Salute : FRATTURE !!

salute

div_001

FRATTURE

TREEPrendono il nome di fratture tutte le lesioni traumatiche e patologiche caratterizzate dall’interruzione della continuità di un osso la cui consistenza e resistenza siano lese da una malattia (t.b.c., infezioni piogene, metastesi tumorali eccettera) Va da sé che un pur lieve trauma è necessario perché il fatto avvenga, ma si tratta di traumi che generalmente non produrrebbero alcun danno su un osso sano. Queste fratture non hanno un particolare interesse per il –primo soccorso-, giacchè una persona che sappia di avere, una malattia es., ina T.B.C ossea o un’osteomielite, non solo deve rimanere a letto, ma deve preoccuparsi di evitare ogni piccolo urto.

Quello che a noi più interessano sono le fratture prodotte da traumi su un osso sano: le fratture traumatiche.

Esaminiamo i vari tipi di traumi che possono fratturare un osso:

  • azione di compressione ( es: pressione diretta, cadute sui talloni);

  • azione di flessione ( es: un urto flesso a leva; comprimendo il torace, si flettono esageratamente le costole);

  • azione di rotazione e trazione: ( volendo liberare un arto da una morsa, si può compiere una trazione  una rotazione  o esterno esagerate).

Classificazioni secondo l’anatomia patologica:

  1. secondo l’aspetto esterno: fratture aperte ( con ferita) e fratture chiuse ( senza lesione della cute);

  2. secondo lo spessore dell’osso interessato: complete ( fratture a tutto spessore), incomplete e sottoperiostee ( il periostio non è interessato)

  3. secondo il numero dei monconi ossei: ( frammentazione minuta dell’osso).

Sintomatologia:

Nelle fratture chiuse, si può avere, al momento del trauma, dolore violento, eventuale rumore di scricchiolio o di colpo secco. Si può avere anche un anormale

aspetto della parte lesa.

Image1

Successivamente e rapidamente, la zona interessata si fa dolente, arrossata, tumefatta. Ad una palpazione anche lieve, si provoca dolore vivo e si sente aumento della temperatura della parte lesa. A volte, prima che si instauri un gonfiore ad alto grado, è possibile palpare delle irregolarità dell’osso leso, come posizione abnorme, senso di scalino o di solco; questa manovra è però riservata a personale esperto.A seconda del’importanza dell’osso fratturato, si ha un maggior o minore deficit funzionale della parte lesa. Il fratturato è un paziente che va incontro molto facilmente allo shock; fare quindi molta attenzione all’insorgere dei primi sintomi caratteristici: pallore, sudorazione ecc.Nelle fratture aperte, si hanno oltre ai sintomi prima descritti, i sintomi della lesione cutanea ( in questi casi, a tipo ferito lacero contusa), si potranno osservare i monconi ossei sporgere dalla ferita. Complicanze delle fratture: emorragie, schock, infezione, lesione dei nervi, embolie grassose e gassose. Queste le principali complicanze che ora esamineremo.

L’emorragia:

Può essere esterna o sottocutanea; la prima si ha nelle fratture esposte, la seconda nelle chiuse. Va comunque tenuto presente che l’ematoma che si forma attorno ai ematoma A2capi ossei di una frattura, ha una funzione riparatrice. E’ dal versamento ematico, infatti, che prende origine il processo di ricostruzione dell’integrità ossea, tramite la formazione del callo osseo. Lo shock, in un primo momento neurogeno, per il violento dolore accusato dal paziente, potrà essere successivamente complicato dal versamento emorragico. L’infezione è più facile nelle fratture aperte, essendoci in questo caso una diretta comunicazione tra il focolaio di frattura e l’esterno.

L’embolia gassosa si può avere nelle fratture aperte, con lesioni vasali ( come, ad es., nel caso della frattura della clavicola, con ferita ampia della vena succlavia). La vena rimane beante, ed essendo in essa negativa la pressione sanguinea, l’aria viene aspirata in circolo e giunge al cuore; se è in gran quantità, può essere pericolosa, giacchè l’aria giunta nella cavità cardiale occupa il volume normalmente occupato dal sangue, impedendo così la dinamica circolatoria ( tamponamento cardiaco ). Questa è comunque un’evenienza molto rara. L’embolia grassosa si può avere nelle fratture con spappolamento dell’osso e conseguentemente fuoriuscita di midollo che, in piccole gocce s’introduce nelle vene. Entrato in circolo, l’embolo può arrivare ad occludere arterie cerebrali, polmoni ecc..; come conseguente infarto.

