L’INVISIBILE CLOCHARD
Scritto da Giuseppe il 1 Luglio 2017 | 30 commenti- commenta anche tu!
Un Clochard quasi invisibile
Da qualche tempo noto un clochard che gira sotto casa, non dà fastidio a nessuno, ma mi incuriosisce. Strano che si fermi in questo villaggio di case tutte nuove, il gruppo di case ha sì un parco con panchine, ma per entrarci si deve passare da un portone che nessuno apre a persone sconosciute.
Le case sono costruite a cerchio in modo che solo gli abitanti possano entrare nel parco. Questa persona non tanto vecchia mi fa pena e pochi giorni fa ho allungato un paio di monete perché potesse andare a bere un caffè. Forse aveva fame, ma con quegli spiccioli sarebbe uscito anche un panino. Ho poi chiesto come mai si fermava nella via e non andava sotto i portici dove senza dubbio pochi euro in più avrebbe potuto averli a fine giornata.
Mi piace questo posto, rispose, e poi a Merano ci sono nato, sono partito per fare la naja e sono rimasto nella città della naja per molti anni, poi la fortuna mi ha voltato le spalle, sono rimasto senza lavoro in questi anni dove la speranza di lavorare è poca, la moglie è morta ed io sono rimasto solo, se si escludono alcuni parenti che non si ricordano più di me.
I miei vecchi amici non mi riconoscono più, la povertà fa girare loro le spalle, chi ha bisogno di aiuto è meglio che stia lontano da loro. Lentamente mentre parlava ci si avviava al bar, mi chiese; non ha vergogna a farsi vedere per la strada con me? Le chiedo se è ricercato dalla polizia e lui ridendo mi rispose: forse dalla pulizia, sebbene al dormitorio pubblico ci possiamo fare la doccia. Entriamo in un bar dove sono conosciuta dai vecchi tempi, non ho vergogna ad offrire un caffè le chiedo di sedere, vicino viene un amico di quelli che si hanno da sempre, forse incuriosito per vedermi con una persona insolita.
Dopo aver bevuto i caffè, vedo il mio amico che osserva con aria incuriosita il clochard, io lo guardo e chiedo, non ne hai mai visti in giro per la città? Si tanti, ma a questo vorrei dare un nome se non sono indiscreto. Lo conosci? Chiedo. Mi sembra di ricordare un viso ma da tanti anni non lo vedo. Il clochard si alza e mi saluta ringraziando il mio amico per il caffè. Siamo rimasti stupiti, quando si è visto riconosciuto o forse aveva riconosciuto pure lui il mio amico, se ne è andato.
Mentre eravamo soli ho chiesto se l’avesse riconosciuto davvero, mi spiegò che se era la persona da lui riconosciuta erano tanti anni che non lo vedeva e forse non l’avrebbe riconosciuto se l’avesse incontrato in centro, perché se si osservassero tutti i clochard o extracomunitari, sarebbero davvero troppi da vedere.
Piano piano sono ritornata a casa, ma non ero contenta con me stessa. Sono passati pochi giorni e rivedo l’invisibile, mi è entrata in testa una strana idea, perché al pensiero di essere riconosciuto è andato via? Paura d’essere riconosciuto? Perché? Lo saluto e chiedo se si sente bene, mi risponde di si, ma aggiunge che per alcuni giorni è andato in un paese vicino. Non chiedo il motivo, ma è lui ad aggiungere, non volevo che il suo amico cercasse in me una persona che non c’è più.
Ho capito che si sono riconosciuti ora ne sono convinta, ma perché allontanarsi? Forse avrebbe potuto aiutarlo. Poi mi dice, signora la saluto e ringrazio, mi allontano da questa oasi di pace. Senza aggiungere altro se ne è andato. Pochi giorni dopo un ragazzo che abita nella mia stessa casa mi chiede se so dove è andato il clochard, lo osservo e rispondo di no, come mai ti interessi a quell’uomo chiedo? Il ragazzo diventando rosso mi risponde: credo sia mio nonno, solo oggi mia mamma mi ha raccontato di avere ancora il papà, ma è certa che sia una persona che vuol essere invisibile, ma io ho visto lei che parlava con il clochard ed ho pensato che fosse lui, forse voleva vedere noi senza essere riconosciuto.
