Scritto da Giuseppe il 2 Giugno 2012 |
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Questa settimana, una cara amica mi ha dato lo spunto per parlare di Olimpiadi. L’argomento è così vasto che non basterebbe certo lo spazio dedicato nel Bosco alla nostra Buona Domenica, ma proviamo a fare una breve sintesi per arrivare a parlare di un episodio che avrebbe meritato, forse, maggiore attenzione.
Sappiamo che i giochi olimpici furono inventati dai Greci e si ha notizia delle celebrazioni in onore di Zeus sin dal 776 a.C. e fino al 217 d.C. – Inizialmente si effettuavano in un solo giorno ma successivamente furono portate a cinque giorni. Erano in genere giochi di corsa, lotta, pugilato ed altro, nei quali occorreva dimostrare la propria forza fisica ma nella quale spesso prevaleva la ferocia. Potevano partecipare e assistervi solo gli uomini oltre alla Sacerdotessa di Demetra, Dea della fecondità della Terra.
Prime Olimpiadi età moderna ad Atene -1896
Le olimpiadi furono ripristinate nell’anno 1896 per volontà del barone Pierre de Coubertin in seguito al ritrovamento della città di Olimpia nel 1894 e già d’allora fu istituito il CIO (Comitato Internazionale Olimpico). La prima olimpiade dell’era moderna si svolse nella città di Atene sempre per decisione di De Coubertin. Come nell’antichità, i giochi olimpici si ripetono ogni quattro anni e quest’anno si effettueranno a Londra
dal 27 luglio al 12 agosto.
Ci sono state solo tre interruzioni, nel 1916, per effetto della prima Guerra Mondiale e negli anni 1940 e 1944 per effetto della seconda.
Ma proprio negli anni 1940 e 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale, nei campi di concentramento di tre località tra la Germania e la Polonia sono state celebrate una sorta di Olimpiadi segrete. Ce ne dà ampia illustrazione Flavio Vanetti in questo articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 2 marzo 2007.

C' è chi chiede al Cio di riabilitare le due competizioni tra internati nei campi
VARSAVIA - Quando il sonno della ragione prese il sopravvento e la bestia umana fu libera di agire, ci furono delle persone che rifiutarono la prospettiva di arrendersi alla sopraffazione dei prepotenti. Lo sport fu la loro arma. Lo sport fu, soprattutto, un' idea di sopravvivenza e di libertà. Langwasser, Woldenberg, Grossborn. Tre località appiccicate tra Germania e Polonia, tre nomi dalla fama triste perché lì durante la Seconda guerra mondiale funzionarono campi di prigionia: i nazisti vi rinchiusero ufficiali e soldati catturati durante il conflitto o, nel caso dei polacchi, rastrellati subito dopo il blitz del 1939. Non erano centri di sterminio, ma erano pur sempre i luoghi della paura e delle angherie, recintati da filo spinato attraversato dalla corrente elettrica. Tanti scelsero di scagliarsi contro quelle reti per mettere fine alle sofferenze; altri provarono la fuga, consci che non ci sarebbe stata pietà nel caso fossero stati scoperti. A Woldenberg la tentarono in settanta, ma solo dodici la portarono a termine. In questi posti di buio, dicevamo, lo sport accese una luce. Brillò addirittura lo spirito olimpico, confinato in un angolo dai cannoni e dai bombardamenti. La storia è questa: la dodicesima e la tredicesima Olimpiade, previste rispettivamente nel 1940 e nel 1944, rimangono sì nella cronologia, ma con la dizione «non disputata». In realtà, in quei campi, si tenne qualcosa di molto simile. Tutto ciò è noto, eppure si è sempre parlato di «Giochi dimenticati»

(Foto di scena da “L’Olimpiade nascosta” – Teodoro Niewiadomski,
la mente dei giochi Olimpici del 1940 – mai disputati – nel campo di
concentramento di Langwasser. Fu lui a scrivere gli inni nazionali con l'armonica a bocca).
