BUONA DOMENICA ……dal BOSCO !!
Scritto da Giuseppe il 10 Luglio 2011 | 28 commenti- commenta anche tu!
STORIE DELL’ALTRO SECOLO
Nel Bosco abbiamo raccontato un’altra storia che può essere classificata dell’altro secolo, se ricordate, era quella con il titolo “Beato lui”.
Oggi ne raccontiamo un’altra ma anche questa, come la precedente, vuole mettere in evidenza la condizione femminile sino a non molti decenni fa.
In contrapposizione alla storia precedente avremo potuto darle il titolo “Povera lei” invece le diamo il nome della protagonista, naturalmente di fantasia.
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MARIANNA
Marianna, figlia unica, mora, longilinea e di rara e genuina bellezza, era ormai una ragazza in età da marito. Aveva vissuto finora nel suo paesello senza aver mai fatto un viaggio. Usciva di casa solo per andare a messa la domenica e nelle altre feste comandate. La sua istruzione si era fermata alla licenza elementare perché allora, nel suo paesello non c’erano ancora le scuole medie e i genitori avevano deciso di non mandarla a studiare in città, cioè una cittadina ad appena 10 km di distanza che poteva essere raggiunta con il treno, perché
tanto, essendo una ragazza, non aveva bisogno di studiare e non era il caso di esporla ai pericoli del mondo. Fosse stato un maschio lo avrebbero mandato ma per una ragazza, destinata a sposarsi e fare la mamma, ritenevano che non era proprio il caso, non ne valeva la pena: a che gli sarebbe servita l’istruzione?. Questo era il pensiero corrente.
I genitori, proprietari terrieri, vivevano dei prodotti dell’agricoltura: vigneti, oliveti, mandorleti e più recentemente, con l’avvento della irrigazione dei campi, anche della produzione di carciofi ed altri ortaggi destinati ai mercati locali e del continente.
Marianna poteva avere tutto questo che altro poteva servirle?
I genitori, Gavino e Bonaria, speravano per la loro unica figlia un buon matrimonio con una persona titolata degna della loro bambina, un dottore o un professore perché a loro dire la ragazza meritava tutto questo. Nel paese però non c’erano grandi scelte e sulla ragazza avevano puntato gli occhi alcuni giovanotti che vedevano in Marianna la loro sistemazione per via dei possedimenti terrieri di cui sarebbe diventata proprietaria. Non osavano, però, andare a chiedere la mano della giovane nubile perché ne temevano, con ferma convinzione, il risultato negativo e non potevano rendersi ridicoli di fronte ai propri compaesani.
In Villarubia, nome virtuale del paese di cui parliamo, bazzicava Giovanni, un giovanotto di un paese vicino, per via del vincolo di amicizia che lo legava a Vincenzo, che gestiva una bottega di sartoria da uomo e Mario che esercitava il mestiere di banconiere nell’unico bar/osteria del piccolo centro urbano.
Giovanni lavorava per le ferrovie, addetto alla chiusura/apertura dei passaggi a livello lungo la linea ferroviaria.
Conosciuta la storia di Marianna raccontatagli dagli amici cominciò a pensare che lui poteva tentare la conquista, non aveva nulla da perdere.
I tre amici, con l’inserimento di volta in volta di qualche altro amico occasionale, erano soliti riunirsi per una scorribanda in auto nelle zone vicine per poi terminare la giornata in una bettola/trattoria per mangiare qualcosa ma soprattutto per fare una bella bevuta fino a sentirsi abbastanza ciuchi e decidere, alla fine, di rientrare a casa per andare a dormire.
Giovanni prese l’abitudine di vestirsi bene, con giacca e cravatta, e andare a messa la domenica mattina, nella parrocchia di Villarubia, per farsi notare da Marianna lanciandole sguardi fissi ed insistenti e, nel passargli vicino, azzardare un saluto: un “buongiorno” che non veniva ricambiato ma intanto non passava inosservato.
