Discutiamone … La politica ci rende liberi!!

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La politica ci rende liberi

Non sono tempi belli per la politica questi che viviamo. Sicché, quando ho letto il titolo di questo articolo di Angelo Panebianco (pubblicato sul Corriere della Sera Sette n. 16 del 21.4.2011 a pagina 219) sono rimasto trasecolato. Ma ho capito meglio dove l’autore andava a parare quando ho letto il sottotitolo, che è questo: Solo gabbianise difendiamo l’autonomia dell’arte di governare possiamo salvaguardare le nostre libertà. Quindi non c’è una difesa “sic et simpliciter” della politica o, peggio, di “questa” politica, ma viene posta l’esigenza di una salvaguardia totale di tutte le libertà dei cittadini. A me sembra che sugli argomenti proposti da Panebianco si possa ragionare, liberamente e senza preconcetti. In questa chiave vi propongo di valutare i contenuti dell’articolo e, se credete, di discuterne.

Ecco l’articolo:

“Come prevedevo, la tesi che ho esposto in questa rubrica (Tono su Tono, aggiunta mia) il 7 aprile, secondo cui le diverse sfere dell’agire gabbiano1umano, politica, economia, etica, estetica, vanno valutate, prima di tutto, alla luce dei loro specifici criteri, ha suscitato le reazioni polemiche di alcuni lettori. Approfondisco il tema ribadendo la mia posizione: la politica va giudicata, prima di tutto, alla luce di criteri politici. Faccio un esempio. Cavour, perseguendo l’Unità d’Italia, fece cose che sarebbero giudicate moralmente riprovevoli se le avesse fatte da privato cittadino, per suo tornaconto personale. Come tanti altri statisti, Cavour usò ogni trucco possibile, mentì, manipolò, coinvolse persino il Regno di Sardegna in una guerra (quella di Crimea) col solo scopo di accrescere il proprio potere negoziale a fronte delle potenze europee. Ma Cavour fu un grande statista: usò ogni mezzo disponibile per perseguire il suo ideale. Il criterio dell’etica comune, forse, lo condanna. Il criterio politico lo esalta. L’esempio mi serve per dimostrare che se non si tiene conto della specificità della politica non se ne comprende alcunché.

Ma c’è anche una ragione di principio per difendere l’autonomia relativa, non solo della politica, ma di tutte le diverse sfere dell’agire umano. Consiste nella tutela della libertà. La differenziazione fra i diversi ambiti (politica, etica, economia, estetica) è un portato della modernità e da essa dipende la libertà degli individui. gabbianoPer capirlo si pensi a quella reazione contro la modernità che fu il totalitarismo (di destra e di sinistra). Il totalitarismo distrusse la distinzione moderna fra etica, politica, economia, estetica, pose ogni aspetto della vita umana sotto il dominio della politica: allo Stato, alla politica, spettava la guida dell’economia nonché il compito di stabilire quali fossero i comportamenti etici e i criteri estetici accettabili. E’ solo se difendiamo l’autonomia dei diversi ambiti, e ammettiamo che ciascuno vada giudicato secondo il suo specifico criterio, che possiamo salvaguardare le nostre libertà. Accettare che la politica sia valutata alla luce dei suoi propri criteri significa contestualmente affermare che il suo raggio d’azione deve essere limitato, che non deve soffocare le altre sfere dell’agire umano e, con esse, la libertà”.

Fin qui Panebianco, il cui obiettivo di fondo mi sembra quello di evitare commistioni fra i diversi settori dell’agire umano, non già quello di non migliorarli, radicalmente anche, al loro interno. Non è un gioco qualsiasi, questo. Ne va della credibilità dei sistemi. Io affronterei, discutendone fra noi, nell’ambito della nostra sensibilità di eldyani, i problemi posti traendone delle considerazioni utili. Desideriamo farlo?

Lorenzo.rm

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COMMENTI

  1. il 11 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Se l’impostazione data da Panebianco è giusta, come credo, ne discendono alcune conseguenze:
    1. non bisogna “pasticciare” il quadro del ragionamento riferito a tutti i campi della politica con elementi che non sono politici;
    2. non bisogna essere “tifosi a prescindere”, ma ragionare dei fatti con spirito “puro” per quanto possibile;
    3. le istituzioni non sono come i vestiti confezionati su misura per questa o quella fazione ma devono funzionare nell’interesse di tutti.
    Per ora mi fermerei qui. Ma ci sarà modo di approfondire nel prosieguo.