Clochard nella Stazione Centrale di Milano
per emergenza freddo 9 febbraio 2012
Sono molto indecisa se dirle dove avrebbe potuto ritrovarlo anche perché con sicurezza neppure io lo sapevo, ma di una cosa ero certa, non era sporco, aveva solo vestiti vecchi e rattoppati ma puliti, perciò il posto più facile per trovarlo era il dormitorio dove non mancano certo le docce. Dentro di me penso se è il caso di dirlo oppure no, poi mi son detta, se è venuto nella zona doveva sapere che in questo rione abitano i parenti, perché non dire al ragazzo dove poteva trovare il nonno? Se il nonno non voleva farsi riconoscere dai suoi parenti non avrebbe dovuto venire dove ci abitavano. Ho dato dei consigli al ragazzo, dicendogli anche che forse non era il nonno, ed in ogni caso non offendere nessuno. Mi sembrava di aver fatto un brutto gesto verso il clochard, ma ieri in compagnia di quel ragazzo ho rivisto un signore che del clochard non aveva più niente.
Mi ha donato un mazzo di fiori e mentre il ragazzino che gli stava accanto si guarda attorno, lui mi ha detto, di nuovo grazie signora anche se non so se riuscirò a vivere nuovamente in questo mondo.
sogno di un clochard - matteo - orchestra italiana bagutti





Un vivo ringraziamento Giuseppe per la coreografia e la bellissima canzone. Dove tu trovi canzoni tanto belle non lo so, ma io ti dico grazie. Un saluto ciaoo
Complimenti GABRIELLA ,hai scritto una storia veramente molto bella .Hai fatto una descrizione di un realismo tale quasi tu dipingessi una tela e la figura del clochard ne emerge coisuoi panni da barbone si ,ma pulito .Anche se ai margini della società ha mantenuto la sua dignità d’uomo.Un rinraziamento a GIUSEPPE per la bella coreografia e la veramente stupenda canzone ,con un caro saluto ciao
Grazie Sandra del commento, dove leggi anche quello che io non ho scritto. E’ veramente una figura molto decorosa quella di questo clochard. Ti saluto con un abbraccio ciao.
Una vita dura quella del clochard, ma questo ha avuto la fortuna di essere stato baciato da Dio. Brava Gabriella, complimenti.
Fantastica storia, Gabriella, al limite dell’incredibile. Una storia bella e significativa: nessuno ci può giudicare e non dobbiamo giudicare nessuno. Ah la vita, com’è varia. E bella. Grazie a te e Giuseppe. Sempre.
Siamo un TEAM cioè una Squadra, ovvero un gruppo di persone che collabora per la stessa Impresa e la nostra Impresa è il Bosco. Grazie Gabriella, anche te fai parte del TEAM e la collaborazione è reciproca. Un saluto d’Amico, ciao.
Antonella grazie del tuo commento, sei sempre molto dolce. Un caro saluto ciaoo
Ti ringrazio Sandra, sei sempre generosa nei miei confronti. Anche per te vale quanto detto per Gabriella, siamo un Gruppo che collabora… e aspettiamo il tuo prossimo lavoro, il Bosco ti attende. Un caro saluto, ciao.
Ciao Lorenzo, sono sulla tua lunghezza d’onda, il giudizio lo può dare solo LUI, noi non siamo nessuno. Grazie con un caro saluto ciaoo
Un riconoscimento che viene da Lorenzo vale sempre doppio e lo condivido volentieri con Gabriella per i suoi meriti. Grazie a te Lorenzo… preparaci qualcosa anche te, il Bosco nei tuoi confronti è in crisi di astinenza… attende un tuo rientro alla grande per completare il TEAM. Buona Domenica.
