Scritto da Giuseppe il 27 Gennaio 2013 |
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Quale migliore occasione per leggere il racconto della nostra carissima amica Enrica che vuole ricordare in questo modo il suo amato papà che ha vissuto in prima persona e sulla propria pelle gli orrori di un campo di concentramento nazista.
Ve lo propongo così, come me lo ha passato Enrica, ringraziandovi per la cortese attenzione.
Giuseppe.
LA NOTTE
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
(Elie Wiesel – Premio Nobel per la pace 1986)
Questa poesia mi ha fatto ricordare il mio papà , che in qualche suo momento di debolezza, , tornava con la testa al campo di concentramento, ero una bambina e poi una ragazzina , e spesso molto spesso questo campo tornava alla sua mente e di rimando alle sue parole.....
Bastava semplicemente non voler mangiare quel piatto di minestrone di verdura, che instancabilmente tutte le sere la mamma preparava, che si sentiva in dovere di rammentarci o meglio di rammentarmi, perché ero io che non volevo mangiarlo, quanta fame avesse patito in quei quasi 5 anni di prigionia. Il mio papà nato nell'ottobre del 1924 non avrebbe dovuto partire per la guerra ma siccome uno zio era scappato nella vicina svizzera, che era neutrale, è stato preso al posto suo ... il popolo doveva contribuire con la gioventù al conflitto bellico
Diceva di non avere nemmeno 17 anni e di essere stato portato dapprima a Como ,allo stadio e siccome non aveva aderito alla Repubblica di Salò fu caricato subito su un treno, raccontava che i vagoni erano talmente stipati che chi periva non cadeva rimaneva comunque in piedi tanto erano pigiati diceva di aver viaggiato tre giorni e tre notti così e di essere arrivato in una stazione per poi essere caricato su dei camion senza capire ancora la destinazione ultima.
Campo di concentramento di Birkenau
Arrivati nel luogo designato si era trovato in uno spazio aperto pieno di baracche e il gruppo di Como radunato in una di queste, non capendo cosa dicessero i tedeschi, e al grido "com com" tutte le persone di Como si sono fatte avanti e li ha sentito la prima sventagliata di proiettili .
Quando raccontava queste cose, lui un uomo rigido e severo, aveva gli occhi lucidi e io stupida ragazzina, stanca di sentirle ripetere sbuffavo...
Nel 2009 con mia sorella e Luisa sono andata a Dresda e a Berlino e da li ho chiesto e voluto andare a visitare un campo di concentramento, non senza polemiche da parte di alcuni compagni di viaggio. Si è così deciso di prendere un piccolo pullman da pagare a parte e un gruppo ristretto di persone ha partecipato.
Ho visitato il campo di Bukenwald , la nostra accompagnatrice mi aveva avvisato, sei sicura mi diceva sei certa di quel che vuoi fare? È una cosa che lascia il segno...
Mio papà era stato internato a Birkenau,diciamo una frazione ,un quartiere di Auschwitz e chi lo ha visitato racconta di una cosa immensa e tristissima...
Immagini dal Lager
Buchenwald è un campo minore rispetto ad Auschwitz ma sempre molto vasto addirittura per i figli dei nazisti c'era lo zoo, abbiamo visitato per prima cosa le sale dove facevano gli interventi, o chiamiamoli esperimenti e le autopsie, un freddo mi attraversava la spina dorsale guardando,gli strumenti usati, rispetto a quelli che oggi vediamo in televisione sembravano antichissimi,
poi si entra nelle sale di disinfestazione che fungevano pure da camere a gas dipendeva da quale era la scelta...disinfettare... o far morire e poi nelle sale dei forni crematori e li si sente, anche se non dovrebbe, si percepisce l'odore della morte, di quanto sia malvagio l'uomo, di quanto non abbia limiti nel decidere di sopprimere un suo simile
poi siamo saliti nei saloni dove le SS e i nazisti mangiavano (refettorio), enorme grandissimo e ora pieno di tavoli/teche contenenti bottoni, occhiali, dentiere, apparecchi dentali dei bimbi e ricordo particolarmente un paio di ballerine di vernice viola di una bimba piccola e le fotografie, tante per rappresentare quante brutture fossero state perpetrate in questo luogo.