  2. il 11 maggio, 2011 Sandra vi dice:

    lorenzo,molto interessant e profondo l,argomento che tratti oggi specie in questi momenti molto delicati.Ma se nn tuteliamo il principio della liberta’ cardine di tutte le diverse sfere dell’agire umano,ragione principe per la sua difese e’ la sua autonomia …….

  3. il 11 maggio, 2011 ANGELOM dice:

    Ritengo che le parole del Capo dello Stato Napolitano alle forze sociali per il primo maggio diano una risposta della politica italiana: “I miei richiami sono accolti con ipocrisia” « È sufficientemente chiaro il bisogno che io avverto già da tempo, di un richiamo alla durezza delle sfide che ci attendono e già ci incalzano. Sembra quasi talvolta, che l’accogliere oppure no, il far propri sinceramente o no quei miei richiami, sia una questione di galateo istituzionale o un esercizio di ipocrisia istituzionale, ma è ai fatti e alle conseguenti responsabilità che sempre meno si potrà sfuggire – ha proseguito il Capo dello Stato – senza mettere a repentaglio quel qualcosa di più grande che ci unisce, quel comune interesse nazionale, che non è un ingannevole simulacro, senza finire per pagare prezzi pesanti in termini di consenso». Il Presidente aggiunge: «Mi domando, ed è una domanda che può riferirsi anche alle relazioni tra le forze politiche: è inevitabile l’attuale grado di conflittualità, è impossibile l’individuazione di interessi e impegni comuni? Si teme davvero che possa prodursi un eccesso di consensualità, o un rischio di cancellazione dei rispettivi tratti identitari e ruoli essenziali?». Mezzogiorno e disoccupazione soprattutto giovanile e disavanzo pubblico: questi i dati che successivamente cita Napolitano. Dati, dice, per certi versi drammatici. Richiedono interventi, ma il presupposto, sottolinea, «è certamente l’avvio di un nuovo clima di coesione sia politica sia sociale». Napolitano avverte poi i sindacati: «La mancanza di unità sindacale porta al peggio».
    Oggi l’Italia è più che mai una Repubblica fondata sul lavoro e deve tentare di «esserlo di più e non di meno,lo sviluppo economico e la sua qualità sociale, la stessa tenuta civile e democratica del nostro Paese passano attraverso un deciso elevamento dei tassi di attività e di occupazione».

  4. il 11 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Grazie, Sandra. Certo, prima di tutto libertà è autonomia. E’, o meglio, dovrebbe essere. Ma si ha sempre più netta l’impressione che l’autonomia venga intesa come noncuranza, come compartimento stagno, come esclusione dalla chiarezza e dall’impegno di compartecipazione. Quando si dice che democrazia vuol dire “casa di vetro” dentro la quale tutti possano vedere si dice una stupidaggine, purtroppo. Ognuno, le sue cose se le tiene per sé e quando esse diventano di dominio pubblico si collegano sempre più spesso a scandali degni del tribunale. E neanche sul tribunale si può contare, se non altro per il tempo che ci si mette a verificare se lo scandalo è vero o finto e se deve comminarsi o no una pena, ecc. Non siamo messi bene, no, cara Sandra.

  5. il 11 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Angelo, ho letto con grande attenzione il pensiero del Presidente della Repubblica, che hai riportato. Lo prenderei “in toto” e lo porrei come titolo di un’azione concreta per far funzionare meglio le nostre istituzioni. Solo che non si passa mai dai “titoli” alle denunce concrete, dall’ammonimento ad una discesa in campo coraggiosa a difesa delle istituzioni. Quando, dall’invettiva si passa all’azione, è difficile svicolare. Qualora si denunciassero concretamente le inadempienze di questo o quell’organismo istituzionale o no, richiamandosi magari a quanto si è precedentemente affermato, si farebbe un passo deciso verso una normalità democratica riacquistata. Invece ho l’impressione che la politica, in Italia, sia fatta solo di parole e che ognuno, tirando l’acqua al suo mulino, tenga a “salvarsi l’anima”. Ritengo che anche per il problema “lavoro” sia così. Che cosa vale che il principio si affermi addirittura nell’art. 1 della Costituzione quando non c’è mai, e non si intravede , un concreto piano di interventi per favorire il lavoro? E sia ben chiaro, da parte di tutti, governo, imprenditori, sindacati.