Oggi si vuole che non sia più così. Lo spostamento del Museo dello Sport di Varsavia ha fatto sì che nell' esposizione, riaperta al pubblico da poche settimane, si creasse un angolo per le Olimpiadi della guerra. L' obiettivo? Tenere accesa la memoria, convincere il Cio (Comitato internazionale olimpico) a concedere una dignità sostanziale alle competizioni dei prigionieri. La burocrazia olimpica, fin qui, è stata inflessibile: quei Giochi non rispecchiavano un concetto multinazionale (però a Langwasser, campo per soldati semplici, erano rappresentate sette nazioni: Francia, Belgio, Polonia, Gran Bretagna, Olanda, Jugoslavia e Norvegia) e nel 1944 gli atleti furono solo polacchi, oltretutto su due sedi, Woldenberg e Grossborn. Infine, l' Olimpiade prevede un periodo di pace. E quello non lo era. Di fronte a tanta rigidità, le obiezioni possono essere innumerevoli e altrettanto valide, partendo proprio dal fatto che, se non il protocollo, almeno l' etica olimpica venne difesa in quei luoghi irreali. Ma le parole non possono mai spiegare tanto quanto i reperti e i racconti. Visitare il museo significa imbattersi nella bandiera del ' 40, ormai smunta, ricavata da uno straccio e con i cerchi dipinti ad acquerello; nelle coppe ricavate dalle gavette; nelle medaglie di cartone; negli annulli postali realizzati in maniera fortunosa; nel gagliardetto circondato da filo spinato, che rappresentò il premio per un vincitore. E poi, vuol dire rivivere gli episodi. Infiniti. Commoventi. Erano vietate prove come il salto con l' asta, per timore di fughe; erano cassati gli sport di estrazione militare, come la scherma: si temevano sommosse. Ci furono persone che si misero a disposizione, come un parroco norvegese che procurava palloni e attrezzi per le gare e che dopo la guerra si incaricò di pubblicare le varie tesi di laurea redatte dagli internati, e veri e propri eroi, come Teodor Niewiadomski, morto negli anni 90, la mente dei Giochi 1940. Fece di necessità virtù: si inventò gli inni nazionali suonati di nascosto con un' armonica; introdusse il getto della pietra, non essendo disponibile un peso regolare; fece della corsa della rana, inflitta per punizione agli indisciplinati, una competizione in piena regola; mascherò con la biancheria stesa il campo di pallavolo. Già, quelle furono Olimpiadi segrete: se le guardie avessero scoperto quel che accadeva, sarebbero stati guai. I tedeschi seppero della loro disputa solo nel 1970, trent' anni dopo... È un altro aspetto che sbuca dal passato, è un' altra buona ragione per riconoscere uno «status», qualunque esso sia, ai Giochi dimenticati. Vale di più chi compete nel pieno spirito dei cinque cerchi, ma in condizioni ideali, oppure chi ha onorato un ideale in situazioni tremende? Nel dubbio, mettiamo l' uno e l' altro sullo stesso piano.
L’amica Monica di Cagliari che mi ha suggerito la lettura dell’articolo di Vanetti, mi segnala pure che oggi è ancora vivente uno degli ideatori di quelle Olimpiadi Segrete, il Sig. Arkadiusz Brzezicki che ha 103 anni.
Non sarebbe male se i responsabili del C.I.O. gli dedicassero un adeguato riconoscimento quantomeno morale. Auguriamocelo.
Mi è doveroso ringraziare l’amica Monica per la grande dedizione e perspicacia che infonde nella ricerca di importanti e singolari eventi storici come questo che abbiamo portato oggi nel Bosco.
Auguro a tutti una serena domenica.

Lo sport unisce, è messaggero di pace e accomuna i popoli.
Giuseppe, intenerisce davvero il tuo servizio sulle Olimpiadi. Dunque, lo sport che unisce ed è messaggero di pace fra i popoli. Ben venga ricordare e riproporre questi canoni in un momento tanto triste e colmo di polemiche. Diciamolo forte che queste non devono prevalere. Il sano agonismo, la competizione sportiva che affratella: ecco lo sport che ci piace. Ricordiamo le parole che inventò il fondatore delle Olimpiadi moderne: L’importante non è vincere ma partecipare.Come fratelli e sorelle.
Capisco che il desiderio di riscatto prendesse il sopravvento sui nostri fratelli, maltrattati, affamati e sottoposti ad ogni forma di crudeltà. Mi domando come avrebbero potuto gareggiare nelle condizioni fisiche in cui si trovavano…..è comunque bene ricordare anche questo aspetto, forse l’unico che aprisse loro una parvenza di vita normale e di libertà!!!
Verissimo Lorenzo, tutti dovrebbero prendere esempio, anche nella vita, dalla lealtà sportiva degli atleti, quelli veri, che pur nella esasperata competizione sportiva sanno ammettere la sconfitta e rendere onore al vincitore, nello spirito, sempre valido del “Vinca il migliore”. Grazie.
Giovanna, per te un particolare ringraziamento per il bellissimo ed appropriato corredo grafico, so che la ricerca ti ha impegnato non poco. La foto con la sua didascalia, compendia da sola tutta la storia. Brava!
É giusto ciò che dici Giovanna. Vero che nei momenti di estrema difficoltà l’Uomo trova nella propria anima, con spirito mai domo, le risorse che lo aiutano a sopravvivere. Onore al merito a quegli uomini che, vessati dalla guerra e in stato di prigionia, sono stati capaci di inventarsi una sorta di Olimpiadi per tenere alto il morale e alimentare la speranza di riscatto. E hanno vinto !!! Ancora grazie Giò.