Ho pensato a quanto bestie siamo noi uomini a cosa può portare il fanatismo, a quanto dolore arrecato senza un motivo, ho guardato mia sorella e senza dire parole, abbiamo compreso quante brutture deve aver visto e subito quel ragazzino che poi nel tempo era diventato il mio papà, io parlo del mio papà, ma quanti altri come lui... i suoi momenti di debolezza stavano in questo recinto enorme, fatto dall'uomo a discapito di altri uomini, ho chiesto scusa pensando stupidamente che forse avrebbe potuto sentirmi, scusa perché ero una ragazzina sciocca che credeva che tutto fosse bello e sbuffavo ai suoi racconti, la maturità serve a qualcosa ma non ho avuto la possibilità di dirglielo, mi chiedo come si possa ancora dire che questi posti sono fantasie inventate....
Poi il giro è continuato nelle sale di lavoro... venivano sfruttati e dovevano lavorare in condizioni fisiche disumane.
Siamo poi usciti e se fosse stato bel tempo si sarebbe potuto visitare il perimetro con un pulmino ma purtroppo nevicava.
Le immagini dell'orrore
I Forni crematori
Ricordo quando mio papà raccontava che di notte andavano a rubare le bucce di patate dietro la cucina degli ufficiali tedeschi, rischiavano la vita per delle bucce di patate e di quando sulla gavetta galleggiavano insetti di ogni tipo, ma che mangiava comunque tanta era la fame.
chi trasgrediva gli ordini, o cercava di scappare dal campo, veniva legato al palo come esempio e moriva di caldo e sete durante la stagione calda, e di freddo e di gelo durante l'inverno, doveva essere di monito agli altri, erano crudeli torturavano senza nessuna remora.
diversi i padiglioni erano chiusi per la neve, per lo più dedicati alle famiglie delle SS con teatro interno e saloni per le feste... comunque per visitare solo il primo percorso ci sono volute 3 ore....
Nei negozi che ci sono all'entrata del campo c'erano libri in tutte le lingue, ma non in italiano, altra discriminazione nei nostri confronti, la nostra accompagnatrice che era venuta con noi vedendomi piangere così senza vergogna si era preoccupata che io non mi fossi sentita bene, in realtà io ero convinta allora e lo sono ancora oggi, di aver fatto la cosa giusta, visitando questo campo, non so se mai avrò la possibilità di visitarne altri, mi sono sentita vicino al mio papà come forse mai è successo, e parlandone con un amico ieri ho ripensato a lui, persona povera ma dignitosa, persona particolare ma che aveva sicuramente una scusante, dopo tante brutture viste e vissute.
Le immagini dell'orrore
Il mio papà non ha mai e poi mai dimenticato quel che aveva visto, in seguito ad una ischemia aveva avuto un calo cognitivo e dimenticava tutto, era anche confuso a volte e non aveva cognizione del tempo, ultimamente ed ogni volta che vedeva il fumo uscire da qualunque camino, diceva stanno bruciando prima le donne e i bambini, il mio numero di matricola è 29333 chissà forse oggi tocca a me...
Aveva ricevuto la croce di guerra al merito proprio perché aveva patito una prigionia che non gli spettava
Questa volta il mio viaggio è un viaggio diverso fatto di ricordi e di qualche rimpianto, penso ai battibecchi avuti e li ricordo come una sorta di teatrino che tutti e due recitavamo, gli volevo bene , anche se non gliel'ho mai detto ma lui lo sapeva, di questo ne sono certa.
Grazie papà.
Enrica
Molto toccante il racconto di Enrica, Birkenau, altra fabbrica di morte, dove le atrocità che l’uomo ha fatto ai suoi simili è fuori da ogni logica umana. Troppo spesso ci si dimentica del passato e ciò che accade nel presente ci scorre adosso senza lasciare alcun segno. Una pagina del novecento che ci fa chiudere lo stomaco e riflettere molto.
Ringrazio Giiuseppe e Giovanna,l’ho scritto per il mio papà era una BRAVA persona aveva una dignità che pochi avevano e sono orgogliosa bel mio Roberto, così si chiamava ma è per tutti quelli che come lui hanno subito queste mostruosità e chiedo scusa se da giovanissima ero una stupidina,
mi piacerebbe coscere un commento di quel popolo dove è avvenuta la tragedia di tutti quergli ersseri umani
Purtroppo l’esse umano le atrocità tende a rimuoverle dalla propria mente, non è per questo che atrocità si sono ripetute e si ripetono continuamente?