Gabriella, molto bello questo post, ma anche commovente nel racconto,parli di un Clochard quasi invisibile,nella zona dove abiti ora, da tempo notavi la sua presenza chiedendoti come’ possibile entrare dentro il vostro parco , e riservato ma solo per chi abita in queste nuove case costruite da poco,ma questo clochard invece entrava senza dare alcun fastidiom ma un giorno Gabry incuriosita da questa cosa si fermo’ per donare qualche euro per bere un caffe’ e magari mangiare un pannino calcolando che la sua offerta le permetteva di fare colazione. molto bello questo gesto di umanita’ verso altri. Poi parlando lei disse perche’ non va sotto i portici o alla stazione dove sono gli atri Clochard e lui disse sono nato qui e poi da grande sono partito per fare la naja sono rimasto in quella citta’ per parecchi anni,ma rimanendo senza lavoro poi mori la moglie, e lui cerco di avvicinarsi a Merano dove era nato,ma la fortuna le giro’ le spalle, anche i suoi parenti indifferenti non lo cercavano,ma lui solo sapeva perche’voleva tornare nei suoi amati luoghi d’infanzia,Grabry lo accompagno parlando a bere un caffe a bar. ma un amico del bar si osservano ma fore si sono riconosciuti un po ,questo clochard ringrazio gentilmente Gabry e poi disse vado.Ma un giorno arrivo’ con un mazzo di fiori per ringraziarla per la sua gentilezza,Io penso che non era un vero clochard ma una persona per bene e stato gentilissimo offrire dei fiori nonostante chiede l’elemosina su una strada ,lui cercava dei suoi cari che forse non lo riconoscono piu’,ma come sappiamo il sangue vuole la sua parte. ma con molta sfurtana si lascio’ andare al triste destino di fare Il clochard.bello questo racconto,bellissimo il video, la sua coreografia e la bella canzone trovata a regola d’arte per questo racconto, dal nostro Giuseppe,brava Gabry molto intensa questa storia. Un saluto a voi.Ciaoo
Ciao Gianna, sono felice che il mio post ti sia piaciuto, sai accompagnare un barbone per bere un caffè, non è male anche perchè mi aveva incuriosito parecchio. Sono felice che abbia ritrovato la sua famiglia anche se sono certa che prima o poi il destino avrebbe giocato a loro favore.Un saluto ciaooo
Cara Gabriella un racconto molto molto umano è un insegnamento di umanita che non tutti possiedono e che ognuno di noi dovrebbe mettere in pratica gli insegnamenti del nostro buon DIO che DIO te ne renda merito, grazie del tuo post
Antonino ti ringrazio di cuore delle tue parole. Sai se era aggressivo non mi sarei avvicinata, ma quella persona non aveva l’aria di uno che ti può fare del male, perciò è stato semplice parlarle. Un saluto ciao
leggere il tuo scritto è come leggere una bella storia ai bambini, dove l’amore per il prossimo che attualmente sta svanendo, mentre in te esiste ancora.fa bene questo tipo di lettura
Anche in questo racconto, gabriella ha saputo trasmetterci le sue capacità di ottime descrizioni!Certo i suoi ricordi sono forse un po’ remoti, ma sempre presenti nella storia di questo clochard!Infatti oggi i clochard non esistono più, come li intendevamo anni fa, ma sono quasi tutti stranieri, che si comportano in modo che non ci rammentano più i semplici, teneri e sorridenti personaggi , che io ricordo bene , e ai quali faceva piacere offrire la monetina che era sempre seguita da un sorriso triste! Erano quasi sempre nello stesso luogo che aspettavano, e noi cercavamo,coloro che ci sembravano ” amici”!Tutto cambia e in peggio!La canzone mi ha ” inumidito” gli occhi!! Bellissima!Grazie Gabriella e Giuseppe!
Alba potrebbe essere una favola, ma alle volte può succedere. Son felice di averti vista(virtualmente.) Un saluto ciao
Edis.maria, un ringraziamento per aver letto il mio post,anche se ti devo dire che pochi clochard ci sono ancora, anche se puliti. Non sono certo quelli vecchi che ricordiamo noi, vestiti di cenci e giornali davanti in modo che il freddo non penetrasse nel loro corpo, sporchi e forse ti davano un pò di paura in certi casi. Non parliamo degli extra comunitari che VOGLIONO il meglio. Sono d’accordo con te per aver gli occhi lucidi a sentire la canzone che Giuseppe mi ha trovato. Un caro saluto ciaooo
Gabriella anche io non intendevo i clochars vestiti sporchi, con cartoni per dormire, perchè da almeno dieci anni hanno le strutture (laiche o religiose) che li assistono e quindi si presentano senza creare problemi. Io ho interloquito con Michi (non clochar, non mi piace, oggi, chamarlo così perche i veri clochars non esistono più) con con poche parole e una monetina al giorno come un amico, poi è scomparso! Gabriella il tuo racconto mi ha sollecitato ricordi di un paio di anni fa, oggi tutto è cambiato,! Non tutto è limpido e sereno! Ciao Gabriella i tuoi racconti fanno sempre riflettere, il che è salutare! Ciao
Edis.maria, hai ragione nel dire delle strutture infatti sono alloggiati quei pochi alla Caritas. Sono felice che ti sia piacciuto il post. Ciao
Giuseppe, una risposta te la devo. Tu sai i motivi, fondamentalmente di salute, che non mi consentono un impegno diretto nella squadra del Bosco. Comunque, sono sempre uno di voi, e ciò vale per sempre: passato, presente e futuro. Grazie, Amico mio.