  6. il 11 maggio, 2011 sandra vi dice:

    hai ragione lorenzo,siamo messi male,ma molto male,sembra che trasparenza onesta’ siano parole sconosciute……oggi una frase mi ha fatto rabbrividire “diamo meno potere al quirinale” spero di avere capito male

  7. il 11 maggio, 2011 franco muzzioli dice:

    Mi pare che ci siano palesi contraddizioni nell’articolo di Panebianco ,egli dice che la politica deve essere libera di agire anche in modo eticamente non corretto per perseguire un fine ( ma questo fine è nell’interesse di un singolo, di un gruppo o di tutta la comunità?)
    Cita Cavour (1810-1861), ma poteva citare anche Macchiavelli (1469-1527), sono passati un pò di anni da quando questi signori hanno parlato ed hanno agito, l’uomo nel frattempo ha fatto conquiste come la democrazia ,che non dobbiamo perdere.
    Poi dice giustamente che ..” la politica non deve soffocare le altre sfere dell’agire umano e con esse la libertà”….
    Allora ! Il fine non giustifica i mezzi , è giustamente l’etica quella che ci deve guidare…. la LIBERTA’ NELLE REGOLE, negli equilibri dei vari poteri che si autocontrollano proprio per non cader mai nei personalismi populistici, nei totalitarismi, negli integralismi e nelle scivolate fuori dalla democrazia.

  8. il 11 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Sì, Franco, anche a me il discorso di Panebianco sembra debole proprio nelle parti che giustamente hai sottolineato. E l’ho detto nell’introduzione e nelle conclusioni che il suo pensiero mi era utile solo per intavolare un discorso più che a dargli ragione o torto. Voglio aggiungere una cosa. E’ certamente vero che un uomo politico non può essere giudicato da sfere diverse da quelle politiche. Ma questo, ovviamente, riguarda il suo agire politico. Altro è l’esame di elementi che cozzano con il suo agire politico, che rendono impossibile il raggiungimento delle azioni politiche che l’uomo politico stesso si prefigge. In questo caso c’è contraddizione e la politica stessa dovrebbe metterlo da parte e giudicarlo.

  9. il 11 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    No, Sandra, non hai capito male. In un quadro di verifica dei poteri costituzionali si potrebbe anche procedere a mutamenti di poteri, soprattutto tenendo conto delle esigenze di funzionamento armonioso degli stessi organi. Ma così come è stata pronunciata la frase è un “non sense” ovvero da propaganda elettorale.

  10. il 12 maggio, 2011 lieve dice:

    Mi piacerebbe sapere quali sono oggi i comportamenti etici ed i criteri estetici accettabili, in qualsiasi sfera….
    Con quale criterio si può giudicare se non esistono parametri?
    ogni ambito dovrebbe avere il suo? Secondo il mio modestissimo parere, è impossibile poter giudicare in maniera diversa ogni azione,perchè l’essere umano tende a giudicare secondo il proprio metro , e di solito è quello che gli fa più comodo…
    Ergo: occorre stabilire prima di tutto ciò che è giusto, un giusto che sia giusto per tutti ,non per ogni specifico ambito, secondo il tornaconto di ognuno….

  11. il 12 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Grazie, Lieve. In politica il “giusto” non dovrebbe corrispondere al bene della comunità di cui si fa parte?

  12. il 12 maggio, 2011 lieve dice:

    vorrei aggiungere, che stabilire ciò che è eticamante corretto non leda la libertà di nessuno,se a stabilirlo non è la politica….(quella di oggi)….

  13. il 12 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Io direi, Lieve, che i “principi” generali non ledono alcuna libertà, a meno che non corrispondano a principi di parte. C’è anche un problema di scelta dei candidati, che non sottovaluterei. Tutto ciò viene “prima” della valutazione politica della politica, in cui mi sembra che Panebianco abbia ragione.

