EVVIVA IL CARNEVALE !!
Scritto da Scoiattolina il 15 Febbraio 2010 | 13 commenti- commenta anche tu!



Che carnevale sarebbe senza maschere???
L' Uomo usò mascherarsi sin dalla Preistoria, per propiziarsi la Caccia .....
Se ne servì poi in Riti religiosi, i quali costituirono le Prime Rappresentazioni Teatrali in cui le MASCHERE caratterizzavano un determinato Personaggio .....
In Italia, l'uso delle MASCHERE giunse dalla Magna Grecia e precisamente dalla Città campana di ATELLA : infatti, essendo gli atelliani Attori Ambulanti, furono loro a rendere famosi alcuni Personaggi delle Commedie dell'Arte .....
Si può quindi affermare che le storie di Arlecchino, Colombina, Brighella, Pantalone,
ecc.ecc. che, ogni anno a CARNEVALE, ci prestano i loro Costumi : iniziano in Italia intorno al 1500 .....
A quel tempo, infatti, le Compagnie di attori che si formavano erano anche Autori e Registi dei loro Spettacoli e questo nuovo genere entusiasmò Piazze e Teatri d' Italia e d' Europa : la " Recita a Soggetto ", che non si serviva di testi scritti ma di CANOVACCI, sui quali
s'improvvisava a seconda delle richieste del Pubblico, dava sfogo a tutto l' estro dei Ballerini, Acrobati, Mimi, Cantanti ed Attori .....
Essi, con i loro Lazzi evidenziavano i Vizi ed i Difetti dal popolano al mercante avaro o al nobile prepotente, rappresentanti esemplari della Società del Tempo : i Personaggi erano quindi MASCHERE, ciascun Attore ne rappresentava una, che diventava il suo ruolo per tutta la vita !
Di tutte le MASCHERE che, in quel periodo, ebbero maggior successo, ve ne voglio ricordare alcune delle più FAMOSE .....informazioni di Giovanna e Lorenzo


Mamuthones e Issohadores
Nati in tempi remotissimi, come attori attivi nei riti pagani, di loro si è
persa l'origine e il significato. "Sos Mamuthones" (12/14 componenti) e "Sos Issohadores" (8/10 componenti), sono sopravvissuti con tutto il loro fascino e mistero.
"Senza Mamuthones non c'è carnevale", affermano i mamoiadini: il che vuol dire che è questa la più importante manifestazione e quasi simbolo del carnevale stesso e che l'apparizione dei Mamuthones è segno di festosità, di allegria e di tempi propizi.
La preparazione della mascherata, crea un fervore operoso, un'atmosfera agitata e fremente che si propaga in tutta la comunità.
Quella dei Mamuthones, è una cerimonia solenne, ordinata come una processione, che
è allo stesso tempo una danza.
I Mamuthones si muovono su due file parallele, fiancheggiati dagli Issohadores, molto lentamente, curvi sotto il peso dei campanacci e ad intervalli uguali dando tutti un colpo di spalla per scuotere e far suonare tutta la sonagliera.
Gli Issohadores si muovono con passi e balzi più agili, poi all'improvviso si slanciano, gettano il laccio ("Sa Soba") fulmineamente e colgono e tirano a sè come un prigioniero l'amico o la donna che hanno scelto nella folla".
Il Carnevale
Il carnevale mamoiadino è fra le più antiche manifestazioni folcloristiche popolari della Sardegna.
E' molto sentito ed è occasione di incontro e partecipazione dell'intera comunità, che si riversa nella piazza principale per esibirsi, per tutta la serata, nelle tradizionali danze: "su passu torràu", "su sàrtiu" e "su dillu".
Ma l'attenzione di tutti è per la sfilata dei "Mamuthones" e degli "Issohadores", le maschere più famose della Sardegna.
La fine del carnevale è simboleggiata dalla maschera di "Juvanne Martis Sero".
