Una politica energetica per l’Italia !!
Scritto da admin il 11 Aprile 2011 | 28 commenti- commenta anche tu!
Una politica energetica per l’Italia
I drammatici avvenimenti del Giappone ci costringono ad esami sereni ed informati sulle politiche energetiche dell’Italia.
La nostra grande speranza è che non si pasticci ancora una volta il quadro, sicché alla fine non ci si capisca niente.
Io, fra tutto il mare di informazioni e prese di posizione, ho avuto la fortuna di trovare nella rivista del mio sindacato (la Federmanager), dal nome Professione Dirigente, nel numero 33 di febbraio 2011, un pezzo che ci potrà far ragionare.
Lo riporto e…ne parliamo.
“ Il 15 febbraio scorso, organizzato dalla AIEE (Associazione italiana economisti dell’energia) e dalla Staffetta Quotidiana (autorevole fonte di informazione nel settore energetico) si è tenuta una qualificata tavola rotonda così intitolata: “Una politica energetica sostenibile. Le opzioni in gioco”..
..Per una bizzarria della cronaca, per non dire della storia, l’incontro è avvenuto pochi giorni prima che la questione energetica riesplodesse in tutta la sua drammaticità…
A seguire, un resoconto dell’incontro.
La sostenibilità di una politica energetica è il risultato di un’equazione le cui variabili principali sono:
. la sicurezza degli approvvigionamenti;
. l’economicità degli stessi;
. il rispetto dell’ambiente in termini sia di produzione sia di utilizzo finale.
Tre variabili difficilmente compatibili fra loro, con la necessità di trovare un punto di equilibrio che si sposta continuamente nel tempo con il variare di situazioni esterne.
La ricetta italiana. Per un Paese come l’Italia, privo o quasi di fonti energetiche, è prioritaria la necessità di approntare una linea strategica adeguata. In realtà, sembra che il mondo politico non sappia dare a questo tema l’adeguata attenzione, utilizzando le tematiche connesse più come causa di scontro per attirare consenso elettorale piuttosto che per risolvere i problemi.
In Italia il soddisfacimento del fabbisogno energetico è assicurato da un mix ridotto di alternative, di cui petrolio e gas naturale costituiscono la quota assolutamente prioritaria. Ne consegue che il nostro indice di dipendenza dall’estero è tra i più alti al mondo.
La sicurezza. Come effetto di ciò, il fattore della sicurezza è continuamente messo a rischio risentendo pesantemente delle turbolenze geopolitiche che, ad intervalli
più o meno lunghi, coinvolgono i Paesi produttori. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento è un tema ineludibile, con un orientamento portato a privilegiare, nei limiti del possibile, accordi con quei Paesi che sembrano presentare un accettabile livello di stabilità politica. Ma indispensabile appare integrare l’approvvigionamento dall’estero con la realizzazione di sistemi di produzione indipendenti.
L’economicità. Strettamente connessa con la sicurezza è la variabile economicità. Il sistema di approvvigionamento italiano è certamente il più oneroso tra quelli dei Paesi industrializzati, penalizzando il nostro sistema produttivo in termini di competitività: nell’anno 2010 appena trascorso, in presenza di una quotazione media del greggio che ha sfiorato gli 80 dollari per barile, la bolletta energetica nazionale ha rasentato i 50 miliardi di euro, pari al 4 per cento del Pil. Una cifra enorme.
….l’aumento dei costi di approvvigionamento si ripercuote complessivamente su tutti i Paesi, con cadute però diverse con riferimento a: composizione del mix dei prodotti importati; grado di disponibilità di fonti proprie; grado di efficienza degli impianti di produzione; scelta delle politiche ambientali e rispetto dei limiti indicati dalle norme internazionali.
Un quadro negativo. Per l’Italia tutte le componenti sopra elencate agiscono in senso negativo. Infatti: il grado di disponibilità propria è bassissimo; la diversificazione del mix è limitata; gli impianti di utilizzazione sono sottoimpiegati, con riferimento sia alle raffinerie sia alle centrali elettriche.