P.S. Nel primo soccorso delle fratture è bene ricordare alcune regole generali:

1) la frattura è una lesione locale, accompagnata da risentimento generale (shock), che nel primo soccorso ripeto non deve essere dimenticato;

2) evitare inconsulte manovre di riduzione;

3) è meglio diagnosticare una frattura che non esiste che ignorarne una reale;

4) una frattura è facilmente riducibile, e quindi ben curabile, entro le prime 12-24; dopo 24-48 ore, la riduzione è più difficile ed è più facile la formazione di un callo osseo anormale che complicherà la guarigione.

5) prima di iniziare la immobilizzazione delle fratture, curare l’emorragia, se presente.

Tenendo presenti le regole sopradette, si deve indagare sull’incidente e sulla meccanica, interrogando il paziente se è possibile, e gli eventuali presenti all’accaduto, 4osservando attentamente la posizione del paziente, cercando di rilevare ogni normalità morfologica o di postura. Far fare meno movimenti possibili all’infortunato; non cercare di levargli gli abiti o di farlo alzare se seduto o disteso; stenderlo se è in piedi. Palpare con circospezione la parte lesa o dichiarata tale, rilevando attentamente l’anormalità, riacutizzazione del dolore, gonfiore, calore, non dimenticando nel fare questo, però, di prendere accorgimenti per lo shock. Il primo soccorso, in presenza di una sospetta frattura, il soccorritore deve operare in modo che la parte lesa sia protetta nel periodo che intercorre tra il rinvenimento del lesionato e il suo arrivo nel luogo di cura. La protezione deve essere tale da impedire complicazioni per traumi susseguenti e da alleviare io dolore. A tale scopo, si pone il paziente nella posizione più adatta, cioè la meno dolorosa. Di norma i fratturati coscienti cercano spontaneamente tale posizione. Non si deve mai tentare alcuna manovra di riduzione della sospetta frattura, intendendo per riduzione il ripristino della normale morfologia, se alterata. Si deve cercare di fissare la parte lesa a qualcosa di solido, in modo da impedire i movimenti. Tutto ciò si ottiene con l’uso di un piano duro, mezzi fissanti ( legacci, bende, cinghie ) e mezzi imbottenti ( cotone, stracci ecc.) E’ nell’immobilizzare le fratture che appare chiaramente la necessità di un buon senso da parte del soccorritore, buon senso nel trovare i mezzi più adatti nell’ambiente circostante all’incidente e nell’applicarli correttamente. La frattura se ben curata, si consolida, essendosi formato il callo osseo. Questo avviene dopo un periodo di tempo che varia, non solo con l’età dell’infortunato, ma anche con il tipo di osso. Il callo osseo si origina da zone del periostio e dell’interno del canale midollare, fornite di cellule osteogenetiche ( cioè formatrici di osso ).

Nozioni di immobilizzazione di diversi tipi di frattura

Frattura della spalla e del braccio:

37_fcf905c2f5b372ce5d5c6c043517897cgeneralmente il fratturato stesso suggerisce istintivamente la posizione in cui fissare l’arto leso; il braccio addosso al torace e l’avambraccio ad angolo retto, la mano sana reggerà l’arto leso al gomito, fasciando con due triangoli di tela l’arto leso al gomito.

Frattura del gomito:

TREQuesto caso può essere trattato come il precedente, se il paziente presenta l’arto flesso. Se l’arto non è flesso, può essere fissato con due stecche, oppure avvolto in una doccia di cartone. Si chiama “doccia” un apparecchio di legno, latta, cartone ecc., sagomato a forma di –grondaia-, in cui si pone un arto leso, previa imbottitura, perché si adagi meglio e non dia fastidio. Una –doccia- sagomata ad angolo retto è l’ideale per una frattura del gomito, mettendo il braccio al collo. Frattura all’avambraccio e del polso: Si immobilizzi con stecca su cui poggi l’avambraccio, flesso a 90° sul braccio, se la frattura è all’avambraccio, occorre immobilizzare il gomito e il polso fino a mezza mano; se la frattura è al polso, bisogna immobilizzare tutta la mano. Braccio al collo.

