L’angolo del dialogo!!
Scritto da giovanna3rm il 10 Luglio 2012 | 32 commenti- commenta anche tu!
Questa poesia l’ho trovata nella bacheca della mia parrocchia e la ritengo splendida. E’ un pensiero che, di là dell’apparente semplicità, esprime concetti profondi.
Al termine della strada non c’è la strada ma il traguardo. Al termine della scalata, non c’è la scalata ma la sommità. Al termine della notte, non c’è la notte ma l’aurora. Al termine dell’inverno non c’è l’inverno ma la primavera. Al termine della disperazione, non c’è la disperazione, ma la speranza. Al termine della morte, non c’è la morte ma la vita. Al termine dell’umanità, non c’è l’uomo ma l’Uomo Dio.
E noi che cosa pensiamo ci sia al termine della nostra strada? Sono dell’idea che ognuno abbia una sua opinione in proposito, opinione che può nascondere quanto vuole ma che si esprime in inquietudine, polemica, incertezza, rancore, amore. In sintesi, ognuno ha una sua ricetta, palese o recondita. Io penso che, più che una sicurezza sul finale, ci possa essere un impegno nel cammino. Che facciamo? Aspettiamo l’esito o ci muoviamo perché vi sia un esito che abbia un significato? Qui e ora e non nella notte dei tempi prossimi venturi. Non sono argomenti “estivi” ma forse sì. Chi dice che la nostra mente non deve impegnarsi anche nel caldo torrido?



ma……vero chi può dire cosa ci riverva ,la fine del nostro cammino,io spero il meglio,intanto cerco di vivere quello che mi resta con serenità ,cercando con tutta me stessa di non sprecare un attimo della mia vita…poi che sarà sarà…..
Ci sarà quello che si è costruito , Lorè, se hai vissuto una vita degnamente,attraversando la tua strada tortuosa e svariata, esplorandola e perlustrandola,senza cercare scorciatoie,dovrà esserci la gioia di averla percorsa e di aver raggiunto la meta che ti eri prefisso, gustandoti anche quell’ultimo momento del tuo percorso.
E’ così, Marisa. Io non riesco ad accettare il pensiero di chi afferma di ricercare la felicità, che poi diventa la sua felicità ed è quindi espressione di egoismo, per sé o per un suo gruppo ristretto. Il solito impegno “ad excludendum” . Io io, noi noi. Mentre per te, voi, peste e corna.
Bene, Lieve. Potrei mai non essere d’accordo con quello che dici?
Sono d’accordo,Lieve: è il piccolo tassello che ognuno di noi dovrebbe aggiungere a quello degli altri, con gioia, volontà, rigore, forza, benevolenza e,talvolta, anche con dolore e così via…
Se questo accadesse, non dovrebbero esserci grandi sorprese al termine della nostra strada.
Grazie, Giovanna, la sorpresa potrebbe essere inaspettata e….sorprendente. In senso positivo, come è ovvio. Chissà.
Piuttosto, Giovanna, grazie della scelta della strada, bella, piana e immersa nella natura. Riflettevo che per qualcuno forse è in discesa, per qualche altro in salita. E mi ricordo che le “condizioni di partenza” dovrebbero essere simili se non uguali.
Infatti, Lorenzo, intendevo anch’io che le sorprese non dovrebbero essere di tipo negativo…….secondo una logica umana!
La vita è come una porta girevole, si apre e si chiude,sempre girando, e tutti noi ci chiediamo se andiamo tutti nello stesso posto o in posti diversi a secondo di come ci siamo comportati su questa terra. la bibbia dice che non solo c’è vita dopo la morte, ma c’è una vita eterna gloriosa. Per i credenti c’è da pensare allora che la nostra vita sulla terra è una prova, un test, una preparazione per ciò che ha da venire, nella speranza allora che la morte nn sia una fine.