Trascorse qualche mese e Giovanni ritenne che i tempi fossero ormai maturi per presentarsi a chiedere la mano di Marianna che, cedendo alle sue insistenze nell’augurarle il “buongiorno” ogni domenica, qualche volta le aveva timidamente sorriso e questo bastava.
Lui si presentò, con i suoi genitori, dai genitori di lei e fece la sua richiesta. Dopo i tempi di rito, necessari per assumere le informazioni sulla moralità, serietà, capacità e possibilità economiche del ragazzo, sentita anche la loro figlia, Gavino, con il taciturno assenso di Bonaria, diede il consenso e i due giovani si ritrovarono fidanzati. Giovanni poteva andare a trovare Marianna a casa due volte alla settimana e la domenica, se non era in turno al lavoro, andavano a messa insieme.
Marianna poco più che 20enne, Giovanni ormai avviato alla soglia dei 30 anni.
Il matrimonio si sarebbe celebrato entro un anno, intanto si preparava e arredava la casa per gli sposi.
Giovanni continuava a frequentare i suoi amici per le solite riunioni conviviali e interminabili bevute di vernaccia. Aveva acquistato due tagli di stoffa che aveva consegnato a Vincenzo dandogli l’incarico di confezionagli due abiti, uno dei quali destinato per il giorno del matrimonio. Il sarto prese le misure dell’amico e le annotò nel suo brogliaccio. All’approssimarsi della data fatidica gli abiti non erano pronti: il buon Vincenzo, costretto da ristrettezze economiche, aveva rivenduto le stoffe di Giovanni confezionando abiti per altri suoi clienti. Giovanni si incavolò di brutto ma dovette ripiegare andando in città per acquistare un abito confezionato, adatto alla cerimonia.
Tutto questo non impedì che gli amici si riunissero ancora, proprio la sera prima delle nozze, per festeggiare l’addio al celibato di Giovanni. I “giri” di vernaccia
finirono solo quando Giovanni, ormai saturato dalle pressioni degli amici, crollò a terra e fu materialmente portato nella nuova casa e messo a letto.
La cerimonia era prevista per le ore 11,00 e la tradizione locale prevedeva che lo sposo passasse a casa della sposa a “prenderla” e si proseguisse a piedi per andare in chiesa in corteo con gli invitati.
Alle 12.00 lo sposo ancora non si vedeva e si cominciò a vociferare: scappato, rinunciato alle nozze? Alcuni parenti andarono a cercarlo e lo trovarono a letto ancora sotto l’effetto dei fumi della buona vernaccia della sera precedente. Lo svegliarono
ricordandogli che era il giorno delle nozze. “Adesso vengo” disse, si girò dall’altra parte e cadde nuovamente in catalessi. Il parroco fu avvisato della vicenda. La conclusione fu che il matrimonio venne celebrato alle ore 17,00 in casa degli sposi, per esplicita volontà della sposa, si disse, per salvare le apparenze.
Non conosco il seguito ma forse è facile immaginare la vita di Marianna in un simile contesto. Io aggiungo: non sarebbe stato meglio che l’avessero mandata a proseguire gli studi nella vicina cittadina e avesse imparato ad affrontare da sola i pericoli del mondo?
Cosa ne pensate? È importante conoscere il vostro pensiero, grazie.
Giuseppe3.CA
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Sì, Giuseppe, sarebbe stato meglio che i genitori avessero mandato agli studi Marianna invece di sposarla al bevitore di vernaccia. Ti abbraccio.
All’època(e non parlo di 100 anni fa)le fimmane(ancora qui’ sono chiamate cosi’)andavano a coltivare i campi,a raccogliere il tabacco,a raccogliere le olive,e in famiglia asservivano in tutto e per tutto a padre e come minimo 10 fratelli,il loro divertimento nel tempo …libero?,era il ricamo per il corredo,andare in chiesa tutte le sere.L’istruzione per loro non serviva,venivano chieste in spose e volenti o nolenti dovevano accettare l’uomo che èra stato scelto per loro dal padre padrone cosicche’passavano a far le serve dalla famiglia,al marito padrone.Un esempio è mia cognata 70enne,purtoppo non sa ne leggere ne scrivere ma è di una signorilita’ unica,avendo lei avuto 3 figlie femmine ha lottato ha combattuto e ha vinto facendole studiare tutte e 3 contro il volere del marito.Un plauso a queste grandi donne.
