LA DOMENICA DEL BOSCO

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Agarico, Boleto, Bubbola, Chiodino, Colombina, Cortinario, Ditola, Gallinaceo, Giandolin, Griffone, Lingua di bue, Mazza di tamburo, Morchella, Moretta, Ovolo, Pinarolo, Pioppino, Porcinello, Porcino, Prataiolo, Prugnolo, Rossetta, Spugnola, Sanguinello, Steccherino, Trombetta, Verdone, Vescia e chi più ne ha più ne metta.

I nomi si sprecano anche perché ci sono le varietà regionali che assumono denominazioni locali o dialettali specifiche e particolari.

Nel Regno Botanico Vegetale i funghi hanno due grandi suddivisioni:

  • - Funghi Inferiori (sono alcune centinaia ma che trascuriamo);

  • - Funghi Superiori che sono suddivisi in tre classi principali: Ascomiceti (circa 20.000); Basidiomiceti (15.000) e Funghi imperfetti (25.000).

Tutti i funghi sono privi di clorofilla, quelli elencati appartengono ai Funghi Superiori, mangerecci, ma è da aggiungere il Tartufo, considerato il re dei funghi, che appartiene alle Tuberacee della classe degli Ascomiceti. Trattasi di un tubero che si sviluppa nel sottosuolo in simbiosi con le radici delle piante, querce in particolare.

Andiamo oltre le notizie scientifico/culturali e passiamo a leggere questa piacevole e simpatica storiella che l’amica Enrica Bosello ci ha gentilmente presentato. Grazie Enrica.

Felice Domenica, buona lettura e ricca raccolta di funghi nel Bosco.

 

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E' autunno le foglie cambiano colore, sui tralci tanti grappoli d'uva poi le foglie cadono e insieme a loro cadono anche i ricci pieni di castagne, nei boschi c'è vita, rumori di rami spezzati, fruscii di foglie spostate, voci di bimbi e di adulti, cesti pieni di frutti che la natura ci regala, castagne, noci, funghi e tartufi.

Non ho mai visto un tartufo da vicino né ne ho mai assaggiato e neppure sentito l’aroma.

Mi rendo conto della mia mancanza e per il momento mi limito ad informarmi, poi chissà che in futuro magari potrò assaggiarlo.

Il tartufo ha tradizioni antichissime, lo usavano i Sumeri(1) che lo mischiavano con orzo, lenticchie e ceci, i greci, i popoli arabi, e naturalmente i popoli latini. Plinio il vecchio, naturalista convinto, aveva coniato questa definizione:

Il tartufo sta fra quelle cose che nascono ma non si possono seminare”.

Finché la scienza non ha saputo dare risposte precise sulla crescita di questo tubero, diverse erano le versioni di credenza popolare, che suscitava lunghissime discussioni, in alcuni periodi si temeva fosse pericoloso e velenoso, per questo definito cibo del diavolo o delle streghe.

Nonostante le dicerie però l'uso nelle cucine non venne mai limitato e divenne anche un regalo pregiato da donare ad ospiti illustri.

  tartufo bianco di Alba

         Tartufo bianco di  Alba

Nel 1700, in Piemonte, si faceva grande uso del tartufo bianco, imitando la corte di Francia, considerato da tutte le corti d'Europa l'aglio del ricco, per il sapore agliaceo che emana.

A quei tempi se ne trovavano in grandi quantità, tanto che a Torino, i sovrani italiani invitavano, ospiti nobili di rango prestigioso, ambasciatori esteri, i quali potevano assistere o partecipare alle battute che organizzavano per piacere.

Si iniziò ad utilizzare i cani che grazie al loro olfatto si dimostrarono validi collaboratori nella ricerca del tartufo.

Venne utilizzato come dono di riguardo, sin da tempi molto antichi dal web:

Sant'Ambrogio ringraziava il vescovo di COMO San Felice per la bontà dei tartufi ricevuti.

