Giornata della Memoria

       

 LA GIORNATA DELLA MEMORIA

     

Il 27  Gennaio  è il Giorno della Memoria.

Era il 27  gennaio 1945  quando  si  aprirono i cancelli di Auschwitz e  i soldati dell’armata Russa giungevano in quel terribile campo, in quella fabbrica di morte, e il mondo scopriva l’orrore assoluto dello sterminio, delle atrocità subìte  dagli ebrei, in modo particolare, ma anche da  altre etnie, compresi i bambini,  per mano dei nazisti.

 

Auschwitz

Nei lager morirono circa sei milioni di ebrei. Ogni anno, nei paesi europei, si celebra questa giornata per ricordare la  Shoah ( lo stermino del popolo ebreo) e contro le leggi razziali.

 

Campo di concentramento

 

Il ricordo degli Italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia e,  per molti, la morte,   è ancora estremamente vivo. Lo è anche per coloro che, anche in campi e schieramenti diversi,  si sono opposti al progetto  di sterminio, a rischio della propria

Bambini nei lager nazisti

 

vita, salvando  altre vite umane e proteggendo  i perseguitati. Il poeta e scrittore Primo Levi, scampato al lager,  ha scritto:  “Se comprendere è possibile,  conoscere è necessario”.

 

Aspettando la morte

 

Meditiamo  sull’Olocausto,  affinché questa giornata non sia  solo  una ricorrenza ma uno stimolo  per evitare nuove sofferenze ad altri popoli e ad altre nazioni, sia oggi che per il futuro,  con una attenta riflessione e presa di coscienza.

 

La Redazione dell Bosco

   


COMMENTI

  1. il 27 gennaio, 2013 giovanna3.rm dice:

    Il momento della memoria è terrificante: il cuore comincia a battere vorticosamente, soprattutto di fronte alle immagini e alla sofferenza sui volti dei bambini…..eppure quelle immagini e altre, ancora più crude, devono essere scolpite nella nostra mente per non dimenticare mai quelle atrocità, perché non accadano mai più.

  2. il 27 gennaio, 2013 enrica.co dice:

    c’è chi pensa che queste siano cose inventate io un campo di concentramento l’ho visto, ho voluto vederlo, e malgrado sia convinta che era un mio preciso dovere farlo, lo dovevo al mio papà, ho pianto una mattinata intera,sentire il racconto, vedendo i filmati x quanto toccanti nn è come vedere da vicino quell’angolo di mondo dove gli uomini dNon diventavano i carnefici di altri uomini.
    Non si deve dimenticare

  3. il 27 gennaio, 2013 Nembo dice:

    Ricordare è giusto, non dimenticare è un dovere.

  4. il 27 gennaio, 2013 Lorenzo.rm dice:

    Dobbiamo ricordare a quali livelli di crudeltà possa giungere un’umanità senza umanità. Senza credi e senza freni morali e spirituali. Abbiamo il dovere di non dimenticare. E di affermare senza se e senza ma: mai più, mai più, mai più.

  5. il 27 gennaio, 2013 Giuseppe3.ca dice:

    «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»
    Eppure oggi c’è chi ancora vuole negare la Shoah, pazzia nella pazzia, vergogna nella vergogna. Ma i popoli, di generazione in generazione, continueranno a ricordare.

  6. il 27 gennaio, 2013 franco muzzioli dice:

    Angelo Fortunato Formigini ,editore scrittore, poeta modenese di ricca famiglia ebraica, chiamato “fùrmain da Modna”(formaggino da Modena),era uso per poeti e scrittori avere un soprannome caratteristico, fu il primo ad accorgersi in maniera tragica dell’avvento delle leggi razziali.
    Gia all’inizio del 38 cecarono di boicottare la sua casa editrice in tutti i modi . Egli previde l’olocauso e la mattina del 29 novembre 1938, si mise lo smoking più bello ,salì sulla Ghirlandina e si gettò nel vuoto.
    Lasciò scritto che quel piccolo tratto di selciato dove sarebbe caduto il suo corpo si fosse chiamato “il fazzoletto di Furmain.” Se venite a Modena ed andate in piazza Torre vedrete una semplice lapide con sritto “fazùlet ed Furmaìn da Modna”

  7. il 27 gennaio, 2013 Nembo dice:

    Cinica e beffarda la scritta che campeggia sul cancella d’entrata nella fabbrica della morte ( vedi foto)” ARBEIT MACH FREI” -il lavoro rende liberi- Veramente agghiacciante.

  8. il 27 gennaio, 2013 riccardo2.co dice:

    Enrica ne abbiamo parlato poco tempo fa, della terribile vita passata dai nostri genitori, e quando tu raccontavi, nelle mie orecchie non sentivo la tua voce, ma quella di mio padre, che essendo classe 1916, era stato richiamato, ma non volendo presentarsi alle leva, lo hanno deportato a Mauthausen, è tornato per fortuna, ma pesava 53 kg per un altezza di 180 cm, e con un polmone in meno, e vedovo perche la moglie sospetta connivente con i partigiani è morta in un campo di concentramento, io ho voluto andare ogni anno alla sinagoga di Casale Monferrato per ricordare i fratelli Ebrei scomparsi in maniera cosi criminale, e ogni volta che entrano in quella sinagoga mi tornavano alla mente parole che diceva mio padre dopo avere bevuto un bicchiere in più, contro gli aguzzini SS ma non solo anche contro tutti quei popoli che per odio razziale, o per odio religioso, praticano gli stermini di massa.
    Grazie cara amica oggi con il tuo racconto hai fatto rivivere ancora per un po mio padre.

  9. il 27 gennaio, 2013 rossana 1 dice:

    Non ci sono parole per un’ingiustizia così grande che l’essere umano ha inflitto ad un suo simile, penso che nessuna parola sia adatta, solo sentirmi dentro una colpa che certo non ho, ma solo per appartenere ed essere una persona anch’io, che si chiede cosa ancora più crudele avranno sofferto??perchè sono certa che certe malvagità che nessuno ha potuto dire siano sucesse.Mi chiedo in nome di che cosa poi???

  10. il 27 gennaio, 2013 Giuseppe3.ca dice:

    Esprimo un plauso a Renzo per la costante puntualità nel rispetto delle ricorrenze che vanno ricordate affinché non vadano in archivio.
    Devo anche chiederti scusa, Renzo, per essermi inserito con il racconto di Enrica ma l’argomento era strettamente inerente all’evento e non potevamo trascurarlo, perciò ne abbiamo fatto una cosa unica. Grazie naturalmente a Giovanna per la tempestività dell’intervento.

    Forse non ce n’era bisogno ma abbiamo dimostrato, ancora una volta, l’importanza dell’unità del gruppo nella reciproca collaborazione.
    Un sincero grazie a tutti.

  11. il 15 maggio, 2013 alba morsilli dice:

    il tuo non è un racconto è una pagina d’amore una dichiarazione di parole mai dette, forse noiquando siamo giovani come tutti siamo pieni di esuberanza, mentre il tuo povero papànon ha vissuto la sua gioventù,lui era a l’inferno prima ancora di morire, mentre ora so con certezza che è in giardino fiorito fatto di quei bottoni che i tedeschi hanno raccolto.
    da adulta con occhi diversi hai stretto al cuore ancora una volta il tuo papà nel luogo dove era morto moralmente prima stringerti in braccio etu gli hai ridato la vita


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