E’ quello che manca, da parte di un padre, nei confronti del proprio figlio. Si tratta di una poesia di un ragazzo di Scampìa, trascritta da Cicco in un commento all’articolo su San Valentino, pubblicato da Sco, che riteniamo opportuno mettere in evidenza.
Questa è la poesia:
Perché quando la vita ha cominciato a chiedermi, ad esigere gli sforzi, le responsabilità, il conto del suo peso tu non c’eri? Perché quando avresti dovuto preoccuparti della mia vita, delle mie carenze. dei miei problemi, dei miei sogni, tu non c’eri? Dimmi: perché quando si sono presentate le prime sconfitte, le violenze di un vissuto anormale, la malavita, l’amico che mi pugnalava alle spalle, tu non c’eri? Perché mi hai voluto figlio e tu non ci sei stato come padre? Quello che di te mi ha fatto più male, è stata la tua assenza, il tuo non esserci, l’assenza delle tue carezze, che per me erano più che legittime, ma tu non c’eri. Quando ti dicevo: papà, ascoltami, ti devo dire una cosa, e tu mi rispondevi: ora non ho tempo, un’altra volta, e mi lasciavi in lista d’attesa di quel tuo amore mai avuto.
Dice Cicco: “Buona giornata ragazzo che, con questi versi, hai saputo dimostrare quanto sei grande. Un abbraccio anche se non ti conosco, ma i tuoi pensieri mi hanno emozionato”.
Richard Clayderman - True Love
COMMENTI
il 22 febbraio, 2013 franco muzzioli dice:
Davide un poeta non trema, soffre , piange ,ma sa che dentro di se ha gli anticorpi per andare avanti….perdona tuo padre ….chissà che tuo nonno non fosse come lui !
Impara dalla vita e guarda verso l’alto se le scarpe si sono affondate nel fango, levale…si può camminare bene anche scalzi.
il 22 febbraio, 2013 giovanna3.rm dice:
Il tuo è un grido d’amore, Davide, quello che ti è mancato.
Sappi fare buon uso di questa esperienza, sia pure negativa, e cerca di riempire quel vuoto con l’apporto dei tuoi sentimenti e l’amore verso gli altri.
Un abbraccio, caro ragazzo.
il 22 febbraio, 2013 enrica.Co dice:
il mestiere del genitore nessuno ce lo insegna, a volte per tanti motivi nn si ha tempo, o forse, si hanno anche delle difficoltà a manifestare quel che si vorrebbe dire, o fare, e si sbaglia,si sbaglia sempre, i figli nn dovrebbero chiedere, la presenza di un genitore, ma questa è la vita. Vivi la tua e cerca di essere migliore se puoi, di Noi
il 22 febbraio, 2013 Lorenzo.rm dice:
Un grande grazie a Cicco che ci ha coinvolto in una storia dolce e terribile. Non so se dal grido di un ragazzo abbandonato dal padre si possa passare ad un incentivo di lotta che lo metta al riparo della delinquenza, in quei luoghi purtroppo imperante. Non sappiamo se al posto del padre altri gli daranno una mano. Rimane per ora uno squaecio di splendida poesia che si leva al Cielo e per tutta la terra: io amo, amatemi.
il 22 febbraio, 2013 armida.ve dice:
Struggente poesia, ragazzo! Ti posso comprendere; anch’io sono figlia di un padre che non ha mai avuto un gesto di tenerezza e di amore per me e le mie sorelle. Manca qualcosa nel nostro cuore, ma ti assicuro che la dolcezza che dimostri nei tuoi versi ti aiutera’anche a comprenderlo e.. a perdonarlo. Buona fortuna.
il 22 febbraio, 2013 giuseppe3.ca dice:
Nella poesia di Davide c’è un grido disperato, c’è un’accusa ad un genitore che non ha saputo essere padre ma non ne conosciamco la cause, forse anche a suo padre è mancata la guida paterna e di questo, Davide, avrebbe dovuto prendere atto pensando ai tantissimi ragazzi che sono stati orfani fin dalla nascita ma che hanno saputo trovare la loro strada creandosene una ragione.
Come dice Franco, nella vita bisogna imparare a camminare con le proprie gambe, anche scalzi, se necessario.