Frattura della coscia:

Immobilizzare tutto l’arto dal bacino al piede. Nelle fratture femorali, il giuoco dei muscoli della coscia tende a spostare i gin_2400_grmonconi ossei con pericolo di lesione del fascio neuro-vascolare femorale. Questo è l’unico caso in cui il soccorritore ben preparato e aiutato da altri può effettuare una modica trazione sull’arto leso. La trazione si effettua a paziente supino, abbassando il piede a due mani alla caviglia e tirando fortemente, ma non di strappo. Sotto trazione, si stecca e si fissa; solo allora si lascia il piede. Se non si è preparati, o se si è soli, o male aiutati, è meglio immobilizzare così come si trova, sempre fissando dal bacino al piede compreso. Frattura del ginocchio e della gamba: Si immobilizzi con stecche o doccia l’arto dal terzo medio della coscia al piede compreso. Frattura della caviglia e del piede: S’immobilizzi dal terzo superiore della gamba al piede compreso, in presenza di calzature, si slaccino e si allarghino subito; se la manovra è di facile esecuzione, si tolga la scarpa altrimenti la si lasci in situ.

Frattura della clavicola:

La clavicola s’immobilizza passando una fascia, una cinghia o altra striscia dietro la nuca del paziente e i due capi sotto le shoulder2ascelle, dopo essere passati anteriormente, esercitando una progressiva trazione dal di dietro, si fissino i capi della fascia dietro la schiena. Frattura gabbia toracica: E’dovuta a traumi che agiscono in senso antero-posteriore dando fratture verso l’esterno, o da traumi che agiscono in senso trasversale dando fratture verso l’interno. Il paziente ha dolore accentuato alla respirazione, difficoltà respiratoria fino alla disnea, tosse, emissione di sangue con espettorato e, se il polmone leso comunica con il sottocutaneo, vi è un’infiltrazione di aria in quest’ultimo e quindi enfisema sottocutaneo. Mettere in posizione semiseduta il paziente ( in questo modo la respirazione è favorita ), praticare respirazione artificiale se necessaria, cercare di impedire che il paziente tossisca o parli, fare bendaggio parte lesa, mettere ghiaccio sul torace. Chiamare urgentemente i soccorsi. A tale proposito un cenno sulle cinture di sicurezza: le stesse hanno apportato notevoli benefici sul campo della sicurezza stradale, tuttavia se indossate male o mal funzionanti, può essere lesiva a uno dei arti superiori, torace,  addome, collo, clavicola.

Fratture della colonna vertebrale:

Son dovute a traumi diretti e indiretti ( es. caduti sui talloni ). Il paziente ha dolore, tumefazione, impotenza funzionale e, se è stato leso il midollo, paralisi dei lombalgiamuscoli della parte del corpo sottostante alla vertebra fratturata, con una completa insensibilità e perdita delle urine e feci. Immobilizzare nella posizione trovata la vittima, evitando il più piccolo movimento che potrebbe aggravare di molto la frattura ( ad es. col ledere il midollo) Come piano duro si usino tavole o porte, cioè piani abbastanza estesi. Se la frattura è localizzata alle prime due vertebre cervicali, si può avere la morte per lesioni dei centri cardiorespiratori del bulbo ( mielencefalo ). Si hanno anche fratture del “cranio” con diversi nomi: frattura della volta, frattura fossa cranica media, fossa cranica posteriore, frattura del massiccio facciale, della mandibola. Scevro da pericoli e quindi altre complicazioni, chiamare con urgenza i soccorsi. Possiamo solo fare: stendere l’infortunato su un fianco, con la testa inclinata all’indietro rispetto al corpo, mento rivoltato in alto che permette all’infortunato di vomitare e di non rovesciare all’indietro la lingua, cercare di arrestare emorragia, tranne quelle dell’orecchio, praticare respirazione artificiale se il respiro è insufficiente, attendere i soccorsi. Non lasciare mai il traumatizzato cranico disteso sul dorso perché tale posizione mal-di-schiena-300x240aumenta il rischio di morte per asfissia, non dare mai da bere all’infortunato. In ultimo non dimentichiamo le fratture cosi dette da “stress” ovvero ( sovraccarico funzionale. Si tratta di lesioni che si avverano di frequente nei reparti traumatologia dello sport, la maggior parte colpisce l’arto inferiore e si manifesta soprattutto negli atleti che praticano corsa con il continuo impatto su terreni duro –stress meccanico- reiterato sulla microtralecolare dell’osso. Detto tutto questo, si rammenta che prevenire cadute e fratture degli anziani con le ossa fragile oltre alla vitamina -D- e una casa sicura, l’esercizio fisico regolare ( ovviamente adeguato alle capacità e necessarie di ciascuno) è ad oggi il modo migliore per prevenire le cadute e quindi le fratture. Le cadute non sempre hanno conseguenze gravi e non necessariamente l’esito è la frattura, che avviene in circa il 20% dei casi; spesso però cambia la qualità della vita e dopo una caduta persone fino a quel momento energiche possono finire per evitare qualsiasi attività fisica per paura e per la perdita di fiducia in loro stesse. Da qui l’importanza della prevenzione: l’esercizio agisce migliorando la forza, la flessibilità, la resistenza e l’equilibrio, teniamo ben presente che l’attività fisica è imprescindibile....NEMBO