Grazie Lorenzo, lo so, sei fermamente dei nostri, la mia esortazione è giustificata dalla fiducia in te, non solo mia ma anche di tanti altri/e. Con un piccolo sforzo di buona volontà, insieme, possiamo dare ancora tanto… coraggio, provaci ancora e sarai vincente.
buongiorno gabry, bellissimo questo raconto e credo che tutto ciò che scrivi sia realtà. oggi sono in molti i nostri nonni che vivono in situazioni del genere e se devo essere sincero ci 6 riuscita farmi coMmuovere di buon mattino, credimi vorrei incontrare anch’io un signore del genere come lo hai incontrato tu e è degno di essere chiamato signore tu gabry 6 molto generosa e buona lui ha trovato in te forsa sua figlia x lui rappresentavi la figlia dopo averti vista e conosciuta ha preferito ancora tornare vivere d’elemosina. ragioniamo un pò pure noi un giorno potremo diventare mendicanti, mai vergognarsi di un uomo che x vivere chiede una monetina x un caffe. Brava gabry questo post merita un plauso, ciao buona giornata
Buongiorno Vanny, come sfondo ha una realtà e tu lo hai capito, poi la fantasia ci può lavorare ma se non avessi conosciuto quest’uomo, non sarebbe uscito il post. Lui nelle sua grande povertà cercava quella figlia che sapeva esserci ma non voleva essere da lei riconosciuto, fino a quando non si è sentito chiamare nonno dal ragazzino. Anche in una città d’oro sotto tutti i punti di vista, se dai uno sguardo dietro le quinte trovi sempre i poveri, ma poveri davvero, quelli che mai avresti pensato d’incontrare. Ti abbraccio e ringrazio CIAOOOO
Come è mia abitudine al mattino faccio una camminata per i lungarni. Sul marciapede seduto per terra, con una barba molto lunga con una coperta su le spalle, forse si riparava dal sole. Era un povero uno dei tanti che girano per la città, chiedeva l’elemosina, vestito malamente con vestiti sporchi. Subito mi è venuto da riflettere su cosa vedevo. La vita in strada non è facile è dura e pericolosa si lotta per sopravvivere, a dipendere da chi ti offre aiuto. Questa povera gente, è esposta a tanti pericoli aggressioni, freddo e tante umiliazioni a volte essere cacciato come indesiderato, spesso con cattive maniere. Sono in aumento il numero dei poveri. Li trovi nelle stazioni, nelle panchine dei giardini, sotto i ponti. Non commuovono piu’ i poveri, c’è tanta indifferenza. sono divenuti un problema. La vita in strada è vista con diffidenza, questa povera gente aumenta sempre piu’, è incapace di difendersi vedi le aggresiioni di balordi, uccidendo anche. Diamo un poco di attenzione quando vediamo questi poveri, non giriamo la testa dall’altra parte per non vedere. Dobbiamo avere carità, amore verso gli altri.
è molto interessante e commovente il tuo racconto:sembra una bella favola, non so se esistono ancora questi tipi di clochard ma quello che hai fatto x lui è un’azione buona che ha fatto sentire bene il clochard ma meglio te
è molto bella la musica che chiude il tuo post, come sempre Giuseppe lascia la sua firma
Gugli forse da te ce ne sono di più di queste povere persone, da noi hanno un dormitorio grande con docce e pasti. Sono alla caritas, certo si devono tenere puliti, ma meglio così che come erano una volta.Chiudi dicendo di dare attenzione, bisognerebbe che fossero TUTTI i comuni a farlo. Un saluto.
Ciao Carlina, potrebbe sembrare una favola ma non lo è. Però non è neppure un clochard straccione e sporco, è una povera persona che si è trovata nella miseria più nera, non credo che di questi tempi sia l’unico, io personalmente ho conosciuto solo questo, ma ce nesono altri. La musica è fenomenale. Ciao e grazie
Un ringraziamento per Gianna, Edis.Maria e Carlina ma vale per tutte/tutti: un buon lsvoro merita un bel contorno ed è ciò che ho tentato di fare, com’è nel mio stile, se è andata bene, son contento, grazie ancora. Un saluto sincero.
Naturalmente il mio elogio va a Gabriella che con questa storia, antica e moderna nello stesso tempo, ha saputo toccare i nostri animi portandoci ad inumidire gli occhi con un pizzico di commozione. Brava e grazie.