Ma ha lusingato tantissimi esponenti della nostra storia

Il Conte Camillo Benso di Cavour nelle sue attività politiche utilizzò il tartufo come mezzo diplomatico, Gioacchino Rossini lo definì "Il Mozart dei funghi", lord Byron lo teneva sulla scrivania perché il suo profumo gli destasse la creatività, Alexandre Dumas lo definì il “Sancta Santorum della tavola” (fonte web)

Ma anche nel nostro secolo, il tartufo ha giocato un ruolo importante. Fu un albergatore, Giacomo Morra, che cominciò denominando il tartufo bianco " Tartufo d'Alba", fu il primo ad intuire quanto potesse essere importante il tartufo in una zona come le Langhe, promuovendo il tartufo, promuoveva tutti i prodotti della zona, vino, carni, formaggi, nocciole e torrone.

Nei primi anni si appoggiò alle feste annuali vendemmiali ma nel 1930 diventava la Fiera dei tartufi d'Alba.

  cane da tartufo

                             Cane da tartufo                           

Sviluppando tutto il suo sapere, fondò una scuola pratica di cucina, attraverso lunghi tirocini si apprendeva l'arte del cucinare, e si acquisiva la patente o il diploma di chef, inventando o riproponendo piatti antichi della tradizione delle Langhe e di Alba in particolare. Un personaggio che ha fatto del tartufo la propria bandiera, nel suo albergo e ristorante sono passati politici, scrittori, personaggi importanti, turisti buongustai di tutto il mondo.

La stampa inglese già nel 1933 mandava inviati per conoscere i Tartufi e descrivere ampiamente la Fiera ed un giornalista del Times scriveva nel novembre del 1933 sul suo giornale: le Langhe producono i tartufi bianchi d'Alba, i più profumati ed i più rinomati del mondo e quando nel 1936 un giornalista italiano chiese a Giacomo Morra perché il Tartufo d'Alba è il migliore del mondo, rispose con disarmante semplicità: "Lo chieda al Creatore!" (fonte web)

  tartufi bianchi di Alba

Tartufi bianchi d'Alba

La storia di questo uomo, figlio di un mezzadro, che con l'impegno e non poche difficoltà, da oste diventò ristoratore, inventando parecchi antipasti, poi albergatore, e commerciante di tartufi bianchi di Alba, e neri che si faceva spedire da Norcia, per servire il mercato francese, studiò finché scoprì il modo di conservarli, riuscì a raggiungere gli Stati Uniti con tartufi freschi e conservati.

Era l'ambasciatore del tartufo italiano nel mondo. Definito come il Re dei tartufi, seguendo l'esempio i regnanti nei secoli precedenti, che lo utilizzavano come dono diplomatico, Giacomo Morra decise di regalare ogni anno un grosso tartufo a uomini potenti, oppure a grandi artisti nel mondo.

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Tartufo nero di Norcia

Quello che non sapevo è che, proprio nella vicina Svizzera, a pochi km da casa mia, vi è il territorio idoneo per la crescita di questo particolare fungo.

Dal monte San Giorgio, (definito anche Monte dei Sauri, dagli studiosi dei fossili che lo definiscono un scrigno di tesori, visto i reperti di pesci e fossili marini lunghi anche sei metri, che sono stati ritrovati), fino al monte San Salvatore, che domina Lugano,

si trovano tartufi che non sono inferiori ne come qualità ne come profumo al famoso tartufo d'Alba.

La particolarità di un terreno calcareo unita alla vegetazione di latifoglie consente la crescita, e proprio un italiano di origine marchigiana ne ha fatto la sua professione. Fin da piccolo andava con il nonno per boschi alla ricerca del "diamante nero" .

E proprio grazie a quest'uomo che il tartufo Svizzero, dal 1986 fino ai nostri giorni è stato venduto e riconosciuto nel mondo, offrendo tartufi freschi, che ricerca personalmente con l'aiuto del proprio cane. Il profumo che è la caratteristica del tartufo, è penetrante e persistente, e si sviluppa durante la maturazione lo scopo naturale è quello di attirare gli animali selvatici, cinghiali, maiali, tassi, ghiri e volpi, che spargeranno le spore che servono per continuare la crescita e la specie.

