E’ un articolo di Davide Giacalone pubblicato nella News letter del Legno Storto del 6 dicembre 2012. Dunque, vecchiotto. Però di spread si parla e si parlerà sempre e comunque, a proposito e a sproposito.Penso che sia utile farci una chiacchierata sopra. Naturalmente, se siete d’accordo.
Dunque, trascrivo l’articolo.
Il feticismo dello spread genera mostri politici. I mostri politici generano squilibri sociali. Gli squilibri sociali rendono più deboli le democrazie e pericolante il cammino europeo, se non compensati con consolidamenti istituzionali. Se la politica non è la mera arte della propaganda, se la posta in gioco non sono solo i voti, di queste cose occorrerebbe ragionare con la dovuta serietà. Gli spread in divaricazione, lo abbiamo sostenuto molte volte e non ci torno, segnalano una debolezza strutturale dell’euro e dell’Unione monetaria. Se si guarda il grafico degli andamenti spagnoli e italiani si vede che non ci sono meriti o colpe nazionali, semmai l’imposizione di una svalutazione interna per reggere ai vincoli esterni. Noi toccammo il dramma nell’agosto del 2011 (governante Berlusconi), quando i mercati ritennero l’Italia più a rischio della Spagna. Per ribaltare quel giudizio occorsero mesi e soldi, non bastando certo il cambio della guardia a Palazzo Chigi.
Oggi si festeggia uno spread in ribasso, con Mario Monti che indica simbolicamente il livello 287 (la metà del picco massimo, precedente al suo avvento), ma si dimentica che lo sfiorammo già nel marzo scorso, salvo poi tornare sopra 500. A fronte della speculazione contro i debiti sovrani, fin qui, l’unica cosa che ha funzionato è stato l’intervento della Banca centrale europea. Se si guarda con occhio libero quel che accade ci si accorge che non è la politica del rigore (necessaria, ma per altri motivi) che fa scendere lo spread, ma l’avere preso atto che non porta da nessuna parte. Ridescritto il feticismo dello spread, il mostro politico consiste nel credere che la salvezza stia proprio in quel che ha fallito. Tanto è vero che quelle politiche sarebbero dovute servire a comprimere i debiti, pur mettendo nel conto spiacevoli effetti recessivi, e, invece, la recessione c’è, ma i debiti crescono. Non funziona. S’è guadagnato tempo, certamente, ma s’è perso denaro. Nel caso italiano s’è perso quello dei contribuenti che sono stati chiamati a pagare di più, salvo ritrovarsi con un debito pubblico più alto in valore assoluto e più pesante sul pil.
Se la sinistra italiana (ma non solo, vale anche per i francesi) pensa di festeggiare gli effetti della “serietà” fantasticando di rilancio, ha sbagliato indirizzo, perché questo genere di politiche non prevede alcun rilancio. E se pensa di mascherare la mancata ripresa con altro moralismo fiscale, tanto che Bersani oramai neanche nasconde più il desiderio di una (ulteriore) patrimoniale (senza contestuali ed equivalenti abbattimenti Irpef), ciò acuirà la recessione, diminuirà la ricchezza e accrescerà gli squilibri sociali.
Gli italiani che non arrivavano alla quarta settimana, protagonisti della propaganda che ci voleva vittime dell’iniquità, ovviamente figlia del mitico e inesistente “liberismo selvaggio”, erano più ricchi di quelli che dovrebbero festeggiare il rigore e il calo degli spread. Con l’aggravante che si aizza sempre di più la guerra interna, facendo credere che la colpa sia di chi non paga abbastanza, laddove, al contrario, non solo i benestanti onesti già pagano troppo, ma il problema è la spesa fuori controllo e un debito non abbattuto con dismissioni.
E qui si giunge al paradosso: nel caos schiamazzante della politica nostrana è evidente che Mario Monti rappresenta un punto di stabilità, e anche un riferimento per gli interlocutori internazionali, ma la politica del suo governo ha avuto effetti negativi. Per giunta destinati a riverberarsi nel futuro prevedibile. Mettiamola così: il Monti che alza le tasse va male, ma agisce perché non ha alternative immediate; il Monti che constata l’insostenibilità dei costi sanitari (del welfare disfunzionale tutto, in verità) va bene, ma si frena perché non ha tempo e forza.