In particolare, le raffineria italiane sono in molti casi mal ubicate (Porto Marghera, Pantano, Cremona, Falconara) e sottodimensionate. E’ un tema sottovalutato: i prodotti che escono dagli impianti dell’Asia e del Medio Oriente hanno quotazioni più basse. Le centrali elettriche, invece, vengono utilizzate solo per far fronte alla punta di domanda, altrimenti è economicamente più conveniente importare energia elettrica dall’estero.
Di fronte a questo quadro, la pressione ambientalista scoraggia od ostacola, e quindi ritarda, il tentativo di aumentare l’utilizzo di altre fonti come il carbone e il nucleare, sia pure concepito con tecnologie moderne ed evolute….
Le fonti rinnovabili. Eolico, fotovoltaico, ecc., vale a dire le cosiddette fonti alternative, rappresentano un tema di grande interesse. Eppure, avvertono gli esperti, esse non saranno mai risolutive per soddisfare il fabbisogno energetico e, soprattutto, non hanno un’incidenza in termini di economicità, tenuto conto che la loro attuale utilizzabilità è possibile per il sostegno fiscale esistente. Al netto di tale sostegno, infatti, i costi di produzione del solare e dell’eolico non sarebbero competitivi con quelli delle fonti tradizionali.
Uno scenario preoccupante. Un recente Outlook della Exxon sottolinea che al 2030 la domanda di energia nel mondo crescerà di oltre il 60 per cento, e ciò anche senza forzare le aspettative di crescita di Paesi come Stati Uniti, Italia, Brasile e Indonesia. Ciò determinerà una pressione sulla domanda e un’inevitabile lievitazione dei costi.
Le azioni possibili. In primo luogo è necessario che il problema energia sia posto al centro dell’agenda politica. Va poi accentuato il tema della diversificazione delle fonti, senza paura di contrastare l’eventuale dissenso. Occorre inoltre puntare verso il recupero e la razionalizzazione degli impianti di produzione. Infine, è necessario avviare e sostenere piani di intervento per la razionalizzazione dei consumi e il risparmio energetico in tutti i settori, non solo in quello edilizio”.
Trovo che il resoconto di questo convegno sia chiaro ed illuminante, senza toni polemici e partigianerie di qualsiasi tipo. Il materiale che ho presentato ci consente un sereno dialogo fra noi.......Lorenzo.rm
Vogliamo provarci?




Ancora una volta un argomento di quelli “tosti”. D’altra parte chi dice che la vita non è difficile? A me, che non piace essere inquadrato in un esercito di tifosi e, soprattutto, in un esercito di tifosi “urlanti”, piacerebbe che di questi argomenti ci occupassimo con serenità, tranquillizzati dal fatto che non dipendono da noi ma preoccupati dalle conseguenze che ci potrebbero derivare. Prima di tutto come cittadini del mondo.
caro Lorenzo colla tua relazione hai dato un quadro preciso,perfetto ma inquietante,sopratutto per noi italiani;sia x il momento che stiamo atraversando ,sia x il governo che abbiamo che si potra’ occupare di tutto meno che delle nostre necessita’ energetiche…
Bell’articolo Lorenzo!
Così di primo achito mi viene da dire che l’ultima frase è quella basilare “risparmio energetico” ,facciamo ancora troppo poco per risparmiare energia ed in tutti i settori.
Poi ti pongo una domanda , come mai la Germania ,che certamente ha meno sole di noi e forse meno vento, stà tralasciando il nucleare per buttarsi sul solare e l’eolico ?
Dicono che nell’arco di dieci hanni queste tecnologie avranno sviluppi impensati…che senso ha allora considerare il nucleare ,dato che per fare una centrale di nuova generazione ci vogliono vent’anni ed in vent’anni tecnologie e scoperte avrenno reso antico tutto ciò che ora è progettato?
Non voglio essere polemico ,come ormai mi accusano costantemente, vorrei poter esaminare i problemi alla luce delle effettive implicazioni.