Enrica ci dà la giusta visione del mestiere di genitore, mentre Giovanna e Lorenzo indicano il ricorso all’amore per risolvere questi problemi. Vorrei aggiungere che abbiamo nella vita tanti esempi di ragazzi che raggiungono presto una visione matura delle esigenze dell’esistenza e riescono ad aiutare i propri genitori nelle loro mancanze. Prendiamo atto anche di questo per trarre esperienza.
il 22 febbraio, 2013 giuseppe57 dice:
le poesie sono sepre belle che vogliono ricondurci ad una realtà che spesso è mancata,ma ora è il momento di concentrarci, riflettere ed andare , è in gioco il nostro futuro.
il 22 febbraio, 2013 cicco53 dice:
Ciao a tutti e ben ritrovati , nel condividere l’amore verso gli altri, che sono le cose più belle del nostro percorso di vita. Dal resto se non ci fosse questa comunicazione nessuno si porrebbe il malessere che esiste a” Scampia” Testimonianze crude con tanta violenza, che a noi arriva distorta e insignificante in tutti gli aspetti che vanno dal degrado ambientale,sociale,mancanza di istruzione e di convivenza civile ecc. Esiste solo la malavita organizzata inserita nel ghetto, dove ogni abitante deve convivere con essa rispettando le loro leggi, calpestando la libertà di pensiero e la dignità umana, con tanta violenza inaudita in particolare modo sulle donne, vittime di se stessi senza poter dimostrare l’amore naturale come comuni mortali, obbligati a prostituirsi fin della tenera età, il periodo più bello di una bimba in fase di gioco con le bambole.In questi ambienti, si matura e si diventa adulti velocemente con conflitti e traumi di enorme entità con conseguenze gravi. Il fatto che noi ne parliamo ,è una presa di posizione netta contro questi ambienti che inquinano la coscienza umana . Inoltre ci aiuta a capire le ingiustizie che esistono nel nostro paese, e ci proiettano a considerare la vita un dono morale che tutti debbono crescere liberi,e amare gli altri con spontaneità senza obblighi e violenza ecc. Questa poesia è la versione vivente di un vissuto amaro ,di una vita priva di tutti valori che un adolescente non ha avuto e provato con l’emozioni dovute.E’ anche una rivincita di dichiarare al mondo che la violenza è un fenomeno diffuso sul territorio che a volte non riusciamo a capire le cause e il gesto . Io penso che ognuno di noi è nato per compiere delle missioni, che man mano si cresce ci vedono impegnate in diversi campi, con l’intendo di dare qualcosa e ricevere ,questo scambio è la vita che proietta in situazioni negativi e positivi, che alla fine sono l’emozioni e scuola di vita universale. Davide è l’esempio di un riscatto di amore ,che ognuno dovrebbe compiere con semplici gesti, una carezza, un sorriso e tanta sicurezza che nel nostro percorso di vita non siamo soli , penso che non sia poco. Questi sentimenti sono anni di volontariato umano dove ogni giorno mi misura con la realtà amara di accettare gli abusi sui minori, la non accettazione verso chi soffre con problematiche vere, considerare il diverso un essere individuo ai margini ecc. Grazie a tutti voi che avete condiviso il dramma di Davide con tanto amore. Ciao con un abbraccio
il 22 febbraio, 2013 Nembo dice:
Bellissima poesia descritta con sofferenza da un ragazzo vissuto in strada in un ambiente di malavitosi e violenza. Lo stesso ragazzo ha conosciuto questo ambiente e ne ha pagato le conseguenze verso la società. Per fortuna che si è dissociato dal crimine, ritrovando se stesso e aiutando gli altri dando un bellissimo esempio, è riuscito ad ascoltare la propria coscienza per il bene della società.
il 22 febbraio, 2013 Lorenzo.rm dice:
Caro Cicco, ci hai mostrato a tutto tondo il “caso Scampìa” ed hai fatto un ragionamento sui doveri che ognuno di noi deve assumersi per far sì che i fenomeni di degrado di tutti i tipi non abbiano a prodursi. Un impegno non a parole ma con i fatti, con atti di fiancheggiamento e volontariato, con aiuti tangibili. Questo dovrebbe essere l’impegno di ognuno di noi se vogliamo davvero far crescere il nostro Paese, e non soltanto sul piano economico, ma soprattutto culturale e sociale. Ben vengano in futuro queste testimonianze ed in proposito chiediamo a Cicco di non farci mancare sollecitazioni in proposito.
il 22 febbraio, 2013 Cecilia Zenari dice:
Questa di Davide è una richiesta eplicita di aiuto … di sostegno, di affetto quando, sicuramente, il tempo, per lui, non può più tornare …
Ma quanti bambini, giovani adolescenti, hanno bisogno oggi dei loro genitori e questo bisogno non sanno esprimerlo con le loro parole?