Il martedì grasso, questo fantoccio, collocato su un carretto, viene trascinato per le vie
A conclusione dei tre giorni di balli e sfilate in piazza e nelle vie del paese, a tutti gli ospiti vengono offerti dolci di produzione locale, fave miste a carne di maiale, il tutto condito con l'ottimo "vinu nigheddu" locale...PATCAGLIARI 
Il carnevale a Venezia dal 1100 al 1700
Le prime tracce di cui si evidenza provata sulle origini del Carnevale veneziano risalgono al XII secolo. Attraverso le cronache del tempo, si apprende che nel giorno
del giovedì grasso si celebrava la vittoria del Doge Vitale Michiel II sul patriarca Ulrico di Aquileia (anno 1162). In memoria del tentativo di insurrezione soffocato nel sangue, ogni anno, i successori del Patriarca di Aquileia dovevano inviare a Venezia al Doge un toro, 12 pani e 12 maiali. Con il toro si svolgeva una sanguinaria corrida all’interno del Palazzo Ducale e dopo che gli animali venivano macellati e cucinati, la loro carne veniva distribuita durante i banchetti tra i nobili, il clero e il popolo mentre il pane era donato invece ai carcerati. Il giovedì grasso era anche chiamato per questo “berlingaccio” per esaltarne il tono ridicoleggiante. A decorrere dal 1296, il Senato con un atto solenne dichiarava festivo anche il Martedì grasso.
Dalla metà del ‘400 alla fine del ‘500, l’organizzazione delle feste carnascialesche veniva regolamentata e affidata alle “compagnie della calza”, che erano associazioni di giovani patrizi che indossavano calze con i colori del proprio sestriere di appartenenza. A Venezia i rioni sono 6 e quindi “sestrieri”. In onore dei vari sestrieri, ancora oggi, tante sono le listelle sui pettini di ogni gondola.
Se si analizzano le tradizioni e gli eventi storici a Venezia, si riesce a comprendere tutte le
consuetudini e le occasioni che di volta in volta hanno reso magnifico e sfarzoso il carnevale.
Durante i giorni di festa, oltre alle feste private, molti spettacoli di grande attrazione e prestigio erano organizzati per i ricevimenti del Doge e di tutte le autorità del governo che assieme ad ospiti stranieri di alto rango potevano ammirare gli eventi dalle balconate del Palazzo Ducale, nella piazzetta di S.Marco.
Si poteva assistere a:
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la Macchina dei Fuochi, con i mirabolanti effetti pirotecnici
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le Forze d’Ercole, dove i Castellani (abitanti dei sestrieri di Castello, SanMarco e Dorsoduro) affrontavano i Nicolotti (abitanti degli altri sestrieri) con una grande prova di resistenza tra le due piramidi umane.
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Il ballo della moresca, che era una romantica danza di guerra con spade fonadata nel XII-XIII secolo nel Mediterraneo e che rappresentava uno scontro tra cristiani e mori. Questa danza fu eseguita particolarmente nei carnevali del ‘600 e del ‘700.
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Il sanguinario taglio della testa al toro nella corte di Palazzo Ducale
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Il volo della colombina o dell’angelo. Inizialmente era il tentativo di un prigioniero turco di camminare lungo una fune che collegava il campanile alla loggia di Palazzo Ducale per consegnare al Doge un dono e ricevere la grazia e la libertà. Col passare degli anni, la camminata sulla fune fu sostituita dal meno pericoloso volo dell’angelo, che era una persona imbragata che scendeva sempre lo stesso percorso e che simboleggiava la pace. Successivamente l’angelo fu sostituito dalla colombina, che liberava coriandoli durante la discesa. Solo in questi ultimi anni si è tornati allo spettacolo dell’angelo.
Nella tradizione storica italiana, il carnevale è sempre stato festeggiato nei giorni antecedenti l’inizio della quaresima.
A Venezia invece nel XVIII secolo arrivò a impegnare periodi più lunghi, con una anteprima ai primi di ottobre in coincidenza dell’apertura dei Teatri, una breve sosta per il Natale e quindi riprendeva fino al mercoledì delle ceneri.
Il carnevale vero e proprio iniziava il giorno di S.Stefano, quando il governo dava la licenza di portare la maschera. I festeggiamenti culminavano il Giovedì Grasso e si concludevano il giorno antecedente il mercoledì delle ceneri.
Tra l’altro, Venezia era una delle poche città in tutta Europa a contare un elevato numero di teatri, tra questi si annoveravano: il teatro S.Salvador (oggi conosciuto come teatro Goldoni), S.Cassiano, S.Angelo, S.Moisè. A questi poi si aggiungevano anche altri tre teatri di proprietà privata: S.Giovanni Crisostomo (oggi Malibran), il S.Samuele ed infine il S.Benedetto, che dopo essere stato distrutto da un incendio e dopo varie diatribe legali rinacque sotto una nuova forma, il teatro “la Fenice”.