Il tema proposto da Lorenzo è di piena attualità e di una importanza vitale per il nostro paese: Purtroppo il nostro governo si è riservato la moratoria, per prolungare l’agonia dl problema, senza proporre un nuovo piano alternativo energetico. Sicuramente visti gli ultimi avvenimenti in Giappone con le disastrose conseguenze, sia per la popolazione sia per il mondo intero, penso che dovremmo fare un passo indietro alle proposte del nucleare fino ad ora fatte. Le fonti alternative anche se come dice l’articolo che non sono economiche, sono comunque per noi una sicurezza. L’Italia è un paese che per impiantare l’eolico non porterebbe grossi problemi vista la sua posizione geografica. I generatori eolici sono macchine rotanti in grado di convertire l’energia cinetica del vento in energia meccanica e da qui in energia elettrica. Ad oggi l’energia eolica copre meno del 2% del fabbisogno mondiale, ma è in rapida crescita. I paesi all’avanguardia nello sfruttamento di questa energia sono la Danimarca, la Spagna, il Portogallo e la Germania… Gli aerogeneratori sono realizzati in varie taglie a seconda del tipo di impianto che si deve realizzare. Una’altra soluzione alternativa potrebbe essere quella dei moderni pannelli solari fotovoltaici, che in tempi difficili come questi bisogna prendere in considerazione, non rischiare, risparmiare ove possibile. La bolletta energetica ha raggiunto livelli assurdi e continuerà inevitabilmente ad aumentare, le energie rinnovabili, potrebbero risolvere certi problemi. Investire in questa direzione permette di abbattere i costi per l’energia, di produrre energia verde pulita e dopo qualche anno, ne guadagnerà anche l’impianto.
Giusto Lorenzo approntare una linea strategica per le energie ne abbiamo urgentemente bisogno, nel lontano 1981 avevamo un PEN che era un buon piano per quel tempo, lo stesso lavorava su varie scelte di fonti rinnovabile per quel periodo, rilanciare il nucleare, utilizzo del carbone, fonti rinnovabili come sole e vento e come fonte pulita il metano sostituendo l’olio nelle centrali elettriche, ma tutto poi andò nel dimenticatoio politico. Ora vogliono presentare un nuovo piano energetico anche sull’onda del disastro di Fukuschima, ma come sempre se dico se verrà approvato un piano di nuove centrali nucleari saranno di terza generazione e mentre gli altri stati le stanno smantellando noi forse le faremo. In Italia attualmente noi ne abbiamo quattro (in europa sono 195)sono poche certo ce ne vorrebbero di più e come dice Angelom ci sono altri sistemi che noi non abbiamo o forse è la nostra politica che non le vuole, detto questo ritorniamo sul nucleare che è una vera fonte di energia straordinaria un Kg di uranio è un milione di volte più efficente di un Kg di carbone, ma subentra l’altra faccia della medaglia, le scorie radioattive, a parte i reflui del raffedamento che sono scaricati direttamente nelle acque dei fiumi e del mare poichè non sono pericolosi e le altre? Mi chiedo dove vengono stoccate e per quanto tempo, chi li controlla, visto che non siamo nemmeno capaci di controllare la monnezza ( in certe zone)che per la mafia è oro, mi chiedo se anche per le scorie la stessa allungherà gli artigli….poi ci sarebbe il costo per lo smantellamento e la sicurezza. Sono d’accordo per i pannelli votovoltaici, ma invece di incentivare questa soluzione, le regioni (parlo della Lombardia) non elargisce più incentivi e resta a carico tutto del contribuente. Questo problema non sta a cuore a nessuno dei nostri politicanti. C’è quel detto che dice: L’uomo propone, dio dispone in queto caso non abbiamo ne l’uno ne l’altro ma solo aria fritta come sempre! Sono gli ottimisti che mandano avanti il mondo, e questo spiega molte cose.( Gian Piero Lepore)