Se si abbraccia il primo Monti e si cancella il secondo, come farebbe la sinistra bersanian-vendoliana, spezziamo l’Italia e ne distruggiamo il sistema produttivo. Né, del resto, sembrano più promettenti quanti sanno solo dire: Monti-Monti-Monti, con lo stesso acume di chi fa gli scongiuri. O una destra che dice… già, cosa dice? A questo aggiungete che gli sfasciacarrozze sono quotati quale secondo partito. Ciò ci dice che se non c’è ragione di credere che i pericoli esterni siano cessati, ve ne sono molte, e solide, per metterci in guardia dai pericoli interni. Cui ci si abbandona con festosa voluttà.
Sono ragionamenti ancora validi. E non importa che non ci sia più Berlusconi, né Monti, né Letta, e che ora c’è Renzi, che cambierà, ecc. ecc. Il feticcio dello spread rimane. E, anche se in sottofondo, rimane come un incubo. D’altra parte, è scontato che il rapporto fra l’andamento dei nostri titoli e quelli tedeschi mostrerà sempre un divario, più o meno grande. Mah. Ragioniamoci su perché ci sono varie implicazioni. E l’articolo, a mio parere, consente di parlare di tutti i problemi dell’economia, in Italia e nel mondo. In piena libertà.
Richard Clayderman - Au bord de la rivière
COMMENTI
il 21 gennaio, 2015 Giuseppe3.ca dice:
Spread alto, spread basso, spread al peperoncino o alla camomilla…..
Parole, parole, parole e ancora parole…..
La realtà è che siamo sempre noi a farne le spese e pagare caro e salato e non c’è mai nessun colpevole, chiunque sia a dirigere il vascello.
il 21 gennaio, 2015 lorenzo.rm dice:
Grazie, Pino. E’ proprio vero quello che dici.
Guai a dare troppa importanza agli indici economici. Guai, soprattutto, a farli diventare regole indispensabili per Stati e cittadini. Tanto più quando chi decide li pone a base delle azioni che altri –sempre Stati e cittadini- dovranno compiere. Il cerchio , così, si chiude: i cosiddetti tecnici dicono che è giusto che essi prevalgano sugli sprovveduti –sempre Stati e cittadini- . Non sono importantissimi, invece, gli indici: spread, , pil, debito e altri- se non per motivi pratici di osservazione. Guai a farne dei feticci, soprattutto perché i “sensori” che contano sono altri: reddito, occupazione, consumi, investimenti, e tutti questi vanno conquistati all’interno dei vari Paesi e, soprattutto, sulla base di giusti e corretti rapporti internazionali.
il 21 gennaio, 2015 franco muzzioli dice:
Caro Lorenzo che lo spred (soprattutto ora che è basso ) non interessi più nessuno mi pare chiaro, anche se è potuto essere un leva politica importantde.
L’articolo mi sembra un pò obsoleto ….sono altri i problemi che interessano ora l’Italia., equilibrii instabili nella maggioranza , collusioni tra governo ed opposizioni sempre meno chiare , nel momento in cui ci si prepare a varare leggi importanti e ad eleggere il nuovo Capo dello Stato questo sfumarsi a destra e a manca da un senso di scarsa stabilità politica ed ha mio parere è questo che può interessare il cittadino ….la chiarezza politica.
il 21 gennaio, 2015 lorenzo.rm dice:
Devo delle scuse a Giovanna perché non ho rilevato prima la sua sapiente impostazione del pezzo. Grazie, Giovanna.