Grazie Lorenzo, nella logica culturale di oggi è giusta la soluzione da te suggerita ma allora il pensiero corrente era quello descritto nel racconto e le vittime incolpevoli sono state tantissime.
Ringrazio Sabrina per la bellissima presentazione, come sempre, eccellente.
Nadia, tu descrivi una prima ribellione vincente della donna al sopruso maschile. Marianna da donna intelligente quale era e con il suo grande amore di mamma, sono convinto che abbia fatto la stessa cosa per le sue figlie. I tempi sono cambiati con grande merito soprattutto delle donne.
buongiorno mi si stringe il cuore…….leggendo questa storia di un altro secolo?L’umilizione per la donna cè tutta
se si pensa che pensavano che eravamo senza anima……….
a MARIANNA non veniva chiesto nulla…bisognava accasarla e renderla infelice…amore non sapevano cosa significasse
e se ti ribellavi ti seppellivano viva in un convento.
ah le storie
, le vite delle donne in cambiamento
ma cè molto lavoro soprattutto culturale se non ora quando? GGRAZIE A GIUSEPPE E SCOOOOOOOOOO FANTASTICI
Giuseppe, questa storia emblematica, è accaduta per secoli alle donne, ahimé! Erano necessarie in casa, per accudire fratelli, padri, ecc.Sicuramente, uno straccio di marito, imposto, nella maggior parte dei casi, lo avrebbero trovato, quindi a che pro’ studiare? I maschi no, loro dovevano conoscere, studiare, essere liberi, in altre parole, non c’era coercizione nei loro confronti. E tutto ciò è andato avanti per seculum seculorum!
Così era il sistema, e poi qualcuno ci viene ancora a dire che le donne hanno alzato la “cresta”??? Vi risparmio altre mie considerazioni, perché diventerei proprio cattiva.
Un abbraccio Giuseppe, e grazie.
Mi associo a giovanna ,rm. le donne sono sempre state messe da parte ,daGLI UOMINI ,LORO NON AVEVANO VOCE IN CAPITOLO ,E X FORZA ANNO DOVUTO ALZARE LA CRESTA ,E MENO MALE CHE SIA COSì ,GRAZIE GIUSEPPE ,BELLA STORIA CHE Fà MEDITARE ,E GAZIE A SABRINA ,X LA PRESENTAZIONE ,BRAVI CIAO
Il racconto di Giuseppe è molto interessante, i pareri possono essere vari per terminare e commentare la storia. Nelle famiglie di un tempo, l’uomo era sempre quello che decideva per tutti, in ogni situazione, anche se sbagliate. Secondo il mio parere Marianna, ha fatto una cattiva scelta, sposandosi, considerando di quello che avrebbe detto la gente del paese, se fosse stato annullato questo matrimonio. Sicuramente le cose oggi, sarebbero andate in modo diverso, forse anche con il risarcimento dei danni.
Giovanna, mia omonima, vedo che la pensiamo nella stessa maniera, per la verità ci vuole poco…..
Ciao
leggere questa storia mi ha fatto stringere il cuore perche in parte assomiglia alla mia vita. io quello che ho potuto fare, e insegnare a mia figlia ad essere indipendente, perche solo in questo modo qualunque cosa ti capiti puoi essere padrona della tua vita
Leggendo i vostri commenti non mi rimane che aggiungere che
proprio in virtù di quella che è stata la storia delle nostre nonne e delle nostre madri, dovremmo continuare a impegnarci per la nostra continua evoluzione.