Io penso, che il nostro percorso di vita è segnato fin dalla nascita, che poi come si cresce diventa progetto. Entrare nello specifico ,ognuno di noi nasce per compiere delle missioni, che spaziano , dal sociale alla nostra quotidianità, con sentimenti mirati a fare del bene. Ovviamente le difficoltà sono molteplici con opportuni disagi ecc, nel nostro cammino varia in base ai rapporti che abbiamo instaurato ,con amarezze e disillusioni l’importante crederci con coerenza e consapevolezza . Il messaggio cristiano si è sempre rivolto ai poveri agli oppressi ,agli infelici,ai sofferenti,promettendo loro,come compenso ai pentimenti su questa terra,il regno dei cieli;è sempre stato dunque un messaggio ultraterreno. Ma la chiesa, nel corso dei secoli,ha anche elaborato una dottrina sociale,basata sul riconoscimento della proprietà privata,sulla condanna della violenza nella vita sociale ,sul tentativo di conciliare i conflitti di lavoro e su una effettiva giustizia sociale La nostra epoca è più attenta non lo si può negare ,ai problemi sociali che alle prospettive ultraterrene , e quindi anche il messaggio cristiano si tende a vedere questo aspetto . Non ci si limita insomma a promettere e a sperare in una vita ultraterrena che compensi dei dolori e delle ingiustizie patite su questa terra ,ma si vuole porre rimedio in questa vita alle cose che non vanno e che sono responsabili di tante sofferenze . Naturalmente nessuno nega la possibilità di conciliare una concezione ultraterrena con una concreta politica di miglioramento sociale, anche se per molto tempo il cristianesimo è sembrato dare scarsa importanza ai beni terreni e alle attività connesse. Oggi ,dunque cosa rimane da fare una seria riflessione di cosa vogliamo e chi siamo, per dare un contenuto dei nostri progetti. Io di progetti ne ho tanti da realizzare in parte sono riuscito a portarli al termini. Essendo un grande sognatore e romantico , mi piacerebbe vedere realizzato un progetto prima di morire : che il mondo sarebbe di un solo colore senza frontiere ,che tutti si prendessero per mano parlando lo stesso linguaggio universale, penso che non si realizzerà però io ci provo . Buona giornata a tutti
Mi sono imposto di non esprimere giudizi in merito a materia così importante nella quale ognuno porta le sue esperienze ed i suoi credi. Però l’idea della “porta girevole” espressa da Nembo per la vita ha un suo fascino che mi sentirei di rimarcare. Sì, Fiorenzo, non abbiamo coscienza se non per fede di quello che succederà oltre la vita. E anche l’idea di una “ricompensa” per ciò che abbiamo fatto in vita affascina credenti e non credenti.
Cicco, il tuo sogno è anche il mio, anche se penso che non si realizzerà facilmente. Pace, giustizia, solidarietà, sconfitta della miseria, delle guerre, insomma tutto ciò che di buono possa esistere in terra dovrebbe essere compito di “tutti gli uomini di buona volontà”, com’è nel credo dei cristiani. E invece la crudeltà, la miseria sociale e morale, le disuguaglianze di tutti i tipi imperano. Ognuno dovrebbe portare il suo contributo, piccolo o grande che sia, e lavorare per il bene comune, al di là di ogni frontiera. Mi piace il tuo concetto del “destino”, Cicco, l’idea che ognuno di noi si senta partecipe di un compito e lo porti coerentemente a termine. Perché, come dice la poesia, al termine della morte c’è la vita ma, comunque, al termine della vita ci sono le azioni che ognuno di noi ha compiuto e delle quali si può giudicare il valore, in terra e oltre (se c’è).
La strada è lunga e la stiamo percorrendo alimentandoci con la speranza. Più guardiamo avanti e più ci rendiamo conto che la fine della strada non si vede ma in fondo c’è l’orizzonte, un orizzonte lontano all’apparenza ma che non lo è effettivamente perché un bel giorno, improvvisamente, la strada si interrompe e ci troviamo oltre quella linea che sembrava tanto lontana. É questa la porta dell’eternità? Lo scopriremo quando ci arriveremo ma intanto dobbiamo essere fieri del percorso fatto, senza rimpianti e senza pentimenti perché non si può tornare indietro.