Carnevale significa quindi rappresentazioni nei teatri, nei palazzi, nei caffè e nei ridotti, ma
soprattutto era un clima di festa diffusa in cui popolari e nobili in maschera si mescolavano per calli e campielli. In questa atmosfera, la maschera rappresentava l’unica possibilità di una società molto eterogenea e con forti barriere sociali, per distinguersi ancora di più o per essere considerati tutti uguali e annullare con l’anonimato queste differenze e goderne i vantaggi che questo nuovo status comportava.
Una testimonianza insolita su queste condizioni è data da una memoria dell’abate Marco Marchetti dove raccontando la sua vita a Venezia, riferisce di un discorso, avvenuto nel 20 novembre 2006 tra il figlio dell’ambasciatore spagnolo a Venezia con un’ignota maschera sul ruolo politico degli Inquisitori veneziani.
Ci sono anche varie riflessioni di Montesquieu leggendo le sue memorie sulla appariscenza e il fulgore del carnevale veneziano. Tale evento era tanto importante da non poter essere interrotto: il caso più eclatante fu la morte del doge Paolo Renier avvenuta attorno al 13 febbraio 1789, ma comunicata solo il 2 marzo seguente, al termine di tutti i festeggiamenti......Queste informazioni sono di Mimma
Carnevale di sciacca
Nato intorno alla fine dell'800, il carnevale di Sciacca era un'occasione di festa, durante la quale tutti assumevano ruoli
diversi da quelli abituali, mentre accanto a bellissimi carri allegorici, scorrevano per le strade della città fiumi di vino e di pietanze tipiche. Oggi il carnevale di Sciacca ha recuperato la sua antica tradizione e a questa ha associato l'utilizzo di moderne tecnologie: ai carri trainati da animali dei primi artigiani, si sono sostituite imponenti strutture semoventi ed animate. Satira politica e di costume si mescolano insieme in una girandola di colori che culmina nella maschera di PeppiNappa. Questa è una festa che non ha nulla da invidiare alle altre manifestazioni che nello stesso periodo si svolgono in tutta Italia: i saccensi ne sono gelosi ed orgogliosi e per mesi preparano carri e poemi in versi da mostrare al pubblico nel periodo carnevalesco. Le prime manifestazioni sono ricordate come una festa popolare, in cui venivano consumate salsicce, cannoli e molto vino; ed il popolo si
riversava per le strade, travestito in vari modi. Successivamente furono fatti sfilare i primi carri addobbati alla meglio, che portavano i mascherati sulle sedie in giro per le viuzze della città. Negli anni venti compare una grande piattaforma addobbata, trascinata da buoi o cavalli, che portava comitive in maschera. Essi recitavano in dialetto locale, seguite da piccole orchestrine improvvisate. Lo stufato, le salsicce ed il vino distribuito rappresentavano già un momento d'incontro e scambio fra compaesani. Nel dopoguerra i carri vennero intitolati, ed iniziavano a fare chiaro riferimento alle novità del progresso. Stelle filanti e coriandoli incominciavano ad essere lanciati dai carri in movimento, creando un clima di festa, che invogliava i partecipanti a divenire i veri protagonisti di una gioia collettiva. Dopo pochi anni ancora, la folla in delirio faceva sorgere le prime Compagnie di rivista, venendo anche allestiti carri allegorici sempre più sofisticati che facevano riferimento a temi e personaggi locali in chiave satirica. Con la sperimentazione dell'amplificazione sonora, il carnevale di
Sciacca si evolveva ancora di più e venivano allestiti carri con figure sempre più grandi e i cui movimenti divenivano sempre più sofisticati. La satira politica locale lasciava più spazio a personaggi noti ad un più vasto pubblico, oppure rappresentava temi di attualità che riguardavano interessi nazionali. I carri allegorici e i mini-carri, cui fanno seguito i relativi gruppi mascherati, vengono ideati, progettati e realizzati nei mesi antecedenti la festa, coinvolgendo, sin dai primi preparativi, parecchia gente del posto. La notte del Venerdì è riservata agli ultimi montaggi: i carri vengono posti in ordine di sfilata lungo la strada del primo itinerario cittadino e vengono assemblati sul posto. La gente presa dalla curiosità segue lo stato di avanzamento dei lavori e si confonde tra il via vai di mezzi e personale preso dalla frenesia di terminare i lavori per essere sicuri che nel carro tutto funzioni a dovere. Infatti, anche se progettati e realizzati nei mesi precedenti, i vari "pezzi" vengono assemblati solo in strada e proprio la notte prima dell'inizio della sfilata. Varie volte a diversi carristi è capitato di dover modificare il carro proprio all'ultimo momento per problemi di montaggio finali correndo il rischio di non partecipare.....giuseppe.pa