Abbiamo tanti esempi di donne straordinarie che hanno saputo dare un colpo di spugna a vecchi “retaggi”… anche se le radici restano immutate. Ma sono le nostre radici e sono determinanti per comprendere quanto cammino abbiamo fatto.
Avete fatto caso… a quante famiglie oggi sono invece “matriarcali”?…. urge una riflessione anche su questo…
Nicoletta, tu vai subito al nocciolo della questione e affronti il problema di fondo analizzando il pensiero corrente del passato ma per fortuna, o meglio per la grande determinazione della donna che ha preso coscienza di sè, oggi le cose sono cambiate e contineranno a cambiare.
Giovanna3rm, tu dai una visione pratica della situazione esistente nella quasi totalità delle famiglie nei secoli passati: donne a casa e libertà di scelta per l’uomo. Oggi sei pronta a diventare cattiva se qualcuno contesta i risultati sin qui ottenuti dalle donne ma credimi non è proprio il caso: è sufficiente difendere con determinazione le conquiste fatte e proseguire sulla strada intrapresa che consentirà di migliorare ancora.
Giovannavc e Carlotta siete sulla stessa linea di pensiero di Giovanna3.rm : unite siete fortissime e non vi smuove nessuno. Grazie comunque per i vostri concreti e consapevoli interventi.
Angelo, è molto apprezzabile la tua visione pratica per la conclusione della vicenda, certamente validissima in versione moderna cioè ai giorni nostri.
Per il seguito della storia di allora si potrebbero ipotizzare due soluzioni:
1)- il ravvedimento dello sposo che diventando padre, per amore dei figli possa essersi dedicato interamente alla sua sposa, alla famiglia e alla cura dei loro averi;
2)- La presa di coscenza di Marianna che, assumendo la responsabilità di madre e ritrovandosi con un marito non degno di tale ruolo, potrebbe aver preso la decisione di chiedere separazione e divorzio (nel frattempo legalizzato anche in Italia), ponendo riparo all’errore iniziale dei propri genitori.
Personalmente, nella mia bonarietà, sarei portato a propendere per la prima soluzione.
Rita1.an, l’esperienza vissuta in prima persona ti ha dato l’input per guidare l’educazione di tua figlia verso una certa direzione che oggi va per la maggiore.
Mi pongo una domanda: Ma le unioni felici che vivono in armonia con unità d’intenti e la gioia di vivere costantemente in coppia, non esistono più?
Non dobbiamo trascurare che proprio l’indipendenza della donna, oggi, ha portto al fallimento di molte unioni matrimoniali. Allora la colpa è sempre dell’uomo o, spesso e volentieri, anche della donna?
Giusto Giuseppe da Cagliari hai ragione , rifacciamo i roghi e buttiamocele dentro tutte ste donne, che vogliono l’indipendenza….
….voglio ricordarti la storia scritta da shakespeare, di Desdemona, che nel DICIASETTESIMO (e dico 17°) secolo,lascia la casa del padre per sposare Otello, decidendo per conto proprio e scegliendo l’uomo che amava, magari, cercando anche di ridefinire il ruolo della donna nella società di allora. UN grande ammutinamento x i tempi,anche per via dell’incrocio di razza,certamente visto come qualcosa di impuro, e voglio essere maligna,secondo me anche da Shakespeare stesso ,considerato il modo tragico in cui la fa morire…
La letteratura è pregna di casi come questo , e non solo nel diciasettesimo secolo… Nessuno si chiede perchè?? Che famo? giusè??vogliamo fare i roghi?
Come un’aura di vento del mattino,
Come una scia di profumo di donna,
come la piuma di un colibrì Indovina chi è ?
Ma è facile: è Lieve la Regina
Ricordi? E` ciò che scrissi per te in chat in una delle nostre prime conoscenze, forse più di un anno fa, ed era un elogio per te cara amica.
Ora, quanto pubblicato domenica nel Bosco ti sembra un racconto contro la donna o decisamente a favore?