Sandra, hai davvero ragione. Non è facile oggi pensare ad un dibattito politico sereno che metta con i piedi per terra, prima di tutto le necessità energetiche del Paese, e poi le fonti per provvedervi. Certo, possiamo sempre ricorrere alle fonti di aprovvigionamento estere, come abbiamo sempre fatto. Tuttavia rimane un bel pedaggio in termini di costi e sicurezza delle fonti, tutto a carico dell’Italia. Se questo dibattito non si fa è demerito dell’intera classe politica più che del solo governo. L’opposizione, che tanto si affanna a dire che il governo non si occupa dei problemi essenziali del Paese ma soltanto dei problemi personali del premier, avrebbe comunque il dovere di precisare, ad esempio con riferimento ad un piano energetico da definire, quali sono le linee di questo piano secondo il suo punto di vista. Io, come uomo della strada, anche se ho fatto di mestiere l’economista e l’analista economico, vorrei sapere prima di tutto quali sono le esigenze energetiche, scomposte possibilmente per regione e per tipo di utilizzazione, e poi le fonti, tenendo conto del fatto che le esigenze potrebbero cambiare, e anche molto, secondo il tipo di utilizzazione. Ad esempio, che tipo di produzione ci prefiggiamo di offrire? Macchine private o trattori? In genere si fa un bilancio, tipo quello delle famiglie, e si riscontrano costi dell’approvvigionamento e ricavi dalle vendite. Perché nessuno lo fa e ci accontentiamo di dire sì o no a questa o a quell’altra fonte?
Caro Franco, prima di tutto ti devo dire che non sei polemico per niente. Dici quello che pensi, e cose sensate. Dicevo prima che occorrerebbe tener presente un fabbisogno energetico legato al tipo di utilizzazione delle fonti. Anche il famoso discorso del risparmio energetico va legato all’indispensabile riscontro fabbisogni-impieghi. Se risparmiamo, “sic et simpliciter”, energia, possiamo soffrirne in termini di risultati economici, e di occupazione. Meno si consuma energia, infatti, e meno si produce. E meno si vende, aggiungo. Tutto questo se le condizioni rimangono le stesse. Il risparmio di energia dovrebbe e potrebbe essere legato ad un cambiamento delle tecniche che, accanto al risparmio, potrebbe determinare incrementi tecnologici e di produttività. In questo caso il risparmio sarebbe benvenuto, ma voglio dire che i risultati positivi non sono scontati. Quanto all’eolico, figurati se non sarebbe importante. Il fatto è che tutti, sul piano territoriale, si sono messi a sparare contro, e allora? Qui spesso siamo abituati a volere tutto ed il contrario di tutto. La stessa cosa vale per il fotovoltaico, il cui costo è oltre tutto a carico dalla collettività
Sì, Angelo, ti darei ragione su tutto ma non darei nulla per scontato. Eolico e fotovoltaico, certo, ma sono da confrontare con le possibilità concrete di utilizzazione in base ai fabbisogni. Io so che il fotovoltaico presenta possibilità di impiego rilevanti sul piano dei fabbisogni di piccole dimensioni mentre l’eolico avrebbe possibilità più estese di utilizzazione. Ecco, si deve partire dai fabbisogni e poi cercare di farvi corrispondere le fonti coinvolgendo un’opinione pubblica sempre più attenta non già agli slogan sì-no ma alle esigenze energetiche del Paese e ai modi concreti, reali, di corrispondervi. Quanto al nucleare, gli avvenimenti del Giappone hanno giustamente posto un’esigenza di riflessione. Se e come si uscirà da questa situazione non lo so e forse non lo sa nessuno, ora. Rimane il fatto che, fino alla prossima disgrazia nucleare, i paesi che ce l’hanno copiosamente lo utilizzeranno a scapito dei paesi che non ce l’hanno, e anche di questo dobbiamo tener conto nella concorrenza internazionale.
Ho letto su Venerdì di Repubblica qualcosa sulla “fusione fredda ” idrogeno/nichel ,assolutamente sicura e che produrrebbe quantità di energia impensata. Sembra che fisici e chimici dell’Università di Bologna abbiano già fatto esperimenti interessanti.
Mi pare inoltre che anche il prof.Rubbia abbia studiato applicazioni ,sempre sfruttando idrogeno ed irradiazioni solari ,per produrre energia.