Certo, Giuseppe, non si torna indietro e dobbiamo fare di tutto per essere contenti del percorso coperto. Con la testa in avanti e mai a ritroso.
Si Lorenzo, sono felice che siamo in due a proseguire un sogno, penso che sia la cosa più bella di questo mondo. Io mi domando , perché siamo nati ? Come tale dovremmo essere capace di dare agli altri nella maniera giusta . L’azione quotidiana ci rafforza la nostra esistenza. Alla fine qual è lo scopo della nostra vita,pensare solo a noi stessi, giudicare gli altri perché sono diversi a noi, emanare sentenze senza conoscere la persona ecc. Non è questa la vita di un essere umano perché snatura il nostro modo di essere. Sai io sono convinto che se tutti facessimo una minima parte di azioni ,forse ci sentiremmo più felici ,alla fine della nostra vita cosa rimane. Il ricordo di tanti vissuti che ci aiuteranno ad iniziare una nuova vita fatta di cose belle senza nessuna cattiveria. Non riesco ad immaginare queste forme di aggressività che succedano ,specialmente nel mondo virtuale dove si scatena una forma di sentirsi meglio degli altri , ma perché ? Me lo chiedo spesso ma non riesco a trovare la spiegazione, c’è una sorte di competizione di essere il migliore , sempre” io ” che afferma stai attento che stai parlando con uno più intelligente di te. Si Lorenzo viviamo in un mondo strano , che domina solo la prepotenza e il qualunquismo assoluto. Cmq è bello avere dei progetti finalizzati a sogni che in partenza siamo convinti che non si realizzeranno , l’importante crederci , un abbraccio forte compagno Lorenzo .
Il mio modesto parere:
La vita è collegata al destino… non siamo noi che ce la creiamo, ma comunque sia dobbiamo viverla per quella che è, godendo al massimo dei suoi benefici.
La concezione cristiana che è stata il mio imprinting mi suggerisce una meta la cui luce sarà il riflesso del mio operare terreno. Per me è più importante il cammino qui ed ora, l’aspetto della mia realizzazione come persona che cerca l’armonia con gli altri e tenta di lasciare segno di sè con la concretezza di un agire che sia il più possibile coerente con i valori /principi in cui credo. Certo, la strada non è sempre in discesa, ma la vita che riserva di tutto un pò, ci permette anche di guardarci dentro e riprendere le misure ogni volta e migliorarci nel tentativo di conquistare saggezza e tolleranza.Siamo stati creati come esseri liberi e forse il nostro compito qui è proprio quello di vincere la sfida quotidiana tra il bene ed il male. Divenire capaci di gioia, amore, amicizia, profondità di pensiero, creatività, liberandoci dagli egoismi e zavorre varie sarebbe già come toccare il cielo. Una possibile meta secondo me è già qui: rendere noi stessi una piccola porzione di mondo più giusto, partecipando ad un disegno più ampio che non conosciamo ma possiamo intuire con quella dimensione speciale che ci abita e che di solito chiamiamo cuore.
Ancora grazie, Cicco. Nello sviluppo della poesia, ci sono delle tappe intermedie non meno importanti di quella finale, prerogativa della fede. Le enumero richiamandole. Al termine della notte c’è l’aurora. Al termine dell’inverno c’è la primavera. Al termine della disperazione c’è la speranza. Sono tutte situazioni positive. Magari le condividessimo tutti. Ci sarebbe impegno sereno, coscienza del nostro essere sociale, voglia di esseci e fare del nostro meglio in questo mondo.
Grazie, Anna, del tuo intervento. Se un destino c’è, e c’è se pensiamo che la nostra vita, la vita di ognuno di noi, si svolge in condizioni molto diverse l’una dall’altra, la coscienza di aver fatto del nostro meglio nelle differenti condizioni potrà essere il nostro faro.
Silvana, sono in sintonia con te, come quasi sempre (sempre?) capita. Il programma , il nostro programma, è sempre “in fieri”, consiste nel movimento, nelle azioni che svolgiamo giorno per giorno, non già nell’attesa. Così facendo ci realizziamo e giungeremo ad una meta comunque positiva.