fiorenzoFranco


COMMENTI

  1. il 25 aprile, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Bravissimi. Continuate.

  2. il 26 aprile, 2010 alice dice:

    ciao fiorenzo curiosavo su internet e devo dire che il tuo articolo è davvero preciso , io mi sono fratturata la clavicola e le cure sono state come tu scrivi .

  3. il 26 aprile, 2010 mattia dice:

    Spero che nn mi occorra mai però devo dire che spiegate bene tutto nei dettagli , grazie Fiorenzo . Mat

  4. il 26 aprile, 2010 domenico dice:

    A proposito di fratture e di acciacchi vari,qualcuno hà sentito parlare o sà qualcosa di “magnetoterapia”o di “terapia fotodinamica”?sono quà tuttorecchi,cioè tuttocchi,ciao a tutti.

  5. il 26 aprile, 2010 nembo dice:

    domenico ci sono informazioni su internet questa credo sia esaudiente almeno lo spero x te :

    TERAPIA FOTODINAMICA

    E’ una modalita’ terapeutica affascinante che prevede l’uso sequenziale di un prodotto sensibilizzante, somministrato localmente o per via sistemica, e di una sorgente di luce adatta ad attivarlo.

    In presenza di tessuti contenenti Ossigeno avviene una reazione fotochimica, con grande produzione di radicali liberi dell’Ossigeno e conseguente morte cellulare.

    La prima descrizione di questa reazione avvenne all’inizio del 20° secolo

    Ma bisognò attendere il 1993 per ottenere l’approvazione legislativa, da parte di un Paese (Canada), per l’utilizzo di un fotosensibilizzante (porfimer sodico) nella terapia del Carcinoma esofaringeo.

    In campo dermatologico solo negli ultimi anni sono stati effettuati numerosi lavori scientifici che hanno dimostrato come la PDT sia una forma di trattamento efficace di lesioni cutanee premaligne, come le cheratosi attiniche, e maligne, come i basaliomi superficiali e i Carcinomi spinocellulari in situ.

    In pratica si applica sulle lesioni, dopo averle ripulite da eventuali crostosita’, una crema contenente l’acido 5-aminolevulinico, e lasciata in situ, in occlusione e protette dalla luce per circa 2 ore.

    L’ALA non e’ un farmaco ma viene trasformato nei tessuti cutanei in Protoporfirina IX, il vero bersaglio della PDT.

    Dopo circa 2 ore si rimuove la crema e si irradia la zona con una fonte di luce, blu o rossa, a seconda della tipologia della lesione, per circa 10’-20’.

    Durante il trattamento, il paziente puo’ avvertire bruciore o dolore, in genere sopportabili; alla fine della seduta la cute appare eritematosa (come dopo una lieve ustione solare) e si procedera’ alla medicazione con un gel cicatrizzante.

    Prima dell’irradiazione e’ importante valutare con una luce blu (luce di Wood) la presenza di fluorescenza rossa sulla lesione, che indica l’avvenuta trasformazione dell’ALA in Protoporfirina IX;

    dopo l’irradiazione, invece, la scomparsa della fluorescenza ci dimostrera’ che il trattamento ha avuto successo con l’estinzione della PPIX.

    Nei giorni seguenti il paziente deve proteggere l’area trattata dai raggi UV, medicarla giornalmente fino alla caduta delle croste (circa 7 giorni) e tornerà al controllo dopo circa un mese per la valutazione dell’efficacia del trattamento.

    La PDT puo’ essere ripetuta anche piu’ volte, senza rischio di tossicita’ per il paziente, poiche’ l’ALA non e’ un farmaco ma una molecola presente nelle nostre cellule e la sorgente di luce utilizzata non e’ un laser ne’ una luce UV, per cui non esistono controindicazioni.