Avete qualche indicazione? Sarebbe interessante parlarne.
Sì, Fiorenzo, avremmo bisogno di ottimisti, e di patrioti, aggiungo. Di persone che propongono indicazioni nell’interesse del Paese e che concorrono a realizzarle. Certo è essenziale un nuovo piano energetico ma sono essenziali soprattutto verifiche e riscontri su ciò che dobbiamo fare, per il bene del nostro Paese, all’interno e all’esterno. E a questo proposito mi sembra che latiti tanta parte della classe politica e dell’opinione pubblica. Occorre metterci la faccia, Fiorenzo, di fronte ai problemi, e rischiare l’impopolarità. In altre epoche ti ricordi la polemica sul carbone? E oggi quella sugli inceneritori? Certe volte penso che in Italia non si voglia e non si possa fare niente. Ma è necessario ed urgente uscire da queste secche. Dobbiamo intanto volgere uno sguardo attento alle nostre esigenze “reali” e alle nostre possibilità “reali”. Ad esempio stiamo tutti a piangere perché i giovani non hanno possibilità di impiego mentre nello stesso tempo vogliamo non solo il mantenimento dell’occupazione così com’è ma anche il suo consolidamento contrattuale, senza se e senza ma. Contraddizione, questa, specie se si prescinde dalla produzione, che magari sarà invendibile. E’ solo un esempio, per carità, e pure ingrato, ma dobbiamo parlarci chiaro. Così come per i sacrifici richiesti per risanare il debito. Anche qui piangiamo perché i nostri giovani devono accollarsi un debito pregresso alto che deriva dallo sperpero dei loro avi e genitori, ma guai a toccare, oggi, qualcosa di quello che non va. O che presumiamo che non vada. Il rientro dal debito della sanità sul piano regionale è rimasto un pio desiderio. E i governatori regionali, pur proponendolo inizialmente, hanno fatto a gara per accogliere i “desiderata” dei loro cittadini che si lamentavano e manifestavano. Così vanno le cose dell’Italia.
Sì, Franco, sono interessantissime le informazioni in merito alle ricerche dell’Università di Bologna e del Professor Rubbia. Acquisiamole queste informazioni, certo. Potranno essere utili, sia a noi che a chi le volesse utilizzare.
Parlando di utilizzare le centrali nucleari, alcuni scienziati hanno proposto che la soluzione del problema sia utilizzare il torio, questo particolare minerale potrebbe infatti rappresentare il giusto compromesso al posto dell’uranio arricchito rispettando sia la sicurezza che il rispetto delle problematiche ambientali. Nel mondo esistono abbondanti riserve di torio e il costo del combustibile risulterebbe molto basso. Inoltre le riserve di questo materiale sono presenti un po’ ovunque e questo metterebbe al riparo da eventuali strozzature di mercato. I reattori alimentati a torio poi produrrebbero una serie di scorie che non solo potrebbero essere riutilizzate per alimentare altri reattori, ma sarebbero anche molto meno pericolose di quelle prodotte da reattori ad uranio dell’ordine di diverse potenze in meno. Eppure nonostante tutti questi apparenti vantaggi solo pochi paesi hanno sviluppato questa speciale filiera nucleare: la Cina, l’India e il Canada. Il motivo per i quali questa tecnologia non viene accolta e sviluppata, perché verrebbe meno la produzione del plutonio, materiale utile per le testate nucleari, oltre ad altri interessi strategici. Il problema rimane aperto, il governo dovrà vagliare con serietà e senso di responsabilità la scelta da farsi per il bene di tutti i cittadini.
Grazie, Angelo, Molto interessanti le tue informazioni sul torio. Posso dire che questo nostro dialogo si sta rivelando molto interessante. Grazie agli amici che sono finora intervenuti. Ma vi prego di intervenire ancora numerosi perché l’argomento della politica energetica è di quelli cruciali per ogni Paese.
Caspita!eldyani , stò imparando più cose leggendovi, che sfogliando mille giornali o ascoltando altrettanti telegiornali…
Grazie e complimenti!!!!