Nei commenti c’è un mio invito alla moderazione da una parte e dall’altra per fare un cammino insieme perchè l’estremismo femminista richia di capovolgere la situazione e, allora, come molte vorrebbero fare, si rischia che al rogo vengano messi i poveri maschietti, pure quelli che non hanno alcuna colpa. Riflettiamo ma insieme.
forse perche ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia ove le donne hanno sempre occupao un posto di tutto rispetto dala nonna alla mamma ,non Marianna come ha preso in mano le redini il giorno del matrimonio continuare su quella strada……
eeeeeehhhh! caro Giuseppe,abbiamo camminato a lungo insieme, (anzi noi a un passo indietro),ci siamo consumate scarpe e scarpe, abbiamo aspettato con pazienza ed astuzia che vi accorgeste delle nostre capacità,come pensi che abbiate potuto sopravvivere fino ad oggi?
E’ che ci siamo stancate, Giusè,finalmente abbiamo capito che il vostro cervello è strutturato esclusivamente x le vostre esigenze, e non comprendono le nostre, quindi ci siamo riboccate le maniche(manco a dirlo),ed abbiamo deciso che se po fa… Si può camminare anche da sole…Ma Marianna nn credo che l’abbia capito… poraccia….
Marianna ha capito molto di più perchè è andata oltre e, nel suo piccolo, alla fine ha vinto.
Dico solo una cosa: Il mondo è come lo ha fatto Dio non come vorrebbero farlo le persone deluse, arrabbiate e piene di astio verso l’altro sesso o verso chissà cosa. Resto convinto che il cammino per migliorarci dobbiamo farlo insieme, senza combatterci, perché da soli non si va da nessuna parte. Ciao Lieve, senza rancore.
Guarda giuseppe , che io Amo l’altro sesso, tantissimo , e non ho astio contro nessuno, mi limito solo ad aprire gli occhi, e farveli aprire,cercando di capire perchè siamo state relegate ad un ruolo minore… (che poi tanto minore non è mai stato), visto che vi abbiamo accompagnato (sempre ad un passo indietro) fino ad oggi… E’ il passo indietro che non mi sta bene, giusè…voglio camminare al vostro fianco , e magari un passo avanti, che dici ce la possiamo fare? riuscirete ad apprezzare, e magari rendere evidenti le nostre capacità??potremo mai scegliere di vivere la nostra vita come ci sembra meglio,e magari sfruttarle(le capacità) per migliorare noi stesse ed insegnarvi a migliorarvi?
E poi sai che ti dico?? Il mondol’ha creato Dio ed ha fatto per primo l’uomo,plasmadolo da fango ….da FANGO Giusè.. …. capì???Poi ha pensato bene di mettergli accanto na badante….perchè aveva capito che da solo non poteva farcela…Hahahahah senza rancore tenerissimo Giuseppe!!!
Solo per caso sono andato stamattina a rivedere i commenti. Sono contento che si siano ravvivati e che siano sempre fra amici. Mi viene da dire: Viva il bosco.
Certo Lorenzo “Viva il Bosco” – Guarda come sono vive e frizzanti le boscaiole ma anche i boscaioli non sono da meno. Che ambiente ideale per un pic-nic tutti insieme in pace, in armonia e un pò di musica.
Carissima Lieve, il mio è un discorso generale senza riferimenti personali: lungi da me voler offendere qualcuno e tanto meno te. Per me sei sempre
Come un’aura di vento del mattino,
Come una scia di profumo di donna,
come la piuma di un colibrì, cioè sei sempre “Lieve”!
Se non ci siamo capiti finora forse è perché cerchiamo di dire la stessa cosa parlando due lingue diverse oppure vogliamo dire due cose diverse parlando la stessa lingua? A te la scelta. Il mio invito a camminare insieme per capirci e aiutarci a risolvere e migliorare è sempre valido. Dico di più: non camminare un passo indietro, come è nel mio stile ti dò la precedenza e ti cedo il passo quindi, ti prego, cammina un passo avanti.