LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 4 Novembre 2012 | 17 commenti- commenta anche tu!
(Leggende di Sardegna)
Nell'ambito dei racconti popolari della Sardegna, grande rilevanza ricoprono quelli sui tesori di origine magica, ampiamente diffusi in tutta l'area dell'isola. Questi tesori prendono nome diverso a seconda della zona: Scraxoxu o Scusorgiu in Campidano, Siddadhu o Posidu nella parte centrale e settentrionale, Scrixoxu nel Sulcis.
La maggiore diffusione delle leggende legate a tali tesori si è avuta soprattutto nel medioevo ma ancora oggi non è raro sentirne raccontare.
Molte delle leggende che narrano di tesori affondano le radici nella fede della popolazione dell'isola ed il luogo in cui vengono rinvenuti viene indicato direttamente da un Santo o una Santa al fortunato di turno che utilizzerà il bene prezioso così portato alla luce per edificare in un dato luogo una chiesa. Così pare sia sorto il Santuario della Madonna del latte dolce a Sassari, o la chiesa di San Marco a Tresnuraghes, grazie alle rivelazioni fatte dal santo ad una donna, in merito al modo di impossessarsi di una grossa pentola colma d'oro, profondamente sotterrata nel terreno.
Come riportato da Gino Bottiglioni nel suo libro "Leggende e tradizioni di Sardegna", alcuni ritengono che le origini di tali leggende siano da ricercare nelle scorribande e razzie che nell'isola si verificarono ripetutamente da parte delle varie popolazioni di conquistatori, come nel caso delle incursioni saracene. Infatti proprio al fine di proteggere i propri beni, oltre che la propria vita, da tali scorribande, i popolani li affidavano alla terra, dove spesso rimanevano sepolti e dimenticati.
La terra sarda può essere considerata senza ombra di dubbio un immenso scrigno che ancor oggi può fare la gioia di qualsiasi archeologo. Le legislazione odierna in materia di ritrovamenti di beni archeologici è molto chiara sulla procedura da seguire in caso di queste scoperte ma proviamo invece ad immaginare cosa poteva accadere secoli fa se un contadino o un pastore rinveniva dei reperti, magari all'interno di un anfratto o in una domus de janas e immaginiamo che tali reperti fossero anche preziosi.
Ciò bastava ad alimentare racconti e fantasticherie intorno ai monumenti megalitici che costellano la Sardegna a tal punto che moltissimi di questi siti prendono il nome del tesoro che si credeva nascondessero.
A Dualchi si racconta del pastore di nome Mauro Bussolo che trovò una pentola piena di pezzi d'oro all'interno del nuraghe Ono, ma diffusissime sono soprattutto le leggende dedicate alle Janas, che si narra essere le custodi di immense ricchezze che saltuariamente donano ad un comune mortale. Le Janas di Monte Oe per esempio, delle quali si racconta che di notte chiamino per tre volte colui che vogliono far arricchire, oppure la fata che dimora nei sotterranei della chiesa di Sant'Antioco, della quale la leggenda racconta che sia circondata da un fantastico tesoro che un pastorello ebbe il coraggio di rifiutare.
La tradizione vuole che non ci si possa imbattere in un tesoro di origine magica per caso ma solo tramite uno dei seguenti modi: un sogno, l'intervento di un sensitivo, la rivelazione da parte di un'entità sovrannaturale.
In qualsiasi caso, entrarne in possesso non è assolutamente facile perchè vengono custoditi da entità di diversa natura e non sempre queste sono disposte a cederli senza averne un tornaconto.
Nel caso dei sogni, l'entità custode, che può essere anche un parente defunto, appare nel mondo onirico al destinatario del tesoro e solitamente gli indica dove questo si trova. I sogni diventano ricorrenti, quasi incubi, sino alla presa di consapevolezza da parte del sognatore che effettivamente si sta verificando un fatto che esula dalla normale quotidianità.