Il bisogno di affetto viene richiesto, certamente, in mille altri modi e comportamenti … e, nonostante, come mai non viene compreso?!
Quanti figli lasciati soli, a se stessi … disorientati!
Quanto bisogno di umanità, di comprensione, di riflessione c’é in questo nostro vivere e siamo sempre di corsa … a cercare che cosa, se non allo scopo di donare serenità, amore e forza ai nostri cari?
Peccato che ci facciamo spesso accecare da tante promesse e parole che ci arrivano da tutte le direzioni e perdiamo del tempo prezioso, peccato che vogliamo sempre avere e apparire, spesso siamo anche “bravi” a giudicare … ma essere … per essere ed ascoltare non c’é tempo!!
La vera ricchezza è il bene che possiamo fare, il donare il nostro tempo con gioia, la vera ricchezza sta dentro di noi e non costa nulla, anzi, ripaga: sono l’amore, gli affetti che tutti abbiamo il dovere di trasmettere, non solo di ricevere …
Tutto si lascia a questo mondo, ma l’Amore che si è riusciti a donare, rimarrà per sempre.
L’Amore è una fonte che non esaurisce e ognuno di noi è in grado di donarlo, sperando certamente di averlo anche ricevuto nella sua infanzia!
E se non l’avessimo ricevuto, maggior ragione per non ripetere un tale errore che crea tanti disagi e infinita sofferenza.
Poesia bellissima, toccante e vera. Dieci e lode!
Grazie 1.000, Davide, Cicco e Giovanna.
il 22 febbraio, 2013 giovanna3.rm dice:
Cicco, penso farebbe piacere a Davide leggere i nostri commenti alla sua poesia. Potresti fargli avere la pagina pubblicata per lui e tutti gli interventi che ne sono derivati? Se tu non avessi tempo, mandami la mail di Davide, ammesso che ne abbia una: potrei pensarci io.
Ciao
il 22 febbraio, 2013 cicco53 dice:
Ciao grazie a tutti dei bellissimi commenti, Davide oltre che essere un grande scrittore è anche un qualificato fotografano , che con i suoi scatti di figure umane, con occhi significativi ed espressivi ti tanta sofferenza umana nel quartiere di Scampia, denuncia una situazione di mal costume e da non esempio di civiltà metropolitana del progetto iniziale di integrazione sociale non riuscita. Giovanna ,con piacere farò avere i vari interventi pubblicati qui. Buona serata a tutti con un abbraccio.
il 23 febbraio, 2013 giovanna3.rm dice:
Cicco, mi fa gran piacere apprendere che Davide è anche un bravo fotografo: incoraggialo in questa sua attività, piena di fantasia e creatività, e salutalo tanto da parte mia. Poiché ci fai capire che scrive, se pensa di pubblicare qualche suo lavoro, magari su aspetti sociali o altro, non hai che da farmeli avere, attraverso te: ci adopereremo per farli conoscere ai lettore del Bosco. Ti faccio avere la mia mail. Ancora tanti complimenti a Davide per la sua bella poesia.
il 23 febbraio, 2013 silvana1.ge dice:
I bellissimi versi di Davide sono l’emblema di una realtà diffusa che lascia allo sbaraglio intere generazioni , senza amore, senza sicurezze, senza futuro. La voce di questo ragazzino cresciuto in fretta che non ha vissuto la dolcezza dell’infanzia protetta è un grido di dolore, una richiesta di amore ad un padre incapace incapace di dare, compresso da altra sofferenza, altri disagi. Quanti interrogativi rimangono senza risposta! Davide, gli anticorpi se li farà comunque attraverso il dolore delle assenze affettive che lo hanno reso combattivo, capace di critica, e forse si salverà, ma quanti altri si perdono nei giochi perversi della criminalità in cui tutti sono nel contempo vittime e portatori di illegalità. E’ difficile, incidere positivamente su certi contesti sociali, ma la società civile non può dichiararsi impotente. La solitudine, l’abbandono, il dolore di tanti giovani, le loro rivendicazioni devono arrivare al cuore di tutti noi per farci quanto meno riflettere sul non senso di una società incapace di dare risposte. A Davide un incoraggiamento a guardare avanti con fiducia in sé, ed un abbraccio forte.
il 24 febbraio, 2013 sonia 1.co dice:
Molto e’ stato scritto,un racconto “vero”,vissuto sulla pelle.
