LA DOMENICA DEL BOSCO

         

C’era una volta…. si, potrebbe iniziare proprio così questo bel racconto della nostra cara amica (avete già indovinato chi può essere) ma vi lascio un po’ in suspense. Ci racconta di come eravamo, ovvero di come erano coloro che ci hanno preceduto di qualche generazione, di come si viveva e com’era la vita di allora. Nel leggerlo ci consente pure di fare il confronto con la vita di oggi e, alla fine, risulta palese una sottile morale.

Viene naturale porre la domanda: 

“Si sta meglio oggi o si stava meglio prima?”

A voi la risposta, grazie Amiche e Amici.

           

La casa dove io sono cresciuta, era la prima casa costruita in quella via, la strada era sterrata e il terreno che papà aveva acquistato partiva dall'inizio della strada e scendeva fino alla nostra casa, ma la paura di non poter pagare tutto spinse i miei genitori a venderne un pezzetto al Signor Giuseppe (detto Pin). Nel tempo le case si sono moltiplicate ora è una via piena di casette.

Il nome dato alla via era un nome particolare "Via Ca' matta..." in fondo, proprio al confine con un'altro paese c'era una casa rurale, divisa fra tanti proprietari, sembra che in quel casale ci fossero frequenti e animate discussioni, da qui il nome Ca' matta...

Eravamo lontani dal centro del paese, andavamo a rifornirci in un piccolo negozio di alimentari dove però si trovava di tutto, forse un po' più caro, ma, tutto sommato, comodo per le esigenze di allora. La signora che lo gestiva si chiamava Albertina, vendeva molte cose sfuse, la farina bianca 00, lo zucchero, il pane grattugiato, la farina della polenta, erano in una madia di legno nocciola con i vetri che scorrevano e con le palette, ognuna per ogni prodotto. Metteva il prodotto richiesto in un foglio di carta che poi arrotolava con le dita, ancora oggi ricordo la rapidità nell'arrotolare quella carta affinché non ne fuoriuscisse il contenuto. Non c'erano i registratori di cassa si faceva la somma degli articoli acquistati che veniva segnata su un libretto che la mamma pagava ad ogni fine mese.

 

Poi c'era il Cesarino, era un macellaio, ma in negozio non c'era quasi mai, o era dietro, in cella frigorifera a preparare la carne, oppure lo dovevamo cercare al bar della pizzeria, di fianco all'alimentari, la mamma ogni tanto, molto di rado comperava qualche bistecca e 500gr di spezzatino di manzo che poi cucinava con patate e piselli, erano sicuramente più le patate che gli spezzatini... era solita dire: "Chiudi gli occhi e manda giù."

Era una frazione isolata e venivano un sacco di ambulanti, il Guido formaggiaio, veniva due volte la settimana, vendeva affettati e formaggio, latte e derivati del latte, burro e panna poi c'era il mercoledì, non so con quale nome avrei potuto chiamare questo signore che vendeva abiti per tutti. Lo chiamavano il mercoledì... c'era Geremia che portava il pane il mattino e il gelato nella stagione estiva, solo gelato fior di latte, alla fragola e al limone. Tutti i martedì e il venerdì passava l'ortolano che a gran voce urlava i prodotti che aveva sul camion, anche lui aveva un soprannome "il Cecini".

 

Il venditore ambulante

 

Il giornalaio che consegnava il quotidiano a chi lo ordinava e l'arrotino-ombrellaio che passava ogni tanto, come ogni tanto passava chi con un camion vendeva di tutto, scope, scale apriscatole, palloni, corda per saltare e quel filo ricoperto da una plastica per  stendere i panni.

In fondo alla via c'era un pozzo una volta si usava per attingere l'acqua ora serviva per bagnare i campi ed era a disposizione di tutti. La mamma ci proibiva di avvicinarci e... come una legge non bene definita, facevamo l'esatto contrario...

 

I bucaneve

 

C'era tanto verde e già a fine di gennaio scendevano sulle rive del Seveso per cogliere i bucaneve, quante paure prendeva la mamma non vedendoci tornare, poi c'erano le viole, belle, scure e profumate, e i campi coltivati a frumento e in mezzo tanti fiordalisi, che andavamo a cogliere creando qualche danno, facendo attenzione al contadino che più di una volta ci ha fatto scappare di corsa, il fieno si caricava sul carretto e veniva portato in cascina oppure si facevano dei covoni in mezzo al prato con un bastone in mezzo, quante volte ci siamo tuffati e abbiamo giocato divertendoci un mondo, però, coloro che con tanta fatica lo dovevano per l'ennesima volta ricomporre... erano meno divertiti...