L'entità detta in sogno le regole da seguire per giungere alla scoperta del tesoro nascosto e tra quelle principali c'è l'imposizione di assoluta segretezza, pena il ritrovamento, al posto del tesoro, di cenere e carbone.
La creatura soprannaturale può manifestarsi al prescelto anche nella realtà, al di fuori del sogno e qui dettare le sue regole perché si venga in possesso del tesoro. Se un sensitivo invece scopre, tramite le sue doti, il luogo in cui si trovano le ricchezze sepolte, la difficoltà che si riesca ad entrarne in possesso potrebbe aumentare notevolmente, in relazione al fatto che il sensitivo sappia anche a chi il tesoro è destinato, perché potrebbe anche tentare di prenderlo comunque ed in questo caso lo scontro con il guardiano sarebbe inevitabile.
Forzieri contenenti pietre preziose possono apparire magicamente a coloro che sono intenti a scavare. Il guardiano può mostrare ciò che può cambiare la vita del fortunato destinatario, ma ci sono dei riti da seguire, parole da sussurrare nel buio della notte, come accadde qualche decennio fa nel circondario di Cagliari:
“Ai piedi di un antico albero di limone due persone si fanno coraggio vicendevolmente e seguendo le indicazioni di un vecchio frate, già venerato come un santo vivente, iniziano a tracciare intorno a loro un cerchio all'interno e all'esterno del quale sistemano delle candele e tracciano dei simboli. La luna osserva, alta nel cielo, lo svolgersi di questo rituale che nonostante utilizzi invocazioni legate al cristianesimo, affonda le radici in ben altri culti, molto più antichi. I fumi dell'incenso pervadono l'aria resa vibrante dall'imminente manifestazione del Guardiano”.
Il rituale deve essere compiuto in maniera precisa se si vuole entrare in possesso del tesoro e soprattutto si deve essere saldi di spirito per non fuggire a gambe levate al manifestarsi del custode, che può assumere diverse forme e addirittura prendere possesso del corpo di uno degli eventuali partecipanti.
Se tutto non viene fatto nel migliore dei modi, si vede svanire la possibilità di condurre una vita da Re ma la pena può essere anche terribile, condannando il malcapitato ad una vita sciagurata, coinvolgendo spesso anche i suoi affetti.
Il tesoro così viene tramutato in carbone, oppure viene smaterializzato e spostato in qualche altro luogo.
Fonte Web
L’essere umano nella sua eterna misera esistenza ha sempre sperato e cercato il “Colpo di fortuna” che potesse risolvere, una volta per tutte, il problema del vivere. Nei tempi moderni effettuando l’acquisto di un biglietto delle Lotterie Nazionali, con i concorsi pronostici, con il gioco del Lotto o con i tantissimi “Gratta e Vinci” ma, nei tempi andati, in mancanza delle moderne e diaboliche invenzioni dei venditori di illusioni, la superstizione popolare portava a credere con estrema convinzione che potessero esistere i “Tesori Nascosti” ma che questi erano destinati a persone dotate di caratteristiche speciali, di doti particolari e che, comunque, avrebbero potuto conquistare il premio solo con un comportamento esemplare e rispettando alla perfezione, senza commettere alcun errore, le condizioni previste per dimostrare di meritare l’agognato bene, pena la perdita irrimediabile del tutto. Anche allora, il risultato era sempre lo stesso: illusione sfumata.
Buona Domenica Amici, alla prossima.
Andrea Parodi - Mamojada





Giuseppe, ho letto incantato anche se questo tipo di racconti non mi era sconosciuto. Da un lato il tesoro, dall’altro l’eterna speranza degli uomini di arricchirsi, e non soltanto con beni materiali, ma soprattutto con beni immateriali. Oggi diremmo che la serenità dell’anima è il più grande tesoro e che la ricompensa vera è quella che riceveremo, se la meritiamo, al di là del mondo. Ma ci piacciono questi racconti. Ci piacciono e non possiamo farne a meno. E poi amiamo la Sardegna, con i suoi misteri, le sue promesse, i suoi incantesimi. Buona domenica, Pino, e grazie del sogno che ci hai rinnovato stamattina.