IL CARNEVALE DI VIAREGGIO
Il carnevale di Viareggio è considerato uno dei più importanti e maggiormente apprezzati carnevali d'Italia e d'Europa. A
caratterizzarlo a livello internazionale sono i carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici - specialmente quelli somatici - vengono sottolineati con satira ed ironia. I carri, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina, un viale di oltre tre chilometri che si snoda tra la spiaggia e gli edifici di stile liberty che si affacciano sul mar Tirreno. Il Carnevale di Viareggio non è solo il più grandioso e spettacolare evento popolare
italiano, ma soprattutto il depositario di un patrimonio e di una tradizione che affonda le proprie radici in epoche e civiltà lontane, in grado di esaltare le straordinarie capacità creative ed organizzative degli italiani nel mondo. Una manifestazione unica nel suo genere che trova nelle caratteristiche urbanistiche della città e nello spirito dei suoi abitanti le condizioni ideali per un risultato sempre spettacolare. La Terza sfilata dell'edizione 2009 ha battuto ogni Record, erano infatti più di 250.000 gli spettatori ad applaudire i giganti di cartapesta che hanno solcato il mare di pubblico festoso che popolava la passeggiata a mare. La tradizione della
sfilata di carri a Viareggio risale al 1873, quando alcuni ricchi borghesi, decisero di mascherarsi per protestare contro le troppe tasse che erano costretti a pagare. Da allora ogni anno questa sfilata permette di realizzare carri che interpretano alla perfezione il pensiero e il malcontento di tanta gente, e sul finire del secolo comparvero i carri trionfali. La prima guerra mondiale sembra distruggere, insieme alla Belle époque, anche il Carnevale a Viareggio, che invece rifiorì addirittura più splendido e grandioso. La pausa bellica durò 6 anni. La manifestazione riprese nel 1921 e i carri sfilarono su due meravigliosi viali a mare, la mitica passeggiata parallela con viale Belluomini. Nel 1971 si svolse il primo carnevale rionale della Darsena, Nel corso del terzo millennio si prevedono grandi novità all’interno del complesso della Cittadella con i giganti di cartapesta che si arricchiscono di nuove tecnologie per creare sempre più complessi movimenti ed effetti scenografici......informazioni di guglielmo
Le maschere povere di Livorno
A Livorno il Carnevale, fino a poco tempo fa, non cominciava prima del 28 gennaio per il famoso voto che i livornesi fecero l' 11 febbraio 1742, dopo che il terremoto che dal 16 al 27 gennaio di quell'anno minacciò la città. Per la Candelora, apparivano timidamente le prime maschere. Il "mangia uno, mangia due", insaccato in un vecchio cappotto, col viso difeso da una maschera di cartapesta e un cappellaccio in capo, brandiva una canna da pesca, dalla quale pendeva un filo che portava alla sua estremità una serie sovrapposta di roschette. I ragazzi dovevano saltellare e strappar via dalla lenza le roschette che la maschera gli faceva ballonzolare sulla faccia, senza usare le mani. Era difficile perché, battendo sulla canna con una canna più piccola, dava al filo e alle roschette una continua oscillazione. La cannetta serviva per punire le infrazioni alla legge e i
tentativi di frode. Se un ragazzo alzava le mani, una bacchettata calava giù. I "mugnai", portavano un berrettone conico da Pulcinella, e nelle grandi tasche veri depositi di farina di castagne che lanciavano addosso ai passanti. Più economica fra tutte era la maschera della "puce"(pulce): bastava una camicia da notte della mamma o della nonna, una di quelle lunghe, interminabili e non trasparenti, rimboccata, una visiera di stoffa ed un mestolo in mano, col quale la maschera fingeva di grattarsi e di dare la caccia alle pulci. Le maschere più eleganti sfilavano, passeggiavano in via Grande il giovedì grasso, l'ultima domenica e l'ultimo giorno di carnevale.Due file di carrozze, si muovevano in senso inverso, riunendosi a piazza Colonnella. Dalle finestre la gente gridava, cantava, faceva baccano in mille modi, con gigantesche trombe, con gli scacciapensieri, con sonagli.Dopo il corso del martedì, il Carnevale, simboleggiato da un obeso fantoccio coronato, veniva portato sopra un carro di fieno in piazza Grande. E a mezzanotte..... il fantoccio veniva bruciato.Erano maschere povere, che la gente spregiatamente chiamava "stragi"....informazioni di nembo