Mi sono emozionata !
Grazie……
il 24 febbraio, 2013 Nembo dice:
Ricordo per chi avesse l’opportunità di essere vicino a NEMBRO in provincia di BG, dal 23 Febbraio al 01 Marzo presso la biblioteca c’è una mostra fotografica dedicata a Davide Cerullo.
il 24 febbraio, 2013 Carlotta dice:
Mi è tornato alla mente, che qualche anno fa avevo letto con grande emozione e tutto d’un fiato il libro di Davide Cerullo – Ali Bruciate – e sono tornata a sfogliarlo…
Non desidero togliere spazio a nessuno, ma penso valga la pena di conoscere la storia di questo “Uomo coraggioso”
Davide Cerullo a 13 anni guadagnava 500 euro al giorno. Era un pusher del clan dei Di Lauro.
Arrestato, a 18 anni, era stato processato e condannato per spaccio.
Un giorno, rientrato in cella dopo l’ora d’aria, aveva trovato sulla sua branda una piccola edizione del Vangelo con gli Atti degli Apostoli. Si era messo a leggerlo di nascosto e, senza rendersene conto, aveva iniziato proprio da li il suo cambiamento.
A 19 anni (1995) uscito dal carcere, era stato affidato da Suor Monica al nuovo parroco di Scampìa Don Aniello, che non solo lo aveva accolto come un figlio, ma sarebbe poi diventato parte di lui.
Davide, fin da subito aveva preso le distanze sua famiglia che viveva proprio alle Vele di Scampìa, alla Vela Celeste. Un padre molto violento, 14 tra fratelli e sorelle e una madre che, rimasta sola a sfamarli, aveva scelto anche lei la strada tortuosa della sopravvivenza, senza farsi troppi scrupoli. Davide invece, aveva deciso di dare un taglio netto sia con la famiglia che con l’ambiente e si era trovato uno scantinato, sempre alle Vele. E dal quel momento, pur tra mille difficoltà, animato dalla determinazione e dalla fiducia in se stesso, aveva portato avanti il suo percorso di cambiamento.
Un messaggio molto forte che indicava alla gente del rione, che era possibile un recupero e un cambiamento di vita anche nei delinquenti ritenuti più irrecuperabili.
Quella conversione era la testimonianza viva di come un uomo, anche dall’abisso di ogni turpitudine, illegalità e violenza, possa approdare alla salvezza, alla libertà di cuore, spezzando le catene del peccato e della schiavitù.
Il suo percorso e la sua crescita, le ha raccontate in un libro Ali Bruciate, pubblicato nel 2009 e scritto con il teologo Alessandro Pronzato, che le Edizioni Paoline hanno promosso come messaggio di speranza per i giovani intruppati nell’esercito delle mafie.
Davide oggi vive in un paese in provincia di Modena, si è sposato con una ragazza delle Vele e ha due figli.
E’il fondatore del Progetto Ali Bruciate, un progetto di accoglienza per i bambini di Scampìa e continua a portare ovunque la sua testimonianza, sia attraverso conferenze nelle scuole ed istituti, sia con mostre fotografiche – nel frattempo è anche diventato un apprezzato fotografo – che raccontano le realtà e volti dei bambini di Scampìa.
Questa è la lettera che lasciato a Don Aniello prima di partire per Modena:
Caro Aniello,
mi ricordo quel giorno come se fosse ieri, quando le suore mi consegnarono all’irresponsabilità del tuo cuore. Quando ti portai alle Vele di Scampìa per la prima volta, capii che il tuo cuore oltre che i tuoi piedi, sarebbe stato capace di sollevare quel peso di disagio che si presentava al tuo cospetto.
Quel giorno ho capito che avresti consacrato al culto delle difficoltà e del disagio tutto il tuo tempo senza mai sottrarti. Mi resi conto di quanto era necessaria quella tua presenza, li in quello spazio vuoto che da allora in poi sarebbe stato occupato dalla tua presenza. Mi ricordo quando ti confidai, dopo qualche mese, che sotto il materasso di casa mia dove io dormivo, c’era ancora la droga e io mi sentivo sporco perché stavo incominciando a pensarla in un altro modo, grazie pure a te e quindi avevo bisogno di rompere radicalmente con il passato. E tu mi dicesti, senza pensarci troppo su : “Tu domani verrai a stare nell’oratorio con me”. Dio mio, mi viene da piangere a pensarci. E, dal quel momento, Aniello, è nato per te un bene eterno.