Le tue parole mi rendono oltremodo contento Lorenzo, fa piacere sapere che ciò che si fa per gli amici del Bosco risulta gradito e ben accolto. Grazie, è uno stimolo per rinnovarci e riproporci ancora, alla prossima, quindi.
Fiorenzo hai fatto benissimo a volerci ricordare la ricorrenza del 4 Novembre. Onoriamo i nostri eroi e tutti i caduti non solo in guerra ma anche coloro che, con onore e senso del dovere, ancora oggi si trovano in zone operative per portare la loro opera in difesa della pace nostra e di tutti i popoli coinvolti loro malgrado. Grazie Nembo per il tuo grande senso del dovere e di responsabilità umana.
nn sapevo che in questa terra di Sardegna che io , nn ho mai visto , ma che mi viene raccontata come bellissima , ci fossero anche questi racconti che si tramandano come tante tradizioni ancora vive da Voi, nel vostro territorio, avete un fascino particolare ai miei occhi, grazie per aver anche ricordato chi nn c’è più per questa Patria così malandata ,dei nostri tempi…. Chi ha combattuto per questa Italia aveva degli ideali e ha rischiato la vita per essi , uniti dal Nord al sud per difendere una sola Italia , noi ci facciamo la guerra tra poveri e nn riusciamo a cacciare questi oppressori tutti uniti a toglierci anche l’aria che respiriamo ….. forse ci mancano gli ideali così come stiamo perdendo le tradizioni in questa globalità dove tutti siamo dei robot tutti uguali tutti presi dall’apparire …..
grazie Giuseppe per avermi fatto sognare un po’
Grazie a te Enrica, il tuo commento dimostra tutta la tua nobiltà d’animo. Si è bello saper sognare e abbandonarci qualche volta alla fantasia ma non possiamo dimenticare la realtà preparandoci ad affrontare le difficoltà nel modo migliore. Anche in questo, comunque, dimostri di essere molto concreta, congratulazioni.
Io non sono Sardo, ma ricordo le fiabe che nonna Lucia di Assemini raccontava alle sue nipoti, in modo particolare quella del tesoro del diavolo.
Rocordo anche che parlava di un pane molto particolare il pan’ispeli scusa se non è corretto il nome, che era fatto con Ghiande e argilla, antichissimo cibo raccontava nonna Lucia, che si pensava risalisse alla presistoria del’isola.
Grazie per il tuo tramandare a noi le storie e le usanze della tua bella isola.
Oggi questo bel bosco con questo tuo racconto è diventato un ancora più bello bosco di querce da sughero.
saluti Riccardo.
Pochi altri luoghi al mondo possono vantare miti, leggende, frasi e proverbi, come ci propone oggi Giuseppe,racconti popolari che ci fanno rivivere storie-culturali che si sono tramandate nel tempo. Leggende con personaggi a volte di fantasia, a volte veritiere come quella del famoso bandito Tolu,leggende legate a episodi di vendetta e rivalità tra il popolo, personaggi come la compagnia dei Barraccelai, originaria forma di polizia rurale che in quel tempo sostituiva lo stato, e tante altro ancora…tutto questo è patrimonio della tradizione sarda che merita ancora di essere raccontata, non dimenticando i famosi balli Sardi e la musica come quella che c’è nel sottofondo di queste storie.
Giuseppe.CA, volevo ringraziarti per tuo tuo pensiero in questa giornata del 4 Novembre, in occasione delle celebrazioni pe la festa dell’unità Nazionale e delle forze armate, rendiamo omaggio con un pensiero a tutte le vittime delle varie guerre che, con i loro ideali, valori e capacità hanno dato valore alla nostra Patria per darci libertà e domocrazia. R.I.P.