Le olimpiadi a Londra 2012 si avvicinano, ed è giusto ricordare queste persone che con il loro insopprimibile senso di sportività negli anni 1940/44, clandestinamente detenuti di diverse nazionalità, a rischi della propria vita, tennero alto il senso dello sport e della civiltà di fronte alle barbarie naziste. lo sport unisce e nn divide gli uomini.
Confermo tutto Nembo e condivido. Se anche nella vita fossimo capaci di comportarci da sportivi, molti problemi, diatribe, antagonismi, conflitti umani…. si riuscirebbe a sanarli con più facilità o non avrebbero motivo di esistere. Perseveriamo fiduciosi. Grazie.
Le Olimpiadi oltre ad essere un momento sportivo e di rivincita su se stessi è anche un momento di aggregazione dove tutti gli sportivi di ogni razza si uniscono per dimostrare la loro forza, la loro capacità, il loro entusiasmo per raggiungere l’ambito primato, salando con orgoglio sul numero uno del podio principale, con il sottofondo del proprio inno nazionale. Ben vengano le Olimpiadi, noi le spettiamo con vivo interesse.
Agonismo teso sino all’estremo per essere primo fra tutti ma sano, bello pulito, leale , questo è lo sport che ci piace ed è nello spirito delle Olimpiadi. La riunione dei giochi olimpici è un’occasione di aggregazione tra popoli diversi e giustamente, come dici tu, Angelo, la aspettiamo con piacere. Grazie per il tuo preciso intervento.
Le Olimpiadi sono diventate uno spettacolo eccezionale che ha un fascino planetario, per il loro significato simbolico. Come spettatrice entusiasta di ogni performance, cerco di rimuovere la realtà del fiume di denaro e del doping che ruota intorno a squadre ed atleti, soffermandomi invece sull’aspetto della sana competizione supportata dallo spirito sportivo che dovrebbe accomunare gli atleti. Le Olimpiadi nascoste che avete così ben documentato, sono un bellissimo esempio di come l’umanità violentata, dilaniata dalla follia della guerra, sappia trovare il proprio riscatto all’ombra di valori universali , creando un evento così particolare in un contesto di vita precaria.
Gareggiare in quelle condizioni doveva avere per quei prigionieri un significato enorme: sentirsi vivi, vitali, nonostante tutto. Ritorno col pensiero agli atleti di oggi: ricchi, viziati, spesso corrotti dal denaro. Che tristezza! che disgusto…
La realtà è questa. Prenderne atto e gustarsi l’evento senza porsi troppe domande, lasciando prevalere le emozioni, una tantun….è quello che farò.
Giuseppe, un’altra pagina significativa in cui eventi storici, che avete illustrato molto bene, ci insegnano ancora qualcosa. Grazie!!
Bravissima Silvana, non potevi smentirti: hai fatto una analisi mirata e precisa. Se dovessi usare un termine medico direi che hai fatto una ecografia perfetta delle olimpiadi di oggi: tutto esatto anche se a noi piace pensare che l’agonismo tra gli atleti sia solo sportivo, sano, leale e soprattutto pulito.
Certo ogni medaglia ha il suo rovescio (anche quelle olimpiche) e dietro lo sport si nascondono grandi interessi economico/finanziari che sfuggono al normale spettatore come possiamo essere noi, ma lo spettacolo resta comunque bellissimo.
Nelle olimpiadi antiche non c’era doping come lo intendiamo oggi ma nell’agonismo, nella lotta, nelle prove di forza c’èra tanta malizia, cattiveria, trucchi e perfino gratuita ferocia pur di arrivare alla vittoria perché arrivare primi significava ricevere gratificazioni, onori e, perché no, anche benefici pecuniari perciò, in definitiva, forse non è cambiato niente. Grazie Silvana per il tuo prezioso contributo.
Giuseppe, allora possiamo affermare che cambiano le modalità ma non la sostanza… Il bene con tutti gli ideali che ne conseguono ed il male, in fondo, sono due facce della stessa realtà umana, che si rispecchia nei sentimenti e nei comportamenti degli individui impegnati a realizzare i loro progetti, ma molto spesso in balia delle contraddizioni che li inducono a trovare scorciatoie non sempre lecite.
Vabbè…godiamoci le Olimpiadi senza troppo filosofeggiare. Ciao!!
Vabbè,…… anzi, vabbènissimo perché in fondo in questa tua ultima riga è racchiusa tutta la saggezza della nostra filosofia spicciola che ci consentirà di goderci le Olimpiadi senza troppi pensieri e con il solo gusto di emozionarci su ogni performance del quadriennale evento mondiale. Ben vengano le Olimpiadi, comunque siano. Ciao Silvana, a presto.