il 21 gennaio, 2015 lorenzo.rm dice:
Grazie, Franco, delle considerazioni e dei consigli.Io non so davvero che cosa sia oggi più importante: se la confusa situazione politica (con il famoso patto del Nazareno in testa) o il reale andamento economico del nostro Paese, della UE e dell’economia mondiale. Penso però che occorra dare un giudizio definitivo in merito alla completa inattendibilità degli indici economici per testare lo stato di salute di un sistema. Tanto più se chi fa gli indici chiama al loro rispetto intere comunità e se non si può giurare sulla competenza e serietà di chi gli indici li vuol fare rispettare. Sai, ho vissuto una vita professionale fra indici e statistiche e so come vengono fatti e che reale importanza abbiano. Per tornare alla politica, non è meglio tacere?
il 21 gennaio, 2015 mario33,co dice:
Vediamo cosa è lo SPRED ( Da: “Repubblica”)
Spread: dal sostantivo inglese “apertura”, “scarto”. È il differenziale di rendimento tra un’obbligazione e un’altra, solitamente meno rischiosa e perciò detta benchmark, “di riferimento”. Lo spread determina gli interessi che si pagheranno sul debito pubblico, e indica il rischio percepito di chi emette l’obbligazione (se è un titolo di stato si parla di rischio-paese). Uno spread troppo ampio fa lievitare gli interessi passivi, rende difficile emettere nuovo debito e compromette il rating, che è il giudizio di solvibilità dell’azienda o del paese emittente.
Nella cronaca dei mercati lo spread indica lo scarto tra il Bund tedesco – l’emissione più solida d’Europa – e i titoli di stato di paesi con maggiori probabilità di insolvenza. Nell’ultimo mese lo scarto tra il Btp italiano a dieci anni e il Bund con simili caratteristiche s’è aperto da 200 a quasi 400 punti base. Significa che la Germania può indebitarsi a un tasso di circa il 2,5% l’anno, mentre l’Italia deve pagare agli investitori anche oltre 6%, per il sovrapprezzo dato dallo spread.
(31 ottobre 2011)
Orami da anni l’economia non è più un fatto reale, non si vive più di denaro contante. L’economia è diventata un fatto astratto, per addetti ai lavori. Una volta c’erano solo la Borse che determinavano gli indici,l’andamento, di un’azienda, di un paese. I suoi cali, i suoi rialzi, determinavano anche il buon andamento dell’economia della nazione. da qualche anno, si vive una situazione politica italiana disastrata, fatta di corruzione, di defezione alla politica da parte della popolazione, di disoccupazione, di povertà reale, di inciuci, di “sbandamenti,” dove è diventa evidente un incapacità della politica di fare scelte, di avere una linea di condotta coerente, forte, determina, di sapere come risolvere i problemi del paese (l’ottimismo di Renzi mi lascia perplesso), anch’egli come accade spesso in Italia, deve scontrarsi contro falchi e colombe. All’interno del suo stesso partito. Senza contare l’ostruzionismo della galassia parlamentare. I vari patti concordati con altri schieramenti politici (l’Italia il paese degli accordi fatti a pranzo a cena degli accordi sotto banco), mai… accordi chiari, fatti in sedi appropriate! Accordi, inciuci sotto banco, poi… disattesi, rivisti, negati, ripensati. Mai una concretizzazione reale su quello che si deve finalmente e realmente fare. Cosa bisogna mettere in atto(troppo difficile), per risolvere concretamente i problemi del paese. L’economia che con l’europeismo con la globalizzazione è diventata una voce determinate di ogni singolo paese. Un termometro… che misura la salute di una nazione,che la fa da padrona, che misura la “febbre” politica, dei paesi, verifica le scelte, le riforme, le prese di posizione politiche di ogni singolo paese. Lo SPREAD, il PIL, etc. le agenzie di RATING, cose un po’ astratte e astruse che si sono aggiunte con una capillarizzazione dell’economia, della politica, della vita sociale, hanno concretamente reso più difficile la situazione di governabilità di ogni singolo paese. Abbiamo aggiunto all’utile il superfluo rendendo L’economia più debole, più sensibile, più labile, a variazioni di mercato e a forti speculazioni. Vedremo cosa si inventeranno in futuro i marcati continuando a portare avanti un astrattismo economico, fatto, di quinta essenza anche speculativo.