In Ticino crescono le quattro migliori specie europee di tartufi neri, anche se nella nostra zona la ricerca del tartufo e al momento solo amatoriale.

Ora devo solo assaggiarlo chissà che non mi cucini un piatto di tagliatelle al burro con tartufo e...... buon appetito.

     (1) - Popolo vissuto nella Mesopotamia meridionale tra il 3000 e il 2000 a.C.

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Barra div. - linea ondulata stelline multic.   Giovanni Marradi   - Forever beautiful    


COMMENTI

  1. il 14 dicembre, 2014 lorenzo.rm dice:

    Una domenica così, all’insegna dei tuberi, come potremo dimenticarla? Con la confermata maestrìa di Enrica e la collaborazione di Giuseppe e Giovanna? Oggi è proprio domenica,una bella domenica.

  2. il 14 dicembre, 2014 Nembo dice:

    L’autunno stagione con romantici colori che ci accompagna verso la stagione fredda, però la natura stessa prima ci regala molte prelibatezze descritte da Enrica nel suo Post, la migliore è il tartufo, che in questo periodo fa da padrone e, molte sono le mostre, sagre con degustazioni sparse in tutta Italia. Oggi con la pioggia in Brianza, sarebbe veramente una buona Domenica tartufata. Un Saluto

  3. il 14 dicembre, 2014 Enrica Bosello dice:

    Sarebbe bello, scoprire oggi, in quante altre parti d’Italia, è possibile trovare il tartufo, sembra debba diventare una delle possibili alternative alla crisi, magari diventando più accessibile sul mercato anche per chi non ha possibilità economiche elevate. grazie per il video mi è piaciuto molto buona giornata a tutti

  4. il 14 dicembre, 2014 giuseppe3ca dice:

    Ti rinnovo i miei complimenti Enrica, una bella storia non solo per lo spirito naturalistico ma anche per gli aspetti commerciali ed economici che girano attorno al tartufo. Buono il tuo suggerimento per la ricerca su larga scala al fine di ampliare ed estendere anche ad altre regioni il ‘culto’ del prezioso tubero che può portare alla realizzazione di reddito per gli addetti ai lavori.
    Notizie, non confermate, dicono che il tartufo nero esiste anche in Sardegna ed è possibile che sia vero considerate le estensioni boschive della regione, resta tutto da verificare con gli esperti.
    Condivido la tua approvazione per il video di Giovanna che ci presenta, oltre alla musica deliziosa, una natura viva che purtroppo sta scomparendo. Grazie, ciao.

  5. il 14 dicembre, 2014 giuseppe3ca dice:

    Un doveroso grazie a Nembo e Lorenzo per l’approvazione del servizio. Un augurio di Buona Domenica a tutti.

  6. il 14 dicembre, 2014 Francesca dice:

    Io sono cittadina del Monferrato e delle Langhe. Alba è una meta che prediligo e nella quale mi reco spesso, si trova a pochi chilometri da casa mia. Ma non è certo per il pregiato tubero dal costo dell’oro, che la visito. Se mi capita di trovarmi ad Alba nelle giornate dedicate alla Fiera Internazionale del tartufo bianco , non ci si può muovere, talmente è pressante la marea di gente che, da ogni parte del mondo arriva a visitarla, e non solo. Ho visto persone acquistare il tubero d’oro a prezzi che variavano tra i 400 e i 500 euro all’etto. Si, signori, ho detto….ALL’ETTO!!!
    E non erano sempre i soliti “ricconi” inglesi o americani.
    Per quanto riguarda la tua speranza, cara Enrica, che il tartufo possa diventare una delle possibili alternative alla crisi, credo sia mera utopia. E’, e resterà sempre, il RE dei tuberi, mai declassato, mai superato. Io non lo mangio, innanzitutto perchè sono controcorrente: non mi piace. Ma, in ogni caso, non spenderei mai tanti soldi per un’abbuffata. Però capisco chi lo apprezza e un buon piatto di tagliatelle o un risotto al tartufo se lo gusta con tanto piacere.