Il Carnevale di Binche (Belgio)
Quello di Binche è il carnevale più popolare del Belgio ed è tradizione molto antica: risale, infatti al 16° secolo.. In realtà testimonianze di una primitiva forma di
carnevale si trovano già dal 1395. All'epoca, e probabilmente anche prima, la popolazione della Vallonia e di altre regioni d'Europa, il giorno di martedì grasso, accendeva dei grandi falò intorno a cui festeggiava la morte dell'inverno e propiziava la fertilità della terra e delle donne La maschera tipica del carnevale di Binche è l'enigmatica figura del "Gille", il cui costume testimonia inequivocabilmente un'origine contadina. Il Martedì Grasso i "Gilles" indossano il loro costume tradizionale e avanzano mascherati per le strade della città con un passo particolare: rapido e a scatti.La marcia finisce di fronte al palazzo del comune e riprende nel pomeriggio, quando i "Gilles" indossano un voluminoso cappello fatto di piume di struzzo e lanciano delle arance alla folla. I festeggiamenti continuano poi per tutta la notte..informazioni di renza
CARNEVALE DE RIO
Come si sa, il Carnevale a Rio de Janeiro è uno dei più grandi spettacoli al mondo e l’annuale Parata di Samba al
Sambodromo riassume il massimo della festa e dei colori. Io sono stata a Rio de Janeiro parecchi anni fa… 😮 ed il Sambodromo, anche fuori del Carnevale, mantiene la sua atmosfera unica direi e non è un caso forse se dalle Favelas provengono alcune delle più note Escolas de Samba. ….”Ogni Favelas ha una sua “Escola de Samba” e se, entrandovi, si vedono ragazzini con mitra che controllano ogni accesso, nella scuola di samba si realizzano educazione e riscatto sociale e nasce l’orgoglio di essere “favelados”. La Mangueira è forse la più famosa delle favelas carioca , divenutasimbolo del senso di appartenenza e dell’orgoglio dei favelados soprattutto grazie alla sua scuola di samba, che ha vinto per molti anni il carnevale di Rio. Vincere un carnevale in Brasile (e soprattutto il carnevale di Rio) ha un significato enorme. Il carnevale è il cuore della vita brasiliana, è arte, festa, riscatto sociale e impresa economica”…. E, chi vive nelle favelas fa di tutto per vedere attorno a se…un mondo a colori….e questo sogno diventa realtà, magari per un giorno, a carnevale......informazioni di milly
video fatto da giuseppe.pa per tutti noi eldyani
http://www.youtube.com/watch?v=TWDggrhFQjE
CHIACCHIERE
Ingredienti:
300 g di farina
50 g di zucchero
2 uova
100 g di burro
sale
1/2 bicchiere di vino bianco secco
olio e sugna (metà e metà)
zucchero a velo vanigliato
Esecuzione:
Sulla spianatoia disponete la farina a fontana, nel mezzo mettete le uova intere, il burro ammorbidito, un pizzico di sale, lo zucchero e il vino bianco. Lavorate bene l’impasto sino a renderlo consistente ma non troppo sodo. Fatene una palla e mettetelo a riposare in luogo fresco, avvolto in un panno, per circa un’ora. Tagliatelo in pezzi e col matterello stendete ogni pezzo in sfoglie dello spessore di 2-3 millimetri, con la rotellina tagliatele a losanghe, a nastri, con alcuni formate dei nodi senza stringere e gettateli, pochi alla volta, nell’olio e sugna fumanti. Appena dorati, adagiateli su carta paglia per eliminare l’eccesso di grasso. Serviteli cosparsi di zucchero a velo vaniglia Invece dello zucchero a velo provate
con lo zucchero normale,avendole precedentemente spruzzate con pochissimo vino bianco....nadia.rm
CASTAGNOLE
Ingredienti:
400 g di farina
50 g di zucchero
2 uova
80 g di burro
1 cucchiaino da caffè di lievito vanigliato
1 limone grattugiato
zucchero a velo
sale
olio per frittura
Esecuzione:
In una terrina ammorbidire il burro, incorporare lo zucchero e poi le uova, uno alla volta, mescolare e aggiungere la buccia grattugiata del limone, un pizzico di sale e tanta farina quanto basta per ottenere un impasto morbido, aggiungere il lievito.Con un cucchiaio fate delle palline , grandi come una noce, che lascerete cadere dentro l'olio bollente. Appena la pallina assume il colore dorato toglietela e preparatela per essere servita con lo zucchero a velo. a me piace piu' lo succhero normale....nadia.rm
QUESTO VIDEO E' STATO PROPOSTO DA ACHILLE
http://www.youtube.com/watch?v=gT3qm8jeYjM
Ora tocca a me
io vi mostro maschere e vestiti che per me sono davvero simpatici e belli !!