il 21 gennaio, 2015 Lorenzo.rm dice:
Grazie, Mario, per le tue approfondite considerazioni. Che confermano il parere negativo su tutti i ragionamenti basati su indici scelti a caso o manovrati secondo le compiacenze di questo o quello Stato, di questo o quell’organo. Guai a fidarsi troppo dei falsi maestri.
il 21 gennaio, 2015 gianna dice:
Lorenzo, l’argomento di oggi, Spread alto, spread basso, e sempre ,parole e parole in realta’è che siamo solo e sempre noi a pagare molto salato e non si trovano mai un vero colpevole chiunque sia a dirigere, questa rimane la verita’!
il 21 gennaio, 2015 lorenzo.rm dice:
Grazie, Gianna. Il distacco fra classe politica e cittadini è ormai abissale. E’ vero che, alla fine, sono sempre i più deboli a pagare, seguendo o no gli indici tipo gli spread. Del resto la classe politica ha rinunciato da tempo a rappresentare la gente e si fa dare gli ordini dai cosiddetti tecnici, installati nei centri di potere della UE e della finanza..
il 21 gennaio, 2015 sandra vi dice:
Ho letto con molto interesse quanto e’ stato scritto ,vedo che il problema della salita o discesa dello spread nn desta piu’ tanta preoccupazione.Quello che preoccupa invece moltissimo ,in un momento cosi’ delicato quale e’ quello che stiamo atraversando e’ questo instabile equilibrio nella maggioranza,in vista di importanti decisioni che devono essere approvate ,in primis la nomina del capo dello Stato.Mancanza di chiarezza fra governo e opposizioni ,mentre e’ piu’ che mai necessaria serieta’ e rapidita’ nelle decisioni concordate da tutti
il 21 gennaio, 2015 sandra vi dice:
Giovanna mi e’ scappato il commento ma sai che piacere mi fa acoltare il pezzo di musica che tu scegli con tanta cura ,grazie un abbraccio
il 21 gennaio, 2015 gianna dice:
Chiedo Scusa a Giovanna, per non averti potuto ringraziare di tutto quello che ci fai vedere e sentire, le tue foto e la tua meraviosa musica e video,ma non avevo internet ora è arrivato perdonami ma non sono la colpevole un abbraccio per te e grazie sempre di tutto ciao….
il 21 gennaio, 2015 Lorenzo.rm dice:
Grazie, Sandra. Già, dello spread non si parla più, forse perché era un cavallo di battaglia all’epoca in cui la Germania aveva un andamento dell’economia assai diverso da quello italiano. Ma appunto questo deve farci riflettere: i potenti usano gli indici secondo le loro convenienze, ma in tutti i casi siamo in subordine. Oggi vanno più di moda gli scostamenti rispetto al debito, stando sempre all’economia. Ma io sono sempre più freddo rispetto a questi indici generici,che altri fissano. Quanto alla politica, essa è sempre più asservita ai potentati economici. Governi, Capi di Stato, equilibri politici saranno più o meno determinati da chi comanda nei luoghi che contano.
il 21 gennaio, 2015 giovanna3.rm dice:
Leggendo, con molta attenzione, sia l’articolo dell’autore, sia la chiara esposizione che ne ha fatto Mario.co, sono riuscita a capire cos’è lo spread. Certo, noi non finiremo mai di adottare termini stranieri, difficili da interpretare.
A mio modestissimo parere se non ci saranno nuovi investimenti, sia da parte italiana che estera, che possa permettere un’incremento della produzione interna, come potrà mai diminuire il debito pubblico, arrivato ormai a cifre stratosferiche? Alla luce, poi, della nostra conduzione politica, fuori da ogni schema normale, non godiamo sicuramente di buona reputazione all’estero, pertanto le esportazioni diminuiranno, la dicoccupazione continuerà ad aumentare……in parole molto semplic: è come vedere un cane che si mangia la propria coda! L’attuale governo mi sembra sia stato incapace, fin qui, di attuare una politica positiva, almeno nei settori determinanti, pertanto lo scoraggiamento è inevitabile. Tuttavia, poiché occorre pensare positivo, c’è da augurarsi che un giorno o l’altro qualcuno dei politici importanti sia folgorato da un’idea che riesca a cambiare l’attuale situazione estremamente precaria.