  7. il 14 dicembre, 2014 Enrica Bosello dice:

    Buon giorno Francesca, io non ho mai nemmeno visto un tubero di tartufo, non ne ho mai sentito il profumo, vorrei davvero che non sia solo alla portata di chi abbia le possibilità, se rimarrà un sogno, pazienza, sognare non costa nulla….
    Posso dirti, che mio papà condiva il bollito con il rafano, facevano la salsa creen come la chiamava lui, e cresceva nel nostro giardino, posso sempre rimediare con quello,come dice il detto… chi si accontenta gode

  8. il 14 dicembre, 2014 franco muzzioli dice:

    Meraviglia delle meraviglie ! Noi nelle nostre colline o nelle valli del ferrarese troviamo solo qualche “scorzone”…e ci accontentiamo ….ma immaginiamo con l’acquolina in bocca….i bianchi di Alba

  9. il 14 dicembre, 2014 giovanna3rm dice:

    Non conosco il tartufo bianco di Alba, ma quello nero di Norcia, comunque di varie parti dell’Umbria.
    Ho mangiato delle tagliatelle, cosparse di tartufo nero, molto buone. Certo il gusto è piuttosto particolare e non per tutti è gradevole. A me è piaciuto molto. Parlo di alcuni anni fa e anche il tartufo nero era assai costoso, meno di quello bianco ma il prezzo era, comunque, assai alto. Anch’io sono dell’opinione di Francesca: il Tartufo rimane il re dei tuberi, costosissimo, il suo uso, pertanto, è necessariamente limitato a pochi fortunati.
    E’ bene conoscerne le caratteristiche, divulgarne la conoscenza nei vari paesi e promuoverne le esportazioni, giacché per la maggioranza degli italiani è una prelibatezza proibitiva! Un’altra eccellenza italiana!

  10. il 14 dicembre, 2014 elisabetta8.mi dice:

    Giuseppe,Giovanna,Enrica,un grande grazie x questo regalo.Conosco il tartufo,nel mio lavoro era presente,nn ero a conoscenza di tutto la sua storia,ma del suo aroma e del suo valore,si.non amo questo tubero,i gusti sono diversi x tutti.Di recente ho letto che ,il tartufo piu’ grande in assoluto è stato trovato in Umbria,dal modico prezzo di 50,000 mila euro,,,,Un piatto di tagliatelle con questo tubero,sarebbe indigesto x tanti,,,Giovanna il video è stupendo,Ancora grazie accompagnato da un caro saluto,,,,

  11. il 14 dicembre, 2014 Riccardo Avanzi dice:

    Giuseppe anche nell’alto appennino Emiliano zona Lama Mocogno alcuni anni fa davano dell pazzo ad un signore che diceva di andare per tartufi, ora dopo anni si scopre che anche li si trova il tartufo, io penso che non siano solo le zone conosciute ad avere l’esclusiva, ma se le voci di ritrovamenti si fanno sentire su tutto il territorio nazionale e oltre, credo che queste voci rispondano al vero.
    Sono i cercatori che tengono segreti questi posti, per tenere alto il prezzo, e anche l’alto costo dei cani che vengono addestrati per la ricerca.
    Io l’ho assaggiato varie volte, concordo con Giovanna è ottimo, ma non a tutti può piacere, come concordo con Enrica quando dice che sarebbe bello se un domani potesse dare reddito non solo in quelle zone.
    Ricordo a Francesca che se non fosse per il Tartufo e l’ottimo vino, Alba e dintorni sarebbero si bei posti da visitare, ma avrebbero molti milioni di turisti in meno.

  12. il 14 dicembre, 2014 giuseppe3ca dice:

    Grazie Ely, l’unione fa la forza e insieme ce la mettiamo tutta per offrire servizi interessanti e piacevoli allo stesso tempo. Validissimo l’elogio a Enrica per lo scritto ricco pure di preziosi cenni storici e alla brava Giovanna per aver completato l’opera con immagini e immancabile video sempre sapientemente ricercato. I commenti dei lettori fanno da cornice per completare il quadro. Ciao.