E’da quel momento che l’ingranaggio malavitoso s’inceppò, lo volesti tu con il tuo modo di vivere il Vangelo dei perduti, che è parola che non ammette ignoranza. La camorra mi aveva convinto che se non avevo un nome che contava non ero nessuno, anzi neppure esistevo. Tu hai ribaltato tutto questo mito del forte, quando mi dicesti quelle poche chiare parole : “Figlio mio, devi sapere che Dio ama come colui che non sa fare altro”.
Così vincemmo la camorra e la mettemmo nell’angolo.
Che bello. Mi facesti capire che, quando ci si scopre amati, si può vincere su tutto e tutti. Con te ho finito di genuflettermi al potere, di vivere nel degrado e non sono stato più costretto a tenere la testa bassa.. Con te ho conosciuto la gioia di essere libero.
Grazie, Aniello
Davide
La grande Alda Merini, in occasione di un incontro con Davide Cerullo gli disse:
“La poesia e il pensare…è ciò che fa più paura al potere e alla camorra, perché possono raccontare verità…”
PASSA IL TEMPO....
Le lancette della vita ... scorrono nella perfetta sincronizzazione dei secondi....
e ad ogni movimento del tempo....nulla sara mai come prima....
E anche se non potrò vederti, parlarti, ascoltarti ....in questo presente....
Ti vedrò , ti parlerò, ti ascolterò nei secondi di tempo che ho fermato nel mio cuore.....
m.d
Davide un poeta non trema, soffre , piange ,ma sa che dentro di se ha gli anticorpi per andare avanti….perdona tuo padre ….chissà che tuo nonno non fosse come lui !
Impara dalla vita e guarda verso l’alto se le scarpe si sono affondate nel fango, levale…si può camminare bene anche scalzi.
Il tuo è un grido d’amore, Davide, quello che ti è mancato.
Sappi fare buon uso di questa esperienza, sia pure negativa, e cerca di riempire quel vuoto con l’apporto dei tuoi sentimenti e l’amore verso gli altri.
Un abbraccio, caro ragazzo.
il mestiere del genitore nessuno ce lo insegna, a volte per tanti motivi nn si ha tempo, o forse, si hanno anche delle difficoltà a manifestare quel che si vorrebbe dire, o fare, e si sbaglia,si sbaglia sempre, i figli nn dovrebbero chiedere, la presenza di un genitore, ma questa è la vita. Vivi la tua e cerca di essere migliore se puoi, di Noi
Un grande grazie a Cicco che ci ha coinvolto in una storia dolce e terribile. Non so se dal grido di un ragazzo abbandonato dal padre si possa passare ad un incentivo di lotta che lo metta al riparo della delinquenza, in quei luoghi purtroppo imperante. Non sappiamo se al posto del padre altri gli daranno una mano. Rimane per ora uno squaecio di splendida poesia che si leva al Cielo e per tutta la terra: io amo, amatemi.
Struggente poesia, ragazzo! Ti posso comprendere; anch’io sono figlia di un padre che non ha mai avuto un gesto di tenerezza e di amore per me e le mie sorelle. Manca qualcosa nel nostro cuore, ma ti assicuro che la dolcezza che dimostri nei tuoi versi ti aiutera’anche a comprenderlo e.. a perdonarlo. Buona fortuna.
Nella poesia di Davide c’è un grido disperato, c’è un’accusa ad un genitore che non ha saputo essere padre ma non ne conosciamco la cause, forse anche a suo padre è mancata la guida paterna e di questo, Davide, avrebbe dovuto prendere atto pensando ai tantissimi ragazzi che sono stati orfani fin dalla nascita ma che hanno saputo trovare la loro strada creandosene una ragione.
Come dice Franco, nella vita bisogna imparare a camminare con le proprie gambe, anche scalzi, se necessario.
Enrica ci dà la giusta visione del mestiere di genitore, mentre Giovanna e Lorenzo indicano il ricorso all’amore per risolvere questi problemi. Vorrei aggiungere che abbiamo nella vita tanti esempi di ragazzi che raggiungono presto una visione matura delle esigenze dell’esistenza e riescono ad aiutare i propri genitori nelle loro mancanze. Prendiamo atto anche di questo per trarre esperienza.
le poesie sono sepre belle che vogliono ricondurci ad una realtà che spesso è mancata,ma ora è il momento di concentrarci, riflettere ed andare , è in gioco il nostro futuro.