Grazie Lorenzo che ci induci sempre a riflettere su temi di grande importanza.
il 22 gennaio, 2015 lorenzo.rm dice:
Grazie a te, Giovanna, delle indicazioni che offri al nostro dialogo. Ritengo che, dietro ai numeri, ci siano interessi, volontà, intenzioni più o meno occulte. Ecco perché bisogna, come si suol dire, “andarci dentro e capire”, Se la UE fosse una vera comunità il discorso sarebbe più facile, ma non lo è. E poi la UE è solo un pezzo del mondo: gli altri Paesi quali bisogni hanno, quali interessi? Occorrerebbe un vero e proprio “concerto internazionale” per chiarire davvero il da farsi, senza lasciare nelle esclusive mani dei potentati economici e finanziari ogni decisione.
PASSA IL TEMPO....
Le lancette della vita ... scorrono nella perfetta sincronizzazione dei secondi....
e ad ogni movimento del tempo....nulla sara mai come prima....
E anche se non potrò vederti, parlarti, ascoltarti ....in questo presente....
Ti vedrò , ti parlerò, ti ascolterò nei secondi di tempo che ho fermato nel mio cuore.....
m.d
Spread alto, spread basso, spread al peperoncino o alla camomilla…..
Parole, parole, parole e ancora parole…..
La realtà è che siamo sempre noi a farne le spese e pagare caro e salato e non c’è mai nessun colpevole, chiunque sia a dirigere il vascello.
Grazie, Pino. E’ proprio vero quello che dici.
Guai a dare troppa importanza agli indici economici. Guai, soprattutto, a farli diventare regole indispensabili per Stati e cittadini. Tanto più quando chi decide li pone a base delle azioni che altri –sempre Stati e cittadini- dovranno compiere. Il cerchio , così, si chiude: i cosiddetti tecnici dicono che è giusto che essi prevalgano sugli sprovveduti –sempre Stati e cittadini- . Non sono importantissimi, invece, gli indici: spread, , pil, debito e altri- se non per motivi pratici di osservazione. Guai a farne dei feticci, soprattutto perché i “sensori” che contano sono altri: reddito, occupazione, consumi, investimenti, e tutti questi vanno conquistati all’interno dei vari Paesi e, soprattutto, sulla base di giusti e corretti rapporti internazionali.
Caro Lorenzo che lo spred (soprattutto ora che è basso ) non interessi più nessuno mi pare chiaro, anche se è potuto essere un leva politica importantde.
L’articolo mi sembra un pò obsoleto ….sono altri i problemi che interessano ora l’Italia., equilibrii instabili nella maggioranza , collusioni tra governo ed opposizioni sempre meno chiare , nel momento in cui ci si prepare a varare leggi importanti e ad eleggere il nuovo Capo dello Stato questo sfumarsi a destra e a manca da un senso di scarsa stabilità politica ed ha mio parere è questo che può interessare il cittadino ….la chiarezza politica.
Devo delle scuse a Giovanna perché non ho rilevato prima la sua sapiente impostazione del pezzo. Grazie, Giovanna.
Grazie, Franco, delle considerazioni e dei consigli.Io non so davvero che cosa sia oggi più importante: se la confusa situazione politica (con il famoso patto del Nazareno in testa) o il reale andamento economico del nostro Paese, della UE e dell’economia mondiale. Penso però che occorra dare un giudizio definitivo in merito alla completa inattendibilità degli indici economici per testare lo stato di salute di un sistema. Tanto più se chi fa gli indici chiama al loro rispetto intere comunità e se non si può giurare sulla competenza e serietà di chi gli indici li vuol fare rispettare. Sai, ho vissuto una vita professionale fra indici e statistiche e so come vengono fatti e che reale importanza abbiano. Per tornare alla politica, non è meglio tacere?