“Voi.. che vivete sicuri, nelle vostre tiepide case.. Voi.. che trovate tornando a sera, il cibo caldo e visi amici,, considerate, se questo è un uomo”
le toccanti parole di Primo Levi sono purtroppo sempre attualissime. Cosa sta succedendo ancora, in giro per il mondo?. Il racconto di Enrica fa accapponare la pelle.. ma quanti non sono più tornati? io.. non riesco a commentare,, scusatemi.. grazie. Enrica
Bellissima la poesia di primo Levi: “Se questo è un uomo”. Penso che ognuno di noi dovrebbe scolpirla nella propria mente, rileggerla spesso e farne tesoro.
Enrica hai fatto benissimo a raccontarci l’epopea di tuo padre: che non si ripetano mai più eventi tragici e disumani, come quelli accaduti nei Lager nazisti.
Questi hanno colpito indiscriminatamente uomini, donne, bambini, ma è stato soprattutto un genocidio di ebrei, appunto “la Shoa”, che è ricordata proprio in questa data, da non dimenticare mai.
cara enrica ti sono vicina in tutti i sensi. anzitutto fai benissimo dire quel ke ha vissuto purtroppo la tua famiglia. poi la vergogna del negazionismo ke alcuni presunti sacerdoti, apologeti, filosofi, bioetici professori alla gregoriana spacciano come dottrina ne so qualcosa. ciao bravissima enrica
Mio padre, carissima Enrica e cari amici,
non è stato nei campi di concentramento, ma prigioniero, per un lungo periodo, nell’isola di Rodi, in Grecia.
Riconosciuto, poi, come mutilato di guerra, poiché durante la prigionia aveva perso gran parte dell’udito, per non avere ricevuto le cure necessarie, nel corso della malattia.
Ha visto tante nefandezze e sofferto fisicamente ed anche di fame.
Segnato per sempre il suo spirito!
Anche lui ci parlava spesso della guerra e noi, piccini, un po’ ci stancavamo a sentirlo e risentirlo, purtroppo!
Ora, a pensare ciò che ha passato … mi viene veramente da piangere.
Non solo piangere, ma urlare per le ingiustizie subite!
Lascio qui le ultime righe del suo “diario di guerra”, (da lui scritto, nel 2001, poco prima di dare la sua dipartita), diario che conservo con tanta cura, amore e rispetto.
“… Quando tornai nel mio paese di Lugo (Vicenza) il postino mi disse che avevo spedito a casa così tante lettere che neanche tutti gli abitanti del paese, messi insieme, ne avevano scritte tante.
Tornai alle 6 di sera, del giorno 8 settembre 1945, giunsi a Thiene, trovai una persona che mi aspettava con un cavallo, per riportarmi a casa.
Immaginatevi tutta la gente che è venuta a trovarmi!
Anche con la mia sordità sono riuscito a resistere!
Il giorno seguente mia mamma è salita su in camera mia per svegliarmi. Erano ormai le 10 del mattino, si domandava il perché non avessi risposto, prima, alle sue chiamate.
Io, immobile, le ho detto che ero diventato sordo.
A quel punto lei si è buttata sul mio letto, piangendo”.
No, non dimentichiamo nulla! Non è possibile!
Accolgo il tuo invito, Enrica. Scrivo qui il ricordo di mio nonno:
Cosa avrai provato, nonno, quando quella timida fanciulla ricambiò il tuo sorriso../ Cosa avrai pensato, nonno, quel giorno, così elegante, vestito da sposo/, forse alle vostre voci, così, sussurrate/ alle vostre mani, appena sfiorate/ a tutta una vita che, quel giorno si apriva, piena di promesse./Poi, improvvisa, la chiamata/ appena il tempo di un abbraccio alla donna tanto amata/ ed andasti, con coraggio, incontro al tuo destino../ Non lo sapesti, mai, di avere un bambino..