Ciao a tutti e ben ritrovati , nel condividere l’amore verso gli altri, che sono le cose più belle del nostro percorso di vita. Dal resto se non ci fosse questa comunicazione nessuno si porrebbe il malessere che esiste a” Scampia” Testimonianze crude con tanta violenza, che a noi arriva distorta e insignificante in tutti gli aspetti che vanno dal degrado ambientale,sociale,mancanza di istruzione e di convivenza civile ecc. Esiste solo la malavita organizzata inserita nel ghetto, dove ogni abitante deve convivere con essa rispettando le loro leggi, calpestando la libertà di pensiero e la dignità umana, con tanta violenza inaudita in particolare modo sulle donne, vittime di se stessi senza poter dimostrare l’amore naturale come comuni mortali, obbligati a prostituirsi fin della tenera età, il periodo più bello di una bimba in fase di gioco con le bambole.In questi ambienti, si matura e si diventa adulti velocemente con conflitti e traumi di enorme entità con conseguenze gravi. Il fatto che noi ne parliamo ,è una presa di posizione netta contro questi ambienti che inquinano la coscienza umana . Inoltre ci aiuta a capire le ingiustizie che esistono nel nostro paese, e ci proiettano a considerare la vita un dono morale che tutti debbono crescere liberi,e amare gli altri con spontaneità senza obblighi e violenza ecc. Questa poesia è la versione vivente di un vissuto amaro ,di una vita priva di tutti valori che un adolescente non ha avuto e provato con l’emozioni dovute.E’ anche una rivincita di dichiarare al mondo che la violenza è un fenomeno diffuso sul territorio che a volte non riusciamo a capire le cause e il gesto . Io penso che ognuno di noi è nato per compiere delle missioni, che man mano si cresce ci vedono impegnate in diversi campi, con l’intendo di dare qualcosa e ricevere ,questo scambio è la vita che proietta in situazioni negativi e positivi, che alla fine sono l’emozioni e scuola di vita universale. Davide è l’esempio di un riscatto di amore ,che ognuno dovrebbe compiere con semplici gesti, una carezza, un sorriso e tanta sicurezza che nel nostro percorso di vita non siamo soli , penso che non sia poco. Questi sentimenti sono anni di volontariato umano dove ogni giorno mi misura con la realtà amara di accettare gli abusi sui minori, la non accettazione verso chi soffre con problematiche vere, considerare il diverso un essere individuo ai margini ecc. Grazie a tutti voi che avete condiviso il dramma di Davide con tanto amore. Ciao con un abbraccio
Bellissima poesia descritta con sofferenza da un ragazzo vissuto in strada in un ambiente di malavitosi e violenza. Lo stesso ragazzo ha conosciuto questo ambiente e ne ha pagato le conseguenze verso la società. Per fortuna che si è dissociato dal crimine, ritrovando se stesso e aiutando gli altri dando un bellissimo esempio, è riuscito ad ascoltare la propria coscienza per il bene della società.
Caro Cicco, ci hai mostrato a tutto tondo il “caso Scampìa” ed hai fatto un ragionamento sui doveri che ognuno di noi deve assumersi per far sì che i fenomeni di degrado di tutti i tipi non abbiano a prodursi. Un impegno non a parole ma con i fatti, con atti di fiancheggiamento e volontariato, con aiuti tangibili. Questo dovrebbe essere l’impegno di ognuno di noi se vogliamo davvero far crescere il nostro Paese, e non soltanto sul piano economico, ma soprattutto culturale e sociale. Ben vengano in futuro queste testimonianze ed in proposito chiediamo a Cicco di non farci mancare sollecitazioni in proposito.
Questa di Davide è una richiesta eplicita di aiuto … di sostegno, di affetto quando, sicuramente, il tempo, per lui, non può più tornare …
Ma quanti bambini, giovani adolescenti, hanno bisogno oggi dei loro genitori e questo bisogno non sanno esprimerlo con le loro parole?
Il bisogno di affetto viene richiesto, certamente, in mille altri modi e comportamenti … e, nonostante, come mai non viene compreso?!
Quanti figli lasciati soli, a se stessi … disorientati!
Quanto bisogno di umanità, di comprensione, di riflessione c’é in questo nostro vivere e siamo sempre di corsa … a cercare che cosa, se non allo scopo di donare serenità, amore e forza ai nostri cari?