Sei molto gentile, Lieve, questo tuo parere ci fa bene. Grazie e grazie ancora.
Condivido quanto hai scritto Lorenzo e aggiungo una frase che mi ha colpito da sempre e da sempre la uso:Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, chiedetevi invece cosa potete fare voi per il vostro paese. (Jhon Kennedy)
Accogliendo l’invito di Lorenzo a voler proseguire con altre conoscenze, mi permetto di citare quello che dice il Prof. Carlo Lombardi Libero docente di Impianti nucleari dal 1969, professore associato dal 1986 e ordinario dal 1990 al Politecnico di Milano. La situazione italiana è molto diversa rispetto a quella giapponese. Non dobbiamo infatti dimenticare alcuni aspetti essenziali per costruire nuove centrali nucleari: l’eccezionalità dell’evento avuto in Giappone nel nostro paese non potrebbe mai avvenire, il vincolo sempre applicato, di escludere dai siti possibili quelli giudicati sismici, infine le centrali che si prevedono in Italia hanno livelli di sicurezza ben superiori a quelli di Fukushima, costruite alcuni decenni fa. Le centrali giapponesi in questione sono di tipo BWR (Boiling Water Reactor), dove il raffreddamento del nocciolo è realizzato con acqua bollente, il cui vapore, debitamente separato evolve direttamente in turbina per produrre energia meccanica, subito trasformata in energia elettrica mediante l’annesso alternatore. Quelle previste in Italia sono di tipo PWR (Pressurized Water Reactor), dove il nocciolo è raffreddato da acqua in pressione, che scambia il calore assorbito all’esterno del reattore con dell’altra acqua fisicamente separata, che bolle e il vapore prodotto, come nel caso precedente, evolve in turbina e produce energia elettrica nel relativo alternatore. I miglioramenti di sicurezza riguardano molti aspetti come impermeabilità del contenitore, il suo sicuro raffreddamento, l’alimentazione delle pompe, l’utilizzo di sistemi passivi di raffreddamento che entrano in funzione in presenza dell’evento incidentale, senza richiedere energia esterna. Certamente l’aspetto concettuale più rilevante e più innovativo riguarda la possibilità di fronteggiare i cosiddetti incidenti “severi”, cioè quelli che si avrebbero se nessun sistema di protezione funzionasse. Come conclusione, si può oggi dire che molto probabilmente gli insegnamenti che verranno da questi incidenti nei reattori giapponesi sono già stati recepiti nella progettazione dei nuovi reattori e certamente di quelli previsti dal programma italiano.
Ti ringrazio, Fiorenzo-Nembo, di avere voluto citare il Presidente Kennedy in un aspetto assai importante della sua visione di vita, quello dell’amore verso il suo paese. Ognuno di noi dovrebbe porsi il quesito che lui e te vi siete posti: che cosa possiamo fare per la nostra Italia?
Riccardo, grazie. Sei un po’ pessimista ma il tuo pessimismo è largamente diffuso. Penso che, sull’onda del disastro giapponese, fosse logico “frenare” con il nucleare ma, a quelllo che mi dicono gli esperti, non ci sono alternative ad esso, con tutti i problemi che comporta, dai costi, alle scorie, e ora, come si è visto, anche alla sicurezza degli impianti.Il fotovoltaico è chiacchierato perché il “surplus” del suo costo viene caricato su tutti i cittadini che pagano la bolletta dell’elettricità e c’è qualche ripensamento sul modo di diffonderlo. L’eolico è avversato tenacemente da chi ritiene che le pale deturpino il territorio. Io penso, e l’ho detto, che bisogna partire non dal tipo di fonte ma dal fabbisogno energetico, ragionarci su e quindi parlare di fonti. Non facciamo sì che in questo nostro paese ci siano sempre i “tifosi” a prescindere. E tutte le opinioni in proposito dovranno essere ascoltate e rispettate. Ma dovrebbe prevalere, come dovrebbe essere sempre, il parere degli scienziati e dei tecnici. Sembra che anche in Giappone, paese da sempre ammirato per serietà ed impegno, ci siano state gravi lacune relative ai controlli dei reattori. Ma siamo matti?