    L’originalita’ della PDT e’ la sua selettivita’. Infatti l’ALA, applicato a concentrazioni dal 5 al 20%, o il suo derivato (Metvix), vengono assorbiti piu’ rapidamente dal tessuto patologico rispetto a quello sano, a causa di un’alterata permeabilita’ cutanea e vengono convertiti piu’ velocemente a PPIX da cellule iperproliferanti, come quelle tumorali.

    La PPIX, che e’ la vera sostanza sensibilizzante, in condizioni normali si trasforma lentamente in eme, dopo aver acquisito ferro; questa reazione esaurisce rapidamente il ferro intracellulare e in presenza di un continuo rifornimento di PPIX, come avviene nella PDT, la molecola fotosensibilizzante si accumula sempre di piu’; con l’esposizione alla luce la PPIX viene eccitata, si modifica e reagisce con l’ossigeno molecolare, portando alla formazione dei ROS(radicali liberi dell’ossigeno), soprattutto l’ossigeno singoletto.

    Vengono colpiti sia le membrane cellulari che le strutture vascolari con conseguente morte cellulare selettiva (laddove era presente una maggiore concentrazione di PPIX).

    Il campo di applicazione della PDT e’ piuttosto ampia.
    Oltre alle indicazioni registrate con ALA metilato (MAL-PDT), cioe’ le cheratosi attiniche, i basaliomi superficiali e il morbo di Bowen, questo trattamento viene utilizzato nell’acne infiammatoria, nel fotodanneggiamento cronico (fotoaging), nei linfomi cutanei T (Micosi fungoide unilesionale), nelle micosi cutanee, nella psoriasi, nelle ulcere cutanee, nelle verruche recidivanti, nella sclerodermia cutanea.

  6. il 26 aprile, 2010 nembo dice:

    e questo è domenico è l’altra informazione che ci chiedi :

    La magnetoterapia è una metodica che utilizza i campi magnetici a scopo terapeutico e rigenerante. Le applicazioni principali sono il consolidamento osseo dopo le fratture, l’osteoporosi, le patologie articolari come artriti e artrosi e tante altre. Uno dei pregi della magnetoterapia è non avere particolari controindicazioni o limiti nell’utilizzo; le sedute possono essere molto lunghe (alcune ore) o ripetute più volte al giorno. Gli effetti sono molto positivi e, talvolta, immediati, senza consumo di materiali o accessori.Le controindicazioni principali sono: pacemaker, gravidanza, tumori, protesi metalliche, cristallino sintetico. Con New Dolpass le onde vengono emesse per brevi periodi seguiti da lunghe pause che permettono alle cellule di disperdere il calore. Grazie ai processi di ripolarizzazione delle membrane biologiche e ai fenomeni relativi al metabolismo cellulare provocano un’azione antiflogistica di riparazione tissutale ed antalgica.

  7. il 27 aprile, 2010 mattia dice:

    Siete sempre cosi pronti e disponibili , complimenti . Mat

  8. il 17 gennaio, 2011 ACCIARO MARIA LUCIA dice:

    frattura scomposta clavicola sn ,bendaggio a 8 e aulin al dolore. Questa è stata diagnosi e terapia .Due giorni dopo il dolore continuava anzi aumentava e via di nuovo al pronto soccorso , rifanno la radiografia e si accorgono che anche la scapola era fratturata: reggibraccio e ghiaccio sulla spalla . passano settimane e la frattura non si ricompone i due monconi non si sovrappongono neanche ,rimangono vaganti e si notano solo nuvole di calcificazione. Dopo quasi 2 mesi I medici gli dicono di abbandonare bendaggio a otto e reggibraccio, fare soltanto sedute di magnetoterapia. Sento mio padre al telefono , lo aspettavo l’indomani e aveva la voce rauca, mi dice i sentirsi costipato l’indomani lo risento e aveva un pò di tosse. Un ora dopo mio padre muore , chi lo ha visto star male dice che si è accasciato improvvisamente a terra e aveva già le pupille dilatate e e il cuore aveva cessato di battere. Penso che i medici abbiano tralasciato qualcosa…………..


LASCIA UN PENSIERO


Inserite il vostro commento.
I COMMENTI DEVONO ESSERE PERTINENTI ALL ARGOMENTO A CUI SI RIFERISCONO E NON DEVONO ESSERE INSULTANTI PER CHI HA SCRITTO L'ARTICOLO O PER UN ALTRO COMMENTATORE

Performance Optimization WordPress Plugins by W3 EDGE