  14. il 12 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Vorrei aggiungere altro carburante. Mi sembra che, prima di arrivare all’autonomia della politica di cui parla Panebianco, occorra assicurarsi che il sistema di acquisizione dei politici alla causa comune sia giusto, e che quindi gli eleggibili ed eletti siano capaci sul piano della professionalità, della sensibilità, ecc. E so che a questo punto qualcuno mi chiederà: ma chi effettua l’esame preliminare? Altra cosa: occorre assicurarsi che, oltre all’eventuale intromissione indebita nel campo della politica non ci sia un’intromissione indebita della politica in altri campi. Siamo certi, ad esempio, che le ASL debbano essere affidati a politici o amici della politica?

  15. il 12 maggio, 2011 nico dice:

    provate a pensare a un pagliaio,poi a un ago,il pagliaio si chiama politica ,l’ago Onestà,vado avanti?……ciao ragazzi.

  16. il 12 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Hai fatto capire benissimo quello che ti passa per la mente, Nico. Un piccolo ago nella paglia che fa? Si perde, è ovvio. Allora, o si aumentano notevolmente le dimensioni dell’ago sì da farlo diventare, che so, un mattarello, o si diminuiscono notevolmente le dimensioni del pagliaio. Quindi non più il tutto politica e molto, molto di più, l’onestà. Ti abbraccio, Nico.

  17. il 13 maggio, 2011 lieve dice:

    Ha ragione Nico.Stabilito che(secondo Panebianco) la politica deve camminare in base a criteri diversi da ogni altro aspetto della vita umana,con quale criterio dobbiamo giudicare il candidato che vogliamo scegliere? dovremo ragionare in base alla politica? Dobbiamo scegliere quello che ci sembra più scorretto??
    Come si può essere certi che la persona che hai votato, (magari perchè professionalmente ti sembra giusta), se quando avrà il potere non sarà più la stessa persona che hai scelto secondo il tuo metro? Sarà una persona diversa, e si comporterà secondo un etica diversa da quella che hai usato x sceglierlo… quindi secondo il mio ( sempre modestissimo) parere ci deve essere una base comune a tutti gli ambiti della vita sociale,per salvaguardarci la libertà.

  18. il 13 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Eh sì, hai proprio ragione, Lieve. Ci deve essere una base comune e questa non può essere solo la libertà. In un mondo ideale ognuno fa il bene di sé stesso e quello comune, in una società basata sui contrappesi ci si può fidare fino ad un certo punto. Naturalmente non si può mettere sotto nessun campo di libertà, compreso quello politico. Quanto alla scelta delle persone, mah. Se le persone vengono scelte in relazione alla loro militanza di partito o di gruppo, non va bene. Io, in definitiva, dico che le istituzioni devono funzionare. Prima di tutto, funzionare. Guai al caos, come quello che mi pare ci sia attualmente in Italia.

  19. il 13 maggio, 2011 lieve dice:

    Lorè , io mi riferivo a chi pondera bene prima di votare, ovvio che se uno milita presso un partito, di libertà ne ha poca…Ma non è questo che intendevo dire , quello che vorrei ribadire è il fatto che se si vota secondo un certo criterio “con spirito puro”, qualcuno che ci rappresenti , costui , quando avrà il potere , non sarà più la stessa persona che hai scelto, perchè dovrà agire diversamente , secondo un criterio diverso , politico, autonomo quindi,libero da ogni etica. non vorrei aver capito male , (non ho letto l’articolo di Panebianco) ma da quello che leggo sopra,mi pare di capire che la politica dovrebbe essere autonoma,camminare x conto proprio, senza interferire né essere giudicata dalle altre sfere, è così? è questo che intende Panebianco?? Se è questo io nn ci sto!!! La politica dovrebbe camminare con l’etica e la morale comune a tutti.. Meglio tenerla al guinzaglio la nostra politica….

  20. il 13 maggio, 2011 lieve dice:

    lorè , ti prego di correggermi se nn ho capito bene…Può servire non solo a me, ma a chi legge; e come me di politica ne sa poco o niente, ma vorrebbe allargare gli orizzonti, capirci di più e guardare togliendosi gli occhiali… ☺

  21. il 13 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Per questo, come prima di me Franco Muzzioli, parlavo di requisiti generali che vengono prima di tutto e che informano di sé il sistema paese. Poi, certo che la politica deve essere autonoma e che ogni persona che fa politica deve essere giudicata per quello che fa in campo politico. E chi ha votato il politico deve giudicarlo per i risultati che raggiunge, per il benessere che assicura al popolo, tralasciando se è bello o bella, se va in vacanza a Lerici o in Val d’Aosta, ecc. Ma ci siamo capiti. Oggi sembra tutto paradossale. Io penso che se vogliamo pasticciare è facile farlo. Ma il concetto di libertà deve unirsi a quello di solidarietà e, prima di tutto, a quello di serietà e bene comune. Se ci si intende si va lontano, se no si rimane al palo.