Peccato che ci facciamo spesso accecare da tante promesse e parole che ci arrivano da tutte le direzioni e perdiamo del tempo prezioso, peccato che vogliamo sempre avere e apparire, spesso siamo anche “bravi” a giudicare … ma essere … per essere ed ascoltare non c’é tempo!!
La vera ricchezza è il bene che possiamo fare, il donare il nostro tempo con gioia, la vera ricchezza sta dentro di noi e non costa nulla, anzi, ripaga: sono l’amore, gli affetti che tutti abbiamo il dovere di trasmettere, non solo di ricevere …
Tutto si lascia a questo mondo, ma l’Amore che si è riusciti a donare, rimarrà per sempre.
L’Amore è una fonte che non esaurisce e ognuno di noi è in grado di donarlo, sperando certamente di averlo anche ricevuto nella sua infanzia!
E se non l’avessimo ricevuto, maggior ragione per non ripetere un tale errore che crea tanti disagi e infinita sofferenza.
Poesia bellissima, toccante e vera. Dieci e lode!
Grazie 1.000, Davide, Cicco e Giovanna.
Cicco, penso farebbe piacere a Davide leggere i nostri commenti alla sua poesia. Potresti fargli avere la pagina pubblicata per lui e tutti gli interventi che ne sono derivati? Se tu non avessi tempo, mandami la mail di Davide, ammesso che ne abbia una: potrei pensarci io.
Ciao
Ciao grazie a tutti dei bellissimi commenti, Davide oltre che essere un grande scrittore è anche un qualificato fotografano , che con i suoi scatti di figure umane, con occhi significativi ed espressivi ti tanta sofferenza umana nel quartiere di Scampia, denuncia una situazione di mal costume e da non esempio di civiltà metropolitana del progetto iniziale di integrazione sociale non riuscita. Giovanna ,con piacere farò avere i vari interventi pubblicati qui. Buona serata a tutti con un abbraccio.
Cicco, mi fa gran piacere apprendere che Davide è anche un bravo fotografo: incoraggialo in questa sua attività, piena di fantasia e creatività, e salutalo tanto da parte mia. Poiché ci fai capire che scrive, se pensa di pubblicare qualche suo lavoro, magari su aspetti sociali o altro, non hai che da farmeli avere, attraverso te: ci adopereremo per farli conoscere ai lettore del Bosco. Ti faccio avere la mia mail. Ancora tanti complimenti a Davide per la sua bella poesia.
I bellissimi versi di Davide sono l’emblema di una realtà diffusa che lascia allo sbaraglio intere generazioni , senza amore, senza sicurezze, senza futuro. La voce di questo ragazzino cresciuto in fretta che non ha vissuto la dolcezza dell’infanzia protetta è un grido di dolore, una richiesta di amore ad un padre incapace incapace di dare, compresso da altra sofferenza, altri disagi. Quanti interrogativi rimangono senza risposta! Davide, gli anticorpi se li farà comunque attraverso il dolore delle assenze affettive che lo hanno reso combattivo, capace di critica, e forse si salverà, ma quanti altri si perdono nei giochi perversi della criminalità in cui tutti sono nel contempo vittime e portatori di illegalità. E’ difficile, incidere positivamente su certi contesti sociali, ma la società civile non può dichiararsi impotente. La solitudine, l’abbandono, il dolore di tanti giovani, le loro rivendicazioni devono arrivare al cuore di tutti noi per farci quanto meno riflettere sul non senso di una società incapace di dare risposte. A Davide un incoraggiamento a guardare avanti con fiducia in sé, ed un abbraccio forte.
Molto e’ stato scritto,un racconto “vero”,vissuto sulla pelle.
Mi sono emozionata !
Grazie……
Ricordo per chi avesse l’opportunità di essere vicino a NEMBRO in provincia di BG, dal 23 Febbraio al 01 Marzo presso la biblioteca c’è una mostra fotografica dedicata a Davide Cerullo.
Mi è tornato alla mente, che qualche anno fa avevo letto con grande emozione e tutto d’un fiato il libro di Davide Cerullo – Ali Bruciate – e sono tornata a sfogliarlo…
Non desidero togliere spazio a nessuno, ma penso valga la pena di conoscere la storia di questo “Uomo coraggioso”
Davide Cerullo a 13 anni guadagnava 500 euro al giorno. Era un pusher del clan dei Di Lauro.
Arrestato, a 18 anni, era stato processato e condannato per spaccio.
Un giorno, rientrato in cella dopo l’ora d’aria, aveva trovato sulla sua branda una piccola edizione del Vangelo con gli Atti degli Apostoli. Si era messo a leggerlo di nascosto e, senza rendersene conto, aveva iniziato proprio da li il suo cambiamento.