Un ciuffo ribelle, il largo sorriso.. gli occhi.. profondi, neri./..Eri davvero così, nonno.. come ti vedeva lei, nei suoi pensieri?./Ce la raccontava, a volte,così dolce e triste la vostra breve storia/ ma ciò che rimase di te, allora, come ora, fu soltanto il tuo nome,/ inciso su una lapide, dei caduti, alla memoria.
sembra davvero che nn sono soli che siamo con loro
enrica sì non sono soli. fortuna ke son rientrati da guerra quasi tutti miei ascendenti. le madri, mie nonne una avuto poi sempre prblm cardiaci, altra non temeva kiedere ke padre di 4 figli, il mio papa’, stesse vicino addetto rifornimento in campo paramilitare appunto a na decina km. i nostri carne da macello per cosa, mediazioni a oltranza quando ci sono prblm tutti generi
cmq no zio rimasto vedovo e bimbo morto anke lui dopo parto, zia morta ha preso tifo, c’era un bimbo più grandicello, nel corso della guerra. altro zio rimasto in giro 7 anni causa guerra, dalla grecia a buchenwald alla fine nel 45, malaria cronica ha avuto tutta la vita a strascico. il nonno, pater familias non riusciva dare cibo come necessitava, per cui appunto zia morta, kiedeva aiuti ke cmq davan a certuni ke non avevan necessità perkè poi pure dicevan costoro ke devolvevano sto aiuto in beneficenza
Il ricordo lacerante di quei giorni di obbrobrio ci consente tuttavia di stare insieme estraendo dalla nostra memoria episodi cari e teneri che non dimentichbiamo e condividiamo.
Enrica, ancora complimenti. Mi avevi detto che non volevi pubblicare il tuo scritto ma che ti sarebbe stato sufficiente solo il mio parere, ebbene ora hai il giudizio favorevole e ampiamente positivo di tutti gli amici di Eldy che si uniscono per esprimerti, all’unisono, il loro ringraziamento.
Concordo con loro che, nella ricorrenza della Giornata della Memoria, non potevamo tenere nascosta una testimonianza così precisa e importante. Brava!
Nel giorno della memoria, vorrei ricordare Angelo Fortunato Formigini …forse il primo martire ebreo italiano. Era uomo coltissimo editore, poeta, srittore ,di abbiente famiglia ebrea…ed aveva un soprannome ,come tutti gli “artisti” di quell’epoca ” furmaìn da Modna” – formaggino da Modena.
Già all’inizio del 38 con l’avvento delle legge razziali, immaginò l’olocausto…i fascisti gli crearono difficoltà anche per la sua casa editrice. Il 29 novembre del 1938, conscio di quello che sarebbe accaduto …si mise il frak..salì sulla Ghirlandina e si lanciò nel vuoto. Lasciò scritto il motivo del suo gesto dicendo di chiamare quel piccolo tratto della piazza Torre ,dove il suo corpo si sfracellò ,”al fazùlet ed Furmain da Modna” – il fazzoletto di formaggino da Modena( area poco più grande di un fazzoletto). Ora vi è una lapide che ricorda questo primo sacrificio di un ebreo ,che con questo gesto ha espresso tutto l’orrore che poi sarebbe accaduto.
Grazie Enrica per aver condiviso i tuoi ricordi,sono commossa eposso capire il tuo dolore percorrere quei luoghi cosi’ carichi di tanti dolorosi ricordi,una cosa e’ certa noi non dimentichiamo ,ma dobbiamo fare di tutto perche’ i giovani sappiano ,e non lasciamoli dimenticare ,Facciamo che se ne parli sempre
altra cosa cara enrica esprimo, credo ke la solidarietà data qua ti commuova assai, lacrime dolci di quasi felice comprensione e condivisione
Giuseppe tu sai bene che mi sarebbe bastato era un modo di parlare a mio papà anche se so di sembrare ridicola, sarei bugiarda se negassi che mi fanno piacere i vostri commenti e tu sai che nn mi nascondo, grazie a Te a Giovanna per la fiducia,a Lorenzo chiedo scusa x l’invasione di campo
enrica penso non esiste ridicolaggine in situazioni atroci nel parlarne per vedere sciogliere nodi fardelli pesanti
Bene Novella, il tuo incoraggiamento ad Enrica è importante, Siamo già in tanti a farlo e non intendiamo fermarci. Ora ti sei aggiunta anche tu e sappiamo bene che l’unione fa la forza, grazie.
quando si trova la forza dire realta’ tanto intense c’è solo da ringraziare ke vengano a galla, per vedere ke persone feritissime nonostante tutto, parlo del papa’ di enrica, sappiano porsi alla vita positivamente. e capisco il pianto di enrica al campo, tanto ke la guida chiede se sta male. ho letto prendendo in biblio casualmente vicende ke paion incredibili tanta la crudeltà cmq sotto tutti versanti delle varie dittature
grazie Novella
prego enrica