Sei sardo nell’animo Riccardo e meriti la cittadinanza onoraria, personalmente te la concedo volentieri. Si è vero, se torniamo indietro nei tempi andati ci sono stati periodi di grandi carestie e si faceva la farina di ghiande da mischiare con altri ingredienti per potersi alimentare.
Siamo sopravvissuti grazie anche alla nostra forte indole, non ci arrendiamo mai, e possiamo esserne orgogliosi. Ciao, a presto.
Per la scelta del video musicale ringraziamo Giovanna, sempre attenta, precisa e tempestiva d’intesa con l’amica Sabrina. Grazie a tutte e tutti.
Sono proprio affascinanti queste leggende, Giuseppe! Ci fanno tornare indietro e apprezzare maggiormente tutte le bellezze che la terra sarda conserva.
Grazie per averci proposto questa bella pagina.
Sì, anch’io voglio aggiungere un personale, grato ricordo ai nostri soldati caduti, in occasione della ricorrenza del IV novembre.Ci hanno dato la vita ed una Patria libera. Non mi pare che la stiamo difendendo abbastanza.
Vero Giovanna, sono leggende che affascinano al sentirle raccontare ancora oggi perchè fanno parte di una cultura antica ma sempre valida. É nostro dovere conservarne la memoria oltre che per il rispetto delle generazioni che ci hanno preceduto anche perché è parte integrante del patrimonio culturale di un popolo di grandi tradizioni storiche. Spero di proporne ancora altre. Grazie.
Grazie Giuseppe,anche questa domenica ho gustato il tuo incantevole racconto ,che ho letto e riletto subendo tutto il fascino che ne emana venendo dalla splendida terra sarda.
Sapessi quanto rimpiango di non averla mai visitata.Bella la musica che l.accompagna .il tutto fa sognare ad occhi aperti.
Grazie d’aver ricordato in questa giornatala ricorrenza del 44 novembre;Loro sono morti perche; avessimo una Patria libera ,mi fa paura di come la stanno riducendo.
Carissima Sandra è bello ritrovarci con gioia tra amici. Tu esprimi il piacere provato nella lettura del racconto e io son contento quando gli amici dimostrano il loro gradimento per quello che si fa. Comunque devo dirti che le cose belle nascono grazie alla perfetta armonia che regna tra i collaboratori della Redazione, infatti:
– per la scelta del video e della bella musica il merito è tutto di Giovanna;
– per il ricordo della ricorrenza del 4 Novembre ringraziamo Fiorenzo (Nembo) sempre attento a queste cose;
– infine, vogliamo anche ricordare l’opera di Sabrina (Scoiattolina) come coordinatrice del tutto.
Grazie anche a te Sandra per il tuo immancabile, preciso e tempestivo intervento. Ciao.
Giuseppe sono veramente suggestivi i racconti che hai presentato questa domenica. Vi si può leggere tutto: l’umanità, le passioni, la fede, le paure che da sempre l’essere umano ha cercato di sdrammatizzare per superare il senso di precarietà,o per cercare di modificare il destino di povertà, attingendo alla creatività, alla magia, o affidandosi al cielo. La storia di ogni luogo, ed in particolar modo quella della tua terra, autentico scrigno di ricchezze popolari, diventa così un intreccio di vissuti emotivi, di storie tramandate oralmente, che creano la cultura di un popolo. Che dire del canto? Ci fa immaginare le danze in costume, sagre popolari, gioia di vivere e voglia di condividere emozioni. Un po’ alla volta ci fai conoscere meglio le tradizioni della Sardegna, riattivando la voglia di ritornarci. Grazie!
Come al solito sei sempre bravissima Silvana, hai fatto una analisi perfetta, incrociando radiografia ed ecografia insieme di tutto il racconto. Quando non esistevano ancora la radio, la TV e Internet queste storie facevano parte della cultura che le persone anziane trasmettevano ai giovani e ogni storia nascondeva sempre una morale. Spero che si riesca a conservarle a lungo perché mantengono la loro validità ancora oggi. Grazie a te.