  22. il 13 maggio, 2011 ANGELOM dice:

    Mio nonno mi diceva: “ La politica è una gran brutta bestia, quando ti assale non sai più come difenderti” io penso che le sue parole abbiano un fondo di verità. Il cittadino non deve essere condizionato da false ideologie e spesso attirato da demagogie che superano ogni aspettativa. La libertà di scelta di ognuno, deve essere prioritaria in base a quello che realmente si vede, la parola politica rimane solo una cosa astratta. Siamo sopraffatti da parole a volte incomprensibili, non sappiamo se condividerle o criticare tutto quello che ci viene raccontato. I media fanno a gara per confondere le idee, la politica è diventata uno show. Al di là di come uno la pensa politicamente,si fa fatica a stare dietro a certi comportamenti. La politica è ormai diventata solo un esercizio di potere e che bisogna cominciare a guardare, quelli che propongono idee e programmi e smettere di seguire chi fa proclami e “tira l’acqua al suo mulino”. Penso che in paese democratico non bisognerebbe avere il paraocchi, ma essere obbiettivi, come succede sempre a rimetterci sono sempre quelle povere famiglie che della politica non gliene importa proprio niente perchè hanno altro da pensare.

  23. il 13 maggio, 2011 franco muzzioli dice:

    Vorrei dire a Lieve che anche se uno milita in un partito dovrebbe ragionare con la sua testa ,quindi in piena libertà,condizionato ovviamente da ideali e programmi.
    Il problema dei politici è uno solo …quello del potere …come si fa a limitare questo potere? E’ ovvio, ridurre la loro temporale possibilità di agire, non dico che uno debba avere mandati di sei mesi come i Capitani del popolo della Repubblica di San Marino , ma basterebbe che alla fine della legislatura l’eletto tornasse a fare quello che faceva prima e se ha sempre fatto politica torna a distribuire volantini, ma esce dal governo del Paese.
    Abbiamo politici che governano da venti o trent’anni ed è chiaro che hanno accomulato potere, clientele e privilegi a non finire.
    E se hai sbagliato a scegliere un politico ,poco male, fa un pò di danno per cinque anni poi va a casa…..e avanti i giovani !
    Questa è democrazia.

  24. il 13 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Grazie, Angelo, la penso esattamente come te. Attualmente, fra quelli che condividono o criticano, mi capita di essere il più delle volte fra quelli che criticano. Ma mi ci trovo male perché avrei uno spirito positivo e sarei portato a “dare una mano”, ovviamente “aggratis”, come dicono a Roma.

  25. il 13 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    E hai ragione anche tu, Franco, in politica occorre professionalità ma non bisogna farne una professione. Come giustamente dici, in Italia non è così.

  26. il 14 maggio, 2011 lieve dice:

    Parole sante, Franco Muzzioli!!!
    Dovrebbero andare in pensione come ogni comune mortale,ma forse loro possono farsi il bagno a nostre spese nella piscina di Cocoon, fra i bossoli dell’energia dell’universo…

  27. il 15 maggio, 2011 nico dice:

    Per cinque anniFranco?e la pensioncina che si elargiscono sul gobbo di chi pesa?e neanche cinque anni gli servono,per sudarsela dicono.Qualche maligno sussurra,dato che la maggior parte di questi volontari del sacrificio,hà come specializzazione quella di dare aria alle corde vocali,in vario modo,dove avrebbero trovato un padrone che gli elargisse la paghetta più tutti gli extra e una simile pensioncina?Loro dicono che tirando un pò di cinghia ce la fanno.E parlano di metterci pure i diciottenni,siamo a posto!Che sia un simile posto di lavoro(?)ad attrarre?

  28. il 15 maggio, 2011 Lorenzo.rm dice:

    Nico, la tua ironia è gradevolissima. E hai ragione. In tutto.


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