Vediamo cosa è lo SPRED ( Da: “Repubblica”)
Spread: dal sostantivo inglese “apertura”, “scarto”. È il differenziale di rendimento tra un’obbligazione e un’altra, solitamente meno rischiosa e perciò detta benchmark, “di riferimento”. Lo spread determina gli interessi che si pagheranno sul debito pubblico, e indica il rischio percepito di chi emette l’obbligazione (se è un titolo di stato si parla di rischio-paese). Uno spread troppo ampio fa lievitare gli interessi passivi, rende difficile emettere nuovo debito e compromette il rating, che è il giudizio di solvibilità dell’azienda o del paese emittente.
Nella cronaca dei mercati lo spread indica lo scarto tra il Bund tedesco – l’emissione più solida d’Europa – e i titoli di stato di paesi con maggiori probabilità di insolvenza. Nell’ultimo mese lo scarto tra il Btp italiano a dieci anni e il Bund con simili caratteristiche s’è aperto da 200 a quasi 400 punti base. Significa che la Germania può indebitarsi a un tasso di circa il 2,5% l’anno, mentre l’Italia deve pagare agli investitori anche oltre 6%, per il sovrapprezzo dato dallo spread.
(31 ottobre 2011)
Orami da anni l’economia non è più un fatto reale, non si vive più di denaro contante. L’economia è diventata un fatto astratto, per addetti ai lavori. Una volta c’erano solo la Borse che determinavano gli indici,l’andamento, di un’azienda, di un paese. I suoi cali, i suoi rialzi, determinavano anche il buon andamento dell’economia della nazione. da qualche anno, si vive una situazione politica italiana disastrata, fatta di corruzione, di defezione alla politica da parte della popolazione, di disoccupazione, di povertà reale, di inciuci, di “sbandamenti,” dove è diventa evidente un incapacità della politica di fare scelte, di avere una linea di condotta coerente, forte, determina, di sapere come risolvere i problemi del paese (l’ottimismo di Renzi mi lascia perplesso), anch’egli come accade spesso in Italia, deve scontrarsi contro falchi e colombe. All’interno del suo stesso partito. Senza contare l’ostruzionismo della galassia parlamentare. I vari patti concordati con altri schieramenti politici (l’Italia il paese degli accordi fatti a pranzo a cena degli accordi sotto banco), mai… accordi chiari, fatti in sedi appropriate! Accordi, inciuci sotto banco, poi… disattesi, rivisti, negati, ripensati. Mai una concretizzazione reale su quello che si deve finalmente e realmente fare. Cosa bisogna mettere in atto(troppo difficile), per risolvere concretamente i problemi del paese. L’economia che con l’europeismo con la globalizzazione è diventata una voce determinate di ogni singolo paese. Un termometro… che misura la salute di una nazione,che la fa da padrona, che misura la “febbre” politica, dei paesi, verifica le scelte, le riforme, le prese di posizione politiche di ogni singolo paese. Lo SPREAD, il PIL, etc. le agenzie di RATING, cose un po’ astratte e astruse che si sono aggiunte con una capillarizzazione dell’economia, della politica, della vita sociale, hanno concretamente reso più difficile la situazione di governabilità di ogni singolo paese. Abbiamo aggiunto all’utile il superfluo rendendo L’economia più debole, più sensibile, più labile, a variazioni di mercato e a forti speculazioni. Vedremo cosa si inventeranno in futuro i marcati continuando a portare avanti un astrattismo economico, fatto, di quinta essenza anche speculativo.
Grazie, Mario, per le tue approfondite considerazioni. Che confermano il parere negativo su tutti i ragionamenti basati su indici scelti a caso o manovrati secondo le compiacenze di questo o quello Stato, di questo o quell’organo. Guai a fidarsi troppo dei falsi maestri.
Lorenzo, l’argomento di oggi, Spread alto, spread basso, e sempre ,parole e parole in realta’è che siamo solo e sempre noi a pagare molto salato e non si trovano mai un vero colpevole chiunque sia a dirigere, questa rimane la verita’!