  13. il 14 dicembre, 2014 Enrica Bosello dice:

    Mi è sorto un dubbio, Signor Franco ma lo “scorzone” che trovate nelle colline o valli ferraresi è quella biscia nera, che abbiamo anche nelle nostre colline, o è un tipo di tartufo chiamato volgarmente così, perchè so bene di essere ignorante, ma io non ho capito

  14. il 14 dicembre, 2014 giuseppe3ca dice:

    Riccardo può essere che il tartufo sia diffuso più di quanto si creda o si sappia al momento ma gli astuti addetti ai lavori tengono strettamente segreto il loro sapere perchè la raccolta su larga scala porterebbe inevitabilmente all’abbattimento dei prezzi e questo sarebbe controproducente per l’economia ristretta ai pochi. Si sa che l’abbondanza di merce fa buon mercato ma è proprio questo che loro non vogliono. Resterebbe solo la differenziazione sulla base della qualità e per ora il tartufo bianco d’Alba la fa da padrone. Certo che la possibilità di una assaggino per tutti non sarebbe male. Ciao, a presto.

  15. il 15 dicembre, 2014 Enrica Bosello dice:

    La domenica del bosco è finita inizia una nuova settimana, ringrazio tutti, da chi ha voluto il mio scritto a chi lo ha postato e completato, a chi lo ha letto e commentato…buona settimana a tutti

  16. il 15 dicembre, 2014 gabriella BZ dice:

    Il tartuffo questo fungo tanto costoso; ho mangiato molto tempo fa, un risotto dove era scritto “risotto ai tartuffi” Io ho guardato se vedevo un pò di nero, ero in Umbria, ma non ho visto niente , certo il profumo, ed io lo voglio dire,per me era profumo. Ho avuto il dubbio che in tutta la pentola abbiano messo una spolverata di tartuffo, come io metto la noce moscata in alcuni piatti.Andando poi con mia figlia a fare delle gite, abbiamo assagiato altri piatti a base di tartuffo, sempre molto buono, ma pagava mio genero. Enrica a me piace ma per il suo prezzo , mi faccio un risotto con i funghi che si trovano da tutte le parti d’Italia. Ciao

  17. il 15 dicembre, 2014 Enrica Bosello dice:

    Stavo pensando di chiedere a mio genero, visto che per te ha funzionato….. magari sarà tartufo avvelenato…. chissà….
    mal che vada posso sempre ripiegare x un buon risotto, su funghi, asparagi,devo dirti che l’ho provato anche alle fragole e allo zenzero e non era male…. Per cui risotto per tutti i gusti…. ciao

  18. il 15 dicembre, 2014 Enrica Bosello dice:

    il tartufo avvelenato, è sottinteso che è riferito a me, poi posso anche sbagliarm, ma l’amor per la suocera….., forse perchè io non ho mai amato la mia suocera, il dubbio mi viene…. sperimenterò…..

  19. il 15 dicembre, 2014 sandra vi dice:

    Belo il tuo post Enrica come sempre ricco e accurato nelle descrizioni.Solo che mi hai preso per la gola ha me piaceva moltissimo il tartufo ,e quando c’era mio marito ogni anno facevamo una gita con amici vicino ad Acqui per una tartufata.Pero’nn erano i prezzi di adesso …….Il padrone del locale aveva il suo posto segreto e poteva permettersi di servircene in abbondanza!Un grazie a Giovanna per il suo bellissimo video e le foto

  20. il 15 dicembre, 2014 giuseppe3ca dice:

    Si avvicina il Natale, cerchiamo di essere buoni, se possibile, anche con le suocere oltre che tra di noi. Fate i bravi, grazie!

  21. il 15 dicembre, 2014 Enrica Bosello dice:

    Era una BATTUTACCIA, e poi io sono Brava e ridi un po’ Giuseppe

  22. il 15 dicembre, 2014 giuseppe3ca dice:

    Certo che rido Enrica, giusto per stare allegri in compagnia. Anche le battuttacce, come dici tu, possono essere simpatiche e la tua lo è certamente. So che oltre che brava, sei buona d’animo e questa è la cosa importante. Ciao.


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