L'albero di ciliege

 

Ma il periodo che più mi piaceva era quando maturavano le ciliegie, una signora ne aveva una infinità di piante e durante il pomeriggio quando lei andava a fare la pennichella perché si alzava molto presto per accudire le mucche, noi, eravamo un bel gruppetto di ragazzini, salivamo su queste piante, e rubavamo le ciliegie, mi sembra di sentirne ancora il sapore, la signora si chiamava Maria, era una signora della Valtellina aveva capelli grigi faceva le trecce che poi arrotolava in una crocchia sulla nuca. Era davvero un donnone e portava gonne arricciate in vita e mai, l'ho vista con un paio di scarpe o ciabatte, portava sempre scarponi come quelli che si usano per andare in montagna, aveva occhi neri e vispi, quando ci vedeva sulle sue piante gridava:

"Un giorno o l'altro vi prendo, monelli che non siete altro," La sua mole non le consentiva di correre, alzava quella gonna e sotto aveva una sottoveste tutta rattoppata con pezze di diverso colore, rammendava tutto senza guardare tanto per il sottile, noi avevamo la velocità della gioventù dalla nostra, ci fermavamo a guardarla, quante risate, rossi in viso col fiatone, con qualche braccio o gamba graffiate dai rami dei ciliegi. Sapevamo che Maria avrebbe avvisato i nostri genitori, che puntualmente ci mettevano in castigo e qualche sculacciata era di normale amministrazione.

Non era per le ciliegie, una pianta l'avevamo anche noi a casa, era per il gusto di trasgredire, per scappare via.

Quando Maria seppe che mi sposavo,  venne  con un pacchettino-regalo, nonostante i dispetti che le avevo fatto da piccola, mi voleva bene. Dentro c'erano un cucchiaio, un forchettone e un coltello per la polenta, tutti di legno, diceva che portavano bene... Era questa semplicità che ci distingueva, malgrado le monellerie, ci perdonavano, non c'era astio, era logico e giusto che ci sgridassero, ma senza cattiveria di fondo, eravamo bambini, queste stesse persone che subivano le nostre scorrerie, comprendevano che erano ragazzate, perché in gioventù le avevano fatte anche loro. Non era mai colpa di uno solo, eravamo colpevoli tutti in egual misura, ora invece sembra sempre che nessuno abbia più colpe, ognuno di noi giustifica i propri figli.

 

Pacchetto regalo

La domenica mattina, la mamma ci svegliava, dovevamo andare a Messa, non ci volevo andare, mi vestiva uguale a mia sorella, e non eravamo gemelle, ma era vietato recriminare, mia sorella Emanuela era già grande si truccava e si vestiva da signorina, io e Cinzia con la stessa gonnellina, (ho sempre odiato le gonne), le calze coi disegnini e le scarpe uguali, forse la maglia qualche volta era diversa, andavamo in paese a piedi, noi tre davanti e papà dietro, poi noi in chiesa e lui andava in cooperativa a giocare alle bocce. Ricordo un particolare... una mia compagna di scuola, anche lei in chiesa con sua sorella, anche loro due vestite uguali, ma con un accessorio in più avevano le scarpe di vernice rossa e la borsettina uguale, ricordo di aver provato invidia per quell'accessorio che loro avevano e io no, ma è durato poco fortunatamente.

Uscivamo dalla chiesa e di corsa ci recavamo dalla Matilde una signorina che vendeva giornali, quaderni e caramelle sfuse, con 50 lire comperavi stringhe di liquirizia, caramelle gommose e frutti di gelatina e delle caramelle dalle forme di animali di liquirizia dura chiamati "esabesi ". Poi sono cresciuta e mi mandavano a messa da sola, ma dopo aver saputo che bigiavo, dovevo andare in chiesa, tornare a casa e spiegare tutto quello che avevano detto, anche durante la predica, mi hanno messo anche nel coro, e finché non mi sono sposata non ho potuto mancare mai.

Tutto è cambiato, è rimasta solo la chiesa di familiare, non c'è più la cooperativa, non ci sono più le piante di ciliegi, e forse nemmeno i bucaneve... con qualche amico sono ancora in contatto e si tratta veramente di buoni amici.

Qualcuno non c'è più, crescendo ha perso i ciliegi e le liquirizie, e ha conosciuto sostanze che non lasciano speranza, ma io li ricordo bambini dei quali rimangono solo le risate.

