scolastica approntando corsi professionali molto mirati nei quali si insegna ai giovani la comunicazione, l’allenamento al lavoro di squadra, ecc.
Le aziende italiane dovrebbero attivarsi in questo senso, senza aspettare rivoluzioni improbabili nel sistema scolastico.
L’impegno individuale a tutti i livelli potrà diffondere quel cambiamento culturale necessario a costringere le classi dirigenti a rinnovarsi, promuovendo finalmente una coscienza critica collettiva che operi il miracolo di scalzare gli affaristi e gli incompetenti che occupano indebitamente ed a danno della collettività le stanze dei bottoni.
Certo, si tratta di tempi lunghi, ma non possiamo consegnare alle future generazioni un bagaglio così pesante che comprometterà il loro futuro. Dobbiamo farcela, rimboccarci tutti le maniche per attuare il fatidico mutamento culturale: l’unico che possa salvare l’Italia dal baratro.