Grazie, Gianna. Il distacco fra classe politica e cittadini è ormai abissale. E’ vero che, alla fine, sono sempre i più deboli a pagare, seguendo o no gli indici tipo gli spread. Del resto la classe politica ha rinunciato da tempo a rappresentare la gente e si fa dare gli ordini dai cosiddetti tecnici, installati nei centri di potere della UE e della finanza..
Ho letto con molto interesse quanto e’ stato scritto ,vedo che il problema della salita o discesa dello spread nn desta piu’ tanta preoccupazione.Quello che preoccupa invece moltissimo ,in un momento cosi’ delicato quale e’ quello che stiamo atraversando e’ questo instabile equilibrio nella maggioranza,in vista di importanti decisioni che devono essere approvate ,in primis la nomina del capo dello Stato.Mancanza di chiarezza fra governo e opposizioni ,mentre e’ piu’ che mai necessaria serieta’ e rapidita’ nelle decisioni concordate da tutti
Giovanna mi e’ scappato il commento ma sai che piacere mi fa acoltare il pezzo di musica che tu scegli con tanta cura ,grazie un abbraccio
Chiedo Scusa a Giovanna, per non averti potuto ringraziare di tutto quello che ci fai vedere e sentire, le tue foto e la tua meraviosa musica e video,ma non avevo internet ora è arrivato perdonami ma non sono la colpevole un abbraccio per te e grazie sempre di tutto ciao….
Grazie, Sandra. Già, dello spread non si parla più, forse perché era un cavallo di battaglia all’epoca in cui la Germania aveva un andamento dell’economia assai diverso da quello italiano. Ma appunto questo deve farci riflettere: i potenti usano gli indici secondo le loro convenienze, ma in tutti i casi siamo in subordine. Oggi vanno più di moda gli scostamenti rispetto al debito, stando sempre all’economia. Ma io sono sempre più freddo rispetto a questi indici generici,che altri fissano. Quanto alla politica, essa è sempre più asservita ai potentati economici. Governi, Capi di Stato, equilibri politici saranno più o meno determinati da chi comanda nei luoghi che contano.
Leggendo, con molta attenzione, sia l’articolo dell’autore, sia la chiara esposizione che ne ha fatto Mario.co, sono riuscita a capire cos’è lo spread. Certo, noi non finiremo mai di adottare termini stranieri, difficili da interpretare.
A mio modestissimo parere se non ci saranno nuovi investimenti, sia da parte italiana che estera, che possa permettere un’incremento della produzione interna, come potrà mai diminuire il debito pubblico, arrivato ormai a cifre stratosferiche? Alla luce, poi, della nostra conduzione politica, fuori da ogni schema normale, non godiamo sicuramente di buona reputazione all’estero, pertanto le esportazioni diminuiranno, la dicoccupazione continuerà ad aumentare……in parole molto semplic: è come vedere un cane che si mangia la propria coda! L’attuale governo mi sembra sia stato incapace, fin qui, di attuare una politica positiva, almeno nei settori determinanti, pertanto lo scoraggiamento è inevitabile. Tuttavia, poiché occorre pensare positivo, c’è da augurarsi che un giorno o l’altro qualcuno dei politici importanti sia folgorato da un’idea che riesca a cambiare l’attuale situazione estremamente precaria.
Grazie Lorenzo che ci induci sempre a riflettere su temi di grande importanza.
Grazie a te, Giovanna, delle indicazioni che offri al nostro dialogo. Ritengo che, dietro ai numeri, ci siano interessi, volontà, intenzioni più o meno occulte. Ecco perché bisogna, come si suol dire, “andarci dentro e capire”, Se la UE fosse una vera comunità il discorso sarebbe più facile, ma non lo è. E poi la UE è solo un pezzo del mondo: gli altri Paesi quali bisogni hanno, quali interessi? Occorrerebbe un vero e proprio “concerto internazionale” per chiarire davvero il da farsi, senza lasciare nelle esclusive mani dei potentati economici e finanziari ogni decisione.