QUESTI ABITI CHE VEDETE QUA SOTTO SONO STATI REALIZATI DA ME PERSONALMENTE!!



IL MIO ABITO DI CARNEVALE DA DIAVOLA !!
MASCHERE FATTE DA ME !!












Bellissimo affascinante stupendo, sei una splendida regista, la forza della creatività con affetto G.
Ragazziun emorme appauso a tutti.Bello !bello! Bello!
Rimango senza parole per dirvi dsemplicemente BRAVI
poi sco sei magnifica una regia perfetta come i tuoi abiti compreso il diavoletto un premio al bosco se lo merita
Mamma mia che bello è un carnevale da lasciar senza fiato , complimenti a voi tutti siete davvero stupendi . Mat
BRAVA SCO UNA REGGIA PERFETTA, TUTTO BELLO
COME SEI BELLA TU DENTRO, ANCHE SE CERCHI
AVVOLTE DI METTERTI LA MACHERA DEI MAMUTHONES
PER PROTEGGERTI… CIAOOO
ORA VEDI DI RIPOSARTI UN PO, NN SEI DI FERRO OK…
SCO MI CHIAMO PAT…
CAGLIARI SOLO XCHE’ COSI’ NN MI CHIEDONO DI DOVE
SONO AHAHAH
Ma che meraviglia , che allegriaaaa!!! Grazie Sco , e grazie anche a tutta la redazione!!! Sco i tuoi abiti sono fantastici , stupefacenti!!!!sei una grande artista!!! Grazie x averceli mostrati e di averci fatto conoscere qualcosa di piu’ di te…Ciao!!
Sco, un affettuoso abbraccio e tanti complimenti.
Le tue maschere e tutto l’insieme sono veramente l’opera di un’artista, brava!
Il vestito da diavolo che hai disegnato, poi, è meraviglioso. Evviva!
Scoiattolina complimenti non finisci mai di sorprendere! hai una grande creatività ed energia. Dove lo trovi il tempo per fare tutto? bravi anche i tuoi collaboratori, a tutti un grazie di cuore.
sco troppo bello questo si che rappresenta il carnavale no da QM ahhahahahahha !!!!!!! belle anche mascher e video di marco un pezzo di gnocco ahhahahahha ciaoooooooooooooooooo chicca
concordo con stefy ..
questo si che si puo chiamare carnevale….bellissimo tutto ..belli i colori e le animazioni …non è un carnevale piatto questo!!
QM fatte in disparte hahahahhahahaha
Ragazzi che devo dire …..il bosco è bello ..si ….ne sono pienamente soddisfatta …grazie all’organizazione che abbiamo avuto dividendoci i compiti . con tutti i mie collaboratori …sono stati presenti e disponibili tra San valentino e il Carneval …..wow che fatica però credo che abbiamo fatto del nostro meglio … son convinta che possiamo fare di meglio ancora …vogliamo essere al passo di altri blog …il bosco sta crescendo e so di certo che i miei collaboratori mi corrono dietro con consigli e supporto ..io sono qua alla fine per loro e x tutti voi …il bosco nn è mio ma è vostro quindi se qualcuno vuole proporre qualche iniziativa …noi cercheremmo di essere all’altezza delle vostre aspettative ,proponete e noi realizziamo ..grazie a voi tutti lettori del bosco e grazie a mimma milly criss renza giovanna nadia.rm alba pat gugli nembo peppe lorenzo achille ed eldy
bello, bello, bello, evviva il carnevale,SCO sei unica il nostro bosco stasera e il allegria , canti, balli e fantasia.
Scoiattola, devo ammettere (non faccio fatica) che i complimenti li meriti tutti davvero: