UNA STORIA DI VITA COME TANTE
Scritto da Scoiattolina il 9 Marzo 2010 | 10 commenti- commenta anche tu!
fra i 17 e i 30 anni. Due volte all'anno andavamo in una località dove passavamo tre giorni assieme analizzando il lavoro fatto e si programmava il da fare. Conobbi allora un ragazzo di 20 anni con il quale instaurai un buon rapporto, per me all'inizio un rapporto come l'avevo con gli altri, ma pian piano mi accorsi che questo ragazzo aveva qualche problema (droga). Perciò mi avvicinai sempre di più a lui parlando del nostro lavoro e di altro, finché un giorno ruppi il ghiaccio e gli chiesi perché si drogasse. Allora mi raccontò tutta la sua storia: naturalmente la colpa era di altri. Cercai di convincerlo di smettere dicendogli che gli avrei dato una mano se voleva entrare in una comunità che lo aiutasse a venirne fuori, ma la risposta era sempre la solita: non voleva andare in una comunità. Col tempo conobbi anche i genitori e scoprii che il padre era il mio meccanico; scoprii anche che solo la madre era a conoscenza del problema e che nascondeva tutto al padre, anche la vendita di quadri per procurarsi la droga. Un giorno questo ragazzo mi disse che il padre aveva scoperto tutto e che in casa era successo un pandemonio. Gli dissi che era ora che lui decidesse cosa voleva fare della propria vita, e che senza l'aiuto di una comunità sarebbe stato difficile uscirne, anzi sarebbe sempre peggiorato, ma lui non voleva sentire ragioni. Mi dissi che dovevo fare qualcosa se volevo aiutarlo, e parlai della cosa con un mio amico che lavorava in una comunità di ricupero. Parlai di nuovo con questo ragazzo, dicendogli che il posto nella comunità c'era: bastava solo che decidesse di andarci, ma la risposta fu come al solito negativa. Gli dissi che di questo passo aveva solo pochi anni di vita se non gli succedeva altro prima, ma il diniego
continuava ad essere assoluto. Con la scusa della macchina andai dal padre, e, senza che io gli dicessi nulla, incominciò a parlarmi del figlio, visto che sapeva che ci vedevamo: in conclusione mi chiese cosa avrebbe dovuto fare, e gli risposi che aveva due sole soluzioni, 1 convincerlo ad entrare in una comunità, 2 mandarlo via di casa. A questa soluzione mi chiese: tu lo faresti con tuo figlio? Gli risposi candidamente che non lo sapevo e che bisogna trovarsi dentro la situazione per prendere decisioni così difficili, ma che doveva comunque decidere perché rischiava di perderlo comunque. Passò una settimana in non vidi e non ebbi notizie di questo ragazzo, finché un giorno mi telefono il padre dicendomi di averlo buttato fuori di casa e che sapeva che dormiva nelle panchine in via Roma, mi disse anche che si era comprato una mazza da baseball per mandarlo via da casa (per fortuna era estate). Passarono una quindicina di giorni e riflettevo su cosa fare, finché un giorno, verso le 20, andai a trovarlo nella sua panchina. Mi trovai di fronte la brutta coppia del ragazzo che conoscevo, ci mettemmo un po' a parlare, poi gli dissi che avrei
avuto piacere di ospitarlo per quella notte a casa mia, poiché in quei giorni ero solo in casa. Andammo a casa, preparai da mangiare, cenammo, e parlammo della sua situazione senza arrivare ad una soluzione. 'indomani facemmo colazione assieme poi lo portai in centro e ci salutammo- Andai a pagare l'assicurazione dell' auto e quando tirai fuori il portafoglio mi accorsi che non c'erano i soldi (quasi 2 milioni di allora); sapevo dove erano: li aveva presi lui mentre ero in bagno. Non feci nulla tranne che prelevare altri soldi e pagare l'assicurazione. Lasciai passare dei giorni perché non sapevo cosa fare. Una mattina sentii suonare il campanello, andai ad aprire e mi trovai di fronte questo ragazzo, con un viso triste, che chiedeva comprensione. Lo feci entrare, mi allungò la mano e mi diede i soldi dicendomi: mancano 100 mila lire, e si mise a piangere dicendomi che non aveva mai fatto nulla di simile e che per procurarsi la droga si era prostituito. Iin quel momento ero talmente confuso che mi chiedevo se avevo fatto bene a consigliare al padre di mandarlo via, e tante lacrime scendevano sul viso sia a me che a lui...
Mormorò qualcosa che non capii, se ne accorse e mi disse con voce ferma: Per favore mi accompagni da mio padre? Voglio dirgli che mi porti in una comunità. Rimasi impietrito per un attimo, ma non me lo feci ripetere due volte. Andammo dal padre che stava lavorando in officina, c'erano anche clienti, non servirono parole, si guardarono negli occhi e si abbracciarono. Il padre guardò me da sopra la spalla del figlio, gli feci con le dita il segno dell'ok e me ne andai. Dopo qualche settimana incontrai il padre, che mi disse che il figlio era entrato nella comunità e stava bene, (sapevo già tutto dal mio amico che ci lavorava) e mi disse che il figlio gli aveva raccontato dei soldi e mi porse le 100 mila lire. Lo guardai e gli dissi: Non ho mai speso dei soldi così bene non li voglio grazie.
Passarono circa 10 anni senza che ci vedessimo: di proposito non andavo più nell'officina del padre, ma mi tenevo
informato tramite amici comuni, sapevo che era uscito dalla comunità e lavorava col padre, che si era fidanzato e poi sposato, sapevo anche che era in attesa di un figlio. Un giorno mi questo ragazzo mi telefona chiedendomi un incontro, perché voleva farmi conoscere la sua famiglia. Gli chiesi se lo riteneva necessario e mi rispose di si. Venne a casa con la moglie che portava in braccio un batuffoletto tanto carino frutto del loro amore. Erano felici, lo si vedeva dai loro occhi, da come brillavano. Parlammo di tutto tranne di quella vicenda anche perché non sapevo cosa sapeva la moglie, ma poi mi accorsi che sapeva tutto, finché mi spiegarono il vero scopo di quella visita, volevano che battezzassi il loro bambino. Gli risposi che ero felicissimo che avessero pensato a me. Stetti in silenzio un attimo poi gli dissi: Vedi, io faccio parte del tuo passato non bello, ed ogni volta che ci vediamo, che tu lo voglia o no, lo ricordi. Di questo passato devi fare tesoro delle cose positive e cancellare le cose negative. Trova un altro padrino per il bambino che non conosca il tuo passato come lo conosco io. Penso che questa sia la cosa migliore da fare per il bene di tutti.
Il bambino fu battezzato dal fratello della moglie...
Di questo ragazzo ho solo notizie positive, e non ci siamo più visti.
Un eldyano
E’ una storia semplice e vera. Un fatto finito a lieto fine, sia pure attraverso l’impegno e la sensibilità del nostro amico eldyano che ha voluto mantenere il segreto. Quanti di questi fatti finiscono bene? Parliamone e traiamone delle considerazioni utili per tutti noi.
Sono storie molto tristi ma di grande umanità, soprattutto quando hanno un esito positivo.
A mio avviso la decisione di mandarlo via di casa, da parte dei genitori, è inconcepibile, significa lavarsene completamente le mani e sicuramente di mancanza d’affetto.
Conosco situazioni analoghe e, putroppo, finite tragicamente, allorché queste persone sono abbandonate a se stesse.
L’unico modo è quello di riuscire a convincerli di andare in comunità e porgere loro aiuto sincero e costruttivo.
finissero tutte così le brutte storie,……. purtroppo il problema della droga ancora affligge la nostra società anzi sembra che l’uso di cocaina sia più esteso di quanto si possa pensare e sembra sia pure diminuita l’attenzione dei mas media sulla problematica, ..speriamo bene per il futuro.
penso anchio che il mandarlo via di casa non sia stata la cosa migliore. Se l’anonimo amico eldyano non fosse andato a trovarlo sulla panchina, e ospitarlo, anche x una sola notte e pure rimettendoci dei soldi, sarebbe stato capace il ragazzo di ritornare da solo a suonare il campanello di quella persona che è stata l’unica, in quel particolare periodo, ad allungargli una mano e ad offrirgli tutta la sua amicizia?. Io credo di no. O forse sono io che sto sbagliando? Non so, ma io credo di no. Complimenti alla redazione che ci propone articoliattuali e interessantissimi. C ciao amici …..un abbraccio
io sono madre e ho tirato su i miei figli senza la presenza del padre deceduto quando loro erano 3mocciosi. ero terorizata che mi prendesero strade bruttre come la droga.Ho usato con loro il dialogo come forma di difesa, contro amici che fumavano gli spinelli all’insaputa dei genitori. Il sostegno psicologico nell’età adolescenziale è molto importante ed usare maniere forti come del padre nel racconto non serve.Ammiro l’amico che ha aiutato il ragazzo perchè con tutta sincerità fosse capitato ame non so se ne sarei stata capace
Molte comunità per il recupero dei tossicodipendenti consigliano ai genitori , nel caso i figli non vogliano entrare in comunità, di mandarli via di casa.Questa cosa terribile ,perchè possano toccare il fondo della loro situazione e trovare, nella disperazione , il coraggio di cambiare parere. Molti ci riescono e si salvano,altri , i più deboli, no. Ma questi ultimi non ce la farebbero anche restando in famiglia. Problemi complessi che rovinano tutti i membri di una famiglia ,ma che spesso si risolvono in modo positivo e definitivo.Ve lo posso assicurare!
è una storia molto bella …..io so chi è l’eldyano in questione , prima godeva della mia piena stima ora ancora di + grazie eldyano di essermi amico e di insegnarmi qualcosa di buono giorno dopo giorno …tvb scooo
Lorenzo, è una storia bella e molto toccante, grazie!
storia a lieto fine, sarebbe bello raccontarne altre cosi ma!! purtroppo nn tte sono a lieto fine,chi conosce queste storie dovrebbe fare come questo amico eldyano, aiutare chi e debole e renderlo forte.
Certamente nn è facile, quando nn si conoscono queste problematiche si ha paura di avvicinarsi a questi ragazzi.Ne conosco uno , che ora è uomo, lo ricordo bene da bambino xche’ frequantava la mia casa e giocava con mio figlio,era un bambino molto dolce, la sua mamma lavorava, ed era facile che arrivasse in studio da me,e che volesse giocare con mio figlio , suo compagno di scuola.Spesso lasciavo lo studio e andavo a casa con loro, per fare i compiti,ricordo che era molto intelligente e sensibile.Bene,l’ho perso di vista durante le superiori dei ragazzi xche’presero una strada diversa…In seguito ho sentito parlare di lui x i furti che faceva in casa di amici.. e poi nulla piu’…L’ho ritrovato giovane padre,mi ha raccontato la sua storia,di sofferenza di droga, di strada , e poi , di un’angelo che l’ha aiutato a trovare una comunita’ adatta a lui,che riusci’a convincerlo dopo l’ennesima volta che ci provava…In quella comunita’, imparo’ un mestiere , e ,dopo gli anni necessari x la sicurezza di essere uscito dal tunnel, è riuscito ad evere un bel posto di lavoro e ad incontrare la ragazza che ora è sua moglie, ed è padre, E non si vergogna di quello che è stato , perche’ è orgoglioso di esserne uscito…