Grazie, Angelo, che ci hai fatto conoscere l’importante parere del Prof. Lombardi. Istintivamente condividerei le sue valutazioni ed informazioni. Ma occorre fare un grande sforzo per uscire dai dubbi e, soprattutto, “entrare” davvero nei progetti partendo dalle necessità.
Belle parole,senza dubbio,ma siamo in un paese in cui gli italiani che governano(si fa per dire)amano come se stessi non il prossimo ma altre cose che dirlo non serve,perchè sai capisce.Poi c’è il prossimo il quale ama solo se stesso.Poi ci sono gli ITALIANI che osservano il tutto sconsolati grattandosi la testa.Salve ragazzi.
Nico, hai ragione. Ma, senza disperarci, dobbiamo reagire e agire. Ripeto, senza disperarci.
Non ho capito bene cosa dobbiamo fare noi…poveri tapini….
Possiamo risparmiare energia spegnendo le luci quando non servono,facendo il bucato di notte,chiudendo il frigo velocemente,ma a che serve? Mi spiegate a che serve alzarsi di notte x fare il bucato, se negli uffici comunali che vedo dalla finestra c’è un illuminazione da far paura? A che serve parlarne, se nulla possiamo fare? Mia sorella, che vive in una casa indipendente, ha fatto domanda x fare l’impianto fotovoltaico, le hanno risposto picche! pare che deturpi il paesaggio…Ditemi cosa possiamo fare raga,se non incrociare le braccia ed aspettare che qualcuno faccia qualcosa?
Lieve, possiamo intanto cercare di capire i problemi e fare le proteste e le rimostranze che ci sembrano giuste. Risparmi e sprechi sono due facce della stessa medaglia, ma quando c’è chi risparmia e chi spreca è ovvio che la cosa non è accettabile. Denunciamo, denunciamo, qualcosa rimarrà.
Concordo con quello che ha detto Lieve, negli uffici pubblici che dovrebbero seguire certe regole, le amministrazioni dovrebbero dare il buon esempio e seguire certe regole per i consumi, ma queste vengono sempre disattese, in pieno inverno gli operatori sono con le finestre aperte e in maniche di camicia. Dice bene Lorenzo che bisogna protestare, ma a chi? Come? Se nessuno ti ascolta. Non dimentichiamo che gli sprechi li paghiamo anche noi. La via da seguire, per quale sarà la migliore soluzione per un’alternativa per l’energia, è tutto in alto mare, sicuramente si faranno accaniti dibattiti politici e scontri anche da parte di tante categorie ambientaliste, passerà molto tempo prima che venga formulata una decisione. Oltre a questo,ci sarà il problema dell’accaparramento degli appalti, tutti correranno per mangiare questo ghiotto boccone, interverrà la criminalità organizzata finalizzata all’arricchimento,sia personale che dell’organizzazione stessa, attraverso l’uso della corruzione e della violenza e con la commissione di reati. Si ripresenterà di nuovo tangentopoli. Secondo il mio punto di vista dovranno vagliare regione per regione le quantità necessarie di consumo e dare la necessaria produzione ad ognuna, sfruttando anche piccoli impianti. Il problema della scelta alternativa dell’energia è molto grande, complicato e rischioso per tutta la comunità. Speriamo bene!!!!
Sì, Angelo, speriamo bene. Più che cercare di essere informati meglio di oggi, di protestare e rivendicare secondo principi di rispetto e di educazione, non può farsi. Ma vale comunque la pena di non fare il “parco buoi” di nessuno, cioé di non farsi strumentalizzare, anche se in qualche misura questo è inevitabile.
appunto! Angelo , i piccoli impianti!! sarebbe buona cosa se obbligassero almeno le nuove costruzioni o quelle in rifacimento,ad una altrenativa energetica, almeno sapremmo che anche da parte loro c’è un pò di sensibilità…
Ricevuto, Lieve. E ancora grazie.