Si Lorenzo,mi pare di capire che te ed io siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ti regalo due chicche di saggezza che rafforzano il tema che hai trattato con tanta delicatezza:
– Vivi il presente… la vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto il presente” (Albert Camus).
-“Ama, anche se il tuo amore è amaro, perchè più amaro di un amore amaro, è l’amarezza di non saper amare” (autore non citato).
Ciao..
Silvana, due belle citazioni: complimenti!
Certo, Silvana. Come sottintende Camus, il presente incorpora il passato ed il futuro; ne siamo figli e, insieme, nipoti. E allora dai: ti ricordi Gaber? “E allora dai, allora dai, le cose giuste tu le sai, e allora dai, allora dai, dimmi perché tu non le fai?” Quanto all’amore, dove si andrebbe senza provarlo?
Mi è tornato alla mente un libro letto anni addietro, scritto da uno psicologo americano che iniziava così :
“Considera spietatamente la tua vita. Stai facendo quello che vorresti fare se sapessi che ti restano sei mesi di vita? No? Allora ti conviene cominciare a farlo perché, relativamente parlando, questo è tutto il tempo che ti resta. Che differenza c’è infatti, fra trent’anni e sei mesi, rispetto all’eternità? La durata della vita è paragonabile a un puntolino. Indugiare non ha senso.”
Come inizio non c’è male vero?
Bastarebbe solo questo per spazzare via dalla nostra quotidianità, tutti quei comportamenti e atteggiamenti negativi. Non ci sarebbe il tempo di ragionarli, pianificarli e metterli in atto.
Tempo sprecato, stupidamente sottratto a quello che ancora ci è concesso.
Dedicheremmo invece questo tempo e tutte le nostre energie, per quanto ancora di “irrisolto” c’è nella nostra vita… per noi stessi ma soprattutto per le persone che amiamo e abbiamo vicino.
Tempo per perdonare o essere perdonati, tempo per dare ancora amore, tempo per dirlo, tempo per gioirne ancora un pò…
Cosa ci sarà alla fine della nostra strada? Chi può dirlo!
Concentriamoci sul “qui e ora”, cercando di farlo al meglio questo nostro percorso, un passo dopo l’altro in equilibrio e, per quanto possibile, senza sbandamenti. Perchè il destino, il fato, la vita… non fanno sconti a nessuno e alla fine della strada, l’unica cosa certa è che ognuno di noi, anche se non lo ha mai fatto prima, dovrà fare i conti con se stesso…
Certo che sì, carlotta, dobbiamo fare i conti con noi stessi, e sarebbe auspicabile che questi conti li facessimo spesso nella nostra vita, e non soltanto alla fine. Uno sguardo diritto allo specchio mentre nessuno ci guarda e siamo soli nella nostra intimità? Sarebbe il massimo.
Carlò,abbiamo letto le stesse cose? “Le vostre zone erronee” di Wayne Dyer. Lo consiglio a chi ha voglia di leggerSI. In questo saggio, (per niente tecnico), tutti ci si ritrova, (anche se si ha grandi sicurezze).Può aiutare a capire che nulla è sicuro quando sei pronto a recepire quello che ti circonda
Scusate, rettifico: non quello che Ti circonda , ma quello che c’è in noi.
Sicuro, Lieve, chi ha mente aperta capisce meglio sé stesso/a e cammina sicuro/a nella strada,
Liè… e chi non lo ha letto??… i libri di Dyer sono stati e sono una guida da tenere sempre a portata di mano e di mente… ^_^
Certo che si…Lorenzo! Ma vedi che per taluni, lo specchio viene utilizzato esclusivamente per altro… ma tant’è!
Ti ricordi, Carlotta. Biancaneve? “Chi è la più bella del reame?”. Biancaneve, Biancaneve, e non te.
io purtroppo non ho la vostra cultura ma da quanto sò cosa c’è dopo il nostro cammino terreno ,nulla penso però che se abbiamo fatto il nostro dovere verso gli altri e noi stessi possiamo essere soddisfatti e finire senza pentimenti il nostro cammino sulla terra .