     

 Richard Clayderman - Sérénade de l'étoile


COMMENTI

  1. il 16 giugno, 2013 Lorenzo.rm dice:

    Grazie Enrica. Come sempre. Un altro quadretto delizioso del passato che conserva dentro il tuo cuore ostinate radici. Grazie a Giuseppe per la acconcia, sensibile presentazione. Grazie a Giovanna per la romantica musica. Vi rendete conto che siete un trio inimitabile?

  2. il 16 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Grazie a te Lorenzo per i tuoi immancabili e graditi apprezzamenti. Come suol dirsi nel gergo calcistico “Squadra che vince non si cambia” ma qui nel Bosco abbiamo tanti campioni in panchina e la rosa si può sempre allargare per migliorare e impreziosire il gioco. É un invito a provarci.

  3. il 16 giugno, 2013 giovanna3.rm dice:

    Molto simpatico il tuo racconto, Enrica, proprio schietto e reale: ricordo benissimo anch’io il negozio di alimentari del paesino dei miei nonni: c’era una madia con tutte le farine, lo zucchero, il riso, e con un mestolo apposito ti pesavano il Kg. o il 1/2 kg., anche il libretto dove veniva annotata la spesa: a fine mese si pagava!
    Quanti ricordi hai risvegliato, cara amica, sono tutti da conservare come merce preziosa. Grazie!

  4. il 16 giugno, 2013 enrica.Co dice:

    in quel periodo pensavo che la severità del mio papà fosse troppa, pensavo che sarei cresciuta e mi sarei sentita libera, in realtà non si è mai completamente liberi, e non si può davvero sapere cosa riservi la vita, quella casa in via Ca’ matta io l’ho donata a mia figlia,… e lei l’ha venduta,…. non so spiegare il perchè, ma mi sono sentita quasi tradita, l’avevo donata a lei proprio perchè non volevo che altre persone ci entrassero,mi sono scontrata con i miei fratelli che la volevano vendere e io invece no…. Ora non ci passo più da quella strada volutamente, per me è un dolore, ma come si dice la vita continua e si evolve, nella mia mente però tutto è rimasto come prima, anche ora se ci ripenso, vedo mia mamma seduta sul balcone che fa l’amato uncinetto e mio papà eterno brontolone innamorato che la guarda, mi mancano… e basta forse è tutto qua

  5. il 16 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Sono i tuoi ricordi Enrica, è la tua vita e non puoi dimenticare, per quanto vivi, sarà sempre parte di te. É bello ricordare, fa parte del tuo essere e non puoi staccarti da te stessa. Nei tuoi ricordi ci sono i tuoi genitori, la tua famiglia e tutta la tua esistenza. Ne sarai sempre orgogliosa di averla vissuta e di conservarne la memoria. Ora la condividi con i tuoi amici ed io per primo voglio ringraziarti per averlo fatto. Un abbraccio sincero da vero amico.

  6. il 16 giugno, 2013 franco muzzioli dice:

    Bel racconto verista di una Italia anni cinquanta tra la campagna e la periferia …ormai scomparsa .
    Caramelle per 50 lire…..ma erano tante….io mi ricordo le “Valda” da una lira e le rotelle di liquerizia con il confettino rosso al centro ,da due lire……quanti euro saranno ora ?????

  7. il 16 giugno, 2013 rosa.bs dice:

    ciao enrica, è molto bello e reale il tuo racconto, ci si divertiva a fare biricchinate, ma ci si divertiva!!!!! adesso fanno biricchinate senza divertimento, anzi, solo dispetti, e non sono mai contenti ivece noi con poco ci divertivamo,,,, scusate il mio italiano,,,,

  8. il 16 giugno, 2013 Giulio Salvatori dice:

    La memoria fruga nelle stanze dei ricordi.Gli angoli più nascosti si illuminano. Si aprono fotogrammi nitidi d’un passato che fa bene al cuore e agli amici.

  9. il 16 giugno, 2013 enrica.Co dice:

    Pino, tu mi conosci ormai, a volte la malinconia mi assale, ma per fortuna se ne va, sai anche che sono le mie emozioni
    ringrazio Lorenzo, Giovanna, Franco, non lo chiamo più signore, e Giulio Salvadori, Rosa non chiedere scusa anzi grazie di essere qui con noi

  10. il 16 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    É bello ritrovarci la domenica qui nel Bosco, i commenti non sono altro che un dialogo tra noi, un modo per scambiare i nostri pensieri, i nostri ricordi, le nostre emozioni. Anche un’occasione per sentirci uniti e vicini, malgrado le distanze geografiche. Grazie cari amici.

  11. il 16 giugno, 2013 alba morsilli dice:

    il tuo racconto fa parte di quella Italia povera e contadina di quando il tempo ancora non volava velocemente,tu parli degli anni 60 dove si sentiva già aria di benessere nelle città, e dove la fuga dalle compagne era diventata una cosa di massa.
    in un tuo commento hai dato la risposta al tuo articolo dove hai lottato contro i tuoi fratelli per non vendere quella casa, loro avevano gia dimenticato il passato forse molto superficiali o grandi egoisti, tu per amore hai lottato perchè il tuo sentimento è grande ma vedi che anche tua figlia non ti capisce, loro forse non vivono di passato
    Enrica i tuoi scritti è come farti un esame di coscienza e i nostri commenti ti assolvono da tanti pregiudizi

  12. il 16 giugno, 2013 enrica.Co dice:

    Alba, forse è più giusto vivere nella realtà che di emozioni ….o forse chissà …sono io strana, ma ognuno deve fare cio che crede meglio e accettare di buon grado le conseguenze, anche se a volte non piacciono, io a malincuore lo faccio, ma poi la mia testa ritorna da dove sono partita….. da casa mia ….

  13. il 17 giugno, 2013 Carlotta dice:

    Mi piacciono i “c’era una volta” o i “come eravamo”… fanno parte di noi, della nostre origini, della nostra storia.
    Se poi sono raccontati bene… Enrica ☺

  14. il 17 giugno, 2013 enrica.Co dice:

    grazie Carlotta

  15. il 17 giugno, 2013 gianna dice:

    Giuseppe3,ca; molto belli i tuoi racconti, di un tempo sono sempre ricordi veri raccontati in famiglia,non avevano nulla ma tanta felicita,’bravissimo complimenti.

  16. il 17 giugno, 2013 maria11 dice:

    li leggo sempre volentieri i tuoi racconti anche se non commento tutte le volte, ciao

  17. il 17 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Condivido Carlotta, abbiamo analogia di gusti, infatti, ‘C’era una volta’ e ‘Come eravamo’ sono proprio le parole che ho scelto per la presentazione del bellissimo racconto di Enrica. Posso già anticiparti che ce ne saranno altri. Grazie.

  18. il 17 giugno, 2013 sandra vi dice:

    I tuoi racconti mi fanno ritornre con struggente nostalgia alle estati passate con nonna nel paesino in Valcuvia.Anche li lo stesso unico negozietto ,strapieno ,vendeva di tutto e lo gestiva la dolce sig. Maria ,noi avevamo sempre pochi soldi ,ma lei abbondava nel darci le famose caramelle ‘muk i pare,le ricordate,Come sempre il tuo pezzo e ‘ sempre bello Giovanna,un grazie a tutti

  19. il 17 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Gianna e Maria11, per il racconto diamo tutto il merito all’amica Enrica che ne è l’autrice. Io posso sentirmi solo onorato di averlo selezionato e presentato. Grazie per i vostri cortesi interventi.

  20. il 17 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Vero Sandra, si vive anche di ricordi, il nostro passato fa parte della nostra storia e della nostra vita e non possiamo dimenticarlo.
    Ti ringrazio per la tua assiduità, ci segui sempre sia che ti trovi in Grecia sia, come ora, in Italia. Un augurio di Buone Vacanze italiane. Ciao.

  21. il 17 giugno, 2013 wanda dice:

    mi sono sempre piaciute le favole,anzi se una favola non cominciava col “c’era una volta” per me non era una favola e quella che ho appena letto è una dolcissima favola che mi porta indietro nel tempo. Non so dire quale sia il tempo migliore se il passato o il presente,oggi si tollera tutto, è tutto permesso, e se qualche divieto viene imposto, i genitori passano per insensibili o soggetti da psicologo nel peggiore dei casi. A me è stato insegnato a rispettare i vecchi e i bambini, a chiedere “per piacere” e ringraziare. Non trovo la stessa maturità nei giovani moderni, non in tutti, per fortuna, ma tendiamo a scusare anche i fatti più gravi con l’inesperienza e forse la colpa è la nostra che non abbiamo saputo insegnare loro i valori veri della vita.Sono sbagliata io? Comunque lo spaccato di vita che ha narrato Enrica è uno dei più dolci che ho letto…

  22. il 18 giugno, 2013 marisa.8bs dice:

    i ricordi,è bello poterli condividere con qualcuno che ha fatto le stesse esperienze,ogni tanto ci provo coi nipoti,mi piace ricordare,le difficoltà di allora le speranze .la gioia delle piccole cose.e si loro stanno li ad ascoltarti ,dopo pochi secondi gia si sono stancati .non capiscono è fuori dai lori schemi .e allora grazie enrica è stato bello ritornare giovane

  23. il 18 giugno, 2013 enrica.co dice:

    grazie a Voi tutti/ tutte
    grazie ancora

  24. il 18 giugno, 2013 Nembo dice:

    Come sempre un bellissimo racconto, e questa storia mi riporta alla mia giovinezza, e mi chiedo come tutti noi abbiamo fatto a sopravvivere senza play station, xbox, videogiochi e altro, ma con le bustine di farina di castagne,dividendo una bottiglietta di gazzosa, o acqua con idrolitina, e vedendo Rin tin tin. Vero quello che ho letto nei vari commenti, avevamo poco, quasi nulla, ma tanta felicità.

  25. il 18 giugno, 2013 giuseppe57 dice:

    qualcvuno rimpiange quei tempi, io certamente no,sono stati bei tempi perche avevamo la giovinerzza ed aspiravaamo a tempi migliori,ma quando sono arrivati ,in parte sono stati sprecati con lesagerazione,ora cè solo la speranza di non precipitare.comunque leggo sempre con piacere quasi tutti i commenti che riportano anche me nellinfanzia vissuta .ciao a tutti da 57

  26. il 18 giugno, 2013 enrica.co dice:

    l’acqua idrolitina l’avevo scordata la preparava nelle bottiglie con la macchinetta sopra e d’estate faceva una specie di gassosa con erba salvia e limoni e bustine di the che poi metteva in cantina, quanto lavoro faceva, la sera la bevevamo sotto il porticato fatto con la vite al fresco, grazie Nembo,grazie <Giuseppe 57

  27. il 18 giugno, 2013 GIOVANNA dice:

    Giusseppe sai che non sò rispondere alla domanda:era meglio vivere nei tampi dei ns nonni o adesso ??????
    Forse meglio oggi !!!!!!!!!!!! anche se sono spariti i VALORI MORALI E UNANI !!!!!!!!!!!! un mondo senza regole!!!

    CIAO GIOVANNA

  28. il 19 giugno, 2013 riccardo2.co dice:

    Come allora c’è anche oggi chi ha poco o niente, e chi ha tutto, ma per me la cosa che manca è la spensieratezza, di quel tempo, anche i nostri genitori sebbene impegnatissimi con il lavoro della fabbrica, più quello della terra, ma trovavano sempre un poco di tempo per noi figli, ora lo stress e il progresso ci hanno dato tutto, ma ci manca la felice spensieratezza degli anni 50/60.
    Il racconto è molto belle le foto anche complimenti alla redazione del bosco

  29. il 21 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Tutto vero ciò che dici Wanda, il mondo cambia, purtroppo non sempre in meglio ma noi, con i nostri raccontini del passato, riusciamo a ricordare i bei tempi e a mantenrci ‘giovani’ nella mente. Grazie per il tuo pensiero.

  30. il 21 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Sono d’accordo con te, Marisa: il mondo oggi va più veloce di noi e i giovani, nipotini compresi, si adeguano ai tempi mentre noi, invece, continuiamo a viaggiare alla nostra velocità, ma va bene lo stesso. Grazie.

  31. il 21 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Sono sulla tua stessa linea di pensiero, Nembo, forse è così per tutti ma noi comunque cerchiamo di adeguarci e imperterriti andiamo avanti. Affermativo!

  32. il 21 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Bene Beppe, forse non è necessario rimpiangere il passato ma è bello ricordarlo con piacere, senza rinnegare niente. Grazie per la tua partecipazione.

  33. il 21 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Ersì, Giovanna, ogni tempo ha i suoi pro e contro e noi, considerando la nostra esperienza, cerchiamo di cogliere il meglio da ogni cosa. Grazie.

  34. il 21 giugno, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Grazie per i complimenti alla redazione, Riccardo, sono d’accordo. La spensierateza cerchiamo di mantenerla ancora oggi ma soprattutto cerchiamo di non dimenticare i buoni esempi che ci hanno trasmesso i nostri genitori. Grazie.

  35. il 25 giugno, 2013 facchinaggio dice:

    Sono molto felice di aver trovato questo sito. Voglio ringraziarvi per il tempo che spendete, è una lettura meravigliosa! Io sicuramente mi sto godendo ogni post e ho gia’ salvato il sito tra i segnalibri per non perdermi nulla!
    facchinaggio http://www.last.fm/user/trasportare166


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