A 19 anni (1995) uscito dal carcere, era stato affidato da Suor Monica al nuovo parroco di Scampìa Don Aniello, che non solo lo aveva accolto come un figlio, ma sarebbe poi diventato parte di lui.
Davide, fin da subito aveva preso le distanze sua famiglia che viveva proprio alle Vele di Scampìa, alla Vela Celeste. Un padre molto violento, 14 tra fratelli e sorelle e una madre che, rimasta sola a sfamarli, aveva scelto anche lei la strada tortuosa della sopravvivenza, senza farsi troppi scrupoli. Davide invece, aveva deciso di dare un taglio netto sia con la famiglia che con l’ambiente e si era trovato uno scantinato, sempre alle Vele. E dal quel momento, pur tra mille difficoltà, animato dalla determinazione e dalla fiducia in se stesso, aveva portato avanti il suo percorso di cambiamento.
Un messaggio molto forte che indicava alla gente del rione, che era possibile un recupero e un cambiamento di vita anche nei delinquenti ritenuti più irrecuperabili.
Quella conversione era la testimonianza viva di come un uomo, anche dall’abisso di ogni turpitudine, illegalità e violenza, possa approdare alla salvezza, alla libertà di cuore, spezzando le catene del peccato e della schiavitù.
Il suo percorso e la sua crescita, le ha raccontate in un libro Ali Bruciate, pubblicato nel 2009 e scritto con il teologo Alessandro Pronzato, che le Edizioni Paoline hanno promosso come messaggio di speranza per i giovani intruppati nell’esercito delle mafie.
Davide oggi vive in un paese in provincia di Modena, si è sposato con una ragazza delle Vele e ha due figli.
E’il fondatore del Progetto Ali Bruciate, un progetto di accoglienza per i bambini di Scampìa e continua a portare ovunque la sua testimonianza, sia attraverso conferenze nelle scuole ed istituti, sia con mostre fotografiche – nel frattempo è anche diventato un apprezzato fotografo – che raccontano le realtà e volti dei bambini di Scampìa.
Questa è la lettera che lasciato a Don Aniello prima di partire per Modena:
Caro Aniello,
mi ricordo quel giorno come se fosse ieri, quando le suore mi consegnarono all’irresponsabilità del tuo cuore. Quando ti portai alle Vele di Scampìa per la prima volta, capii che il tuo cuore oltre che i tuoi piedi, sarebbe stato capace di sollevare quel peso di disagio che si presentava al tuo cospetto.
Quel giorno ho capito che avresti consacrato al culto delle difficoltà e del disagio tutto il tuo tempo senza mai sottrarti. Mi resi conto di quanto era necessaria quella tua presenza, li in quello spazio vuoto che da allora in poi sarebbe stato occupato dalla tua presenza. Mi ricordo quando ti confidai, dopo qualche mese, che sotto il materasso di casa mia dove io dormivo, c’era ancora la droga e io mi sentivo sporco perché stavo incominciando a pensarla in un altro modo, grazie pure a te e quindi avevo bisogno di rompere radicalmente con il passato. E tu mi dicesti, senza pensarci troppo su : “Tu domani verrai a stare nell’oratorio con me”. Dio mio, mi viene da piangere a pensarci. E, dal quel momento, Aniello, è nato per te un bene eterno.
E’da quel momento che l’ingranaggio malavitoso s’inceppò, lo volesti tu con il tuo modo di vivere il Vangelo dei perduti, che è parola che non ammette ignoranza. La camorra mi aveva convinto che se non avevo un nome che contava non ero nessuno, anzi neppure esistevo. Tu hai ribaltato tutto questo mito del forte, quando mi dicesti quelle poche chiare parole : “Figlio mio, devi sapere che Dio ama come colui che non sa fare altro”.
Così vincemmo la camorra e la mettemmo nell’angolo.
Che bello. Mi facesti capire che, quando ci si scopre amati, si può vincere su tutto e tutti. Con te ho finito di genuflettermi al potere, di vivere nel degrado e non sono stato più costretto a tenere la testa bassa.. Con te ho conosciuto la gioia di essere libero.
Grazie, Aniello
Davide
La grande Alda Merini, in occasione di un incontro con Davide Cerullo gli disse:
“La poesia e il pensare…è ciò che fa più paura al potere e alla camorra, perché possono raccontare verità…”