LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 9 Febbraio 2014 | 25 commenti- commenta anche tu!
Da un paio di mesi uscivo poco, la salute non era buona e il tempo nevoso mi costringeva a rimanere in casa, solo qualche breve sortita per fare la spesa. Giovedì è venuta mia figlia per farmi visita con i suoi figli, i miei splendidi nipotini, 4 e 10 anni: Luca, bambino un pò viziato perché il piccolino di casa, ha deciso che doveva restare per fare compagnia alla nonna. Avrebbe voluto rimanere anche Gabriel ma il giorno dopo aveva un compito in classe e non era davvero il caso che restasse dalla nonna. A Luca ho fatto notare che era senza il suo gioco preferito, non che non lo volessi, perché vengono spesso da me, ma mi sentivo ancora debole e non volevo rischiare di affaticarmi.
É rimasto anche senza il suo gioco, far compagnia alla nonna era più importante per lui. Venerdì mattina abbiamo deciso di andare a fare una passeggiata sul sentiero dove non c’era tanta neve, che poi, a valutar bene, è peggio, perché ci sono le pozzanghere. Da buon montanaro si avvia per primo, raccomandandomi di stare attenta, dentro di me pensavo, una volta erano le nonne a fare queste
raccomandazioni ma poi ho capito quando ha pronunciato la frase: “La mamma mi ha detto di stare attento se andavamo a fare una passeggiata!” Quattro anni ma dimostra già di essere un bambino maturo e responsabile per la sua età. Camminava qualche passo avanti a me ma ad un certo punto vedo che si ferma e si gira. Gli chiedo, che succede? C’è un uccellino a terra, arrivo, e vedo che è vivo, ma io non so che fare, allora dico a Luca, raccogli qualche ramoscello e delle foglie asciutte che prepariamo un nido e lo lasciamo qui, poi al ritorno, lo portiamo da un signore che si occuperà dell’uccellino.
Alla meglio abbiamo preparato un nido improvvisato e lo abbiamo sistemato alto in modo che nessuno potesse inavvertitamente calpestarlo. Andiamo avanti fin dove la neve è alta per un bimbo, così ci fermiamo a costruire un pupazzo di neve. Non ho portato la classica carota per usarla come naso ma poco prima avevo preso un pezzo di bastone adatto allo scopo e il naso è fatto.
Ecco un bel pupazzo, per la gioia di Luca. Giriamo un pò e vedo che sta osservando il piccolo pendio,:”Che stai guardando?” chiedo. Peccato che tu non abbia più né la slitta né il bob, guarda che bella discesa. Al che la mia memoria ritorna indietro di tanti anni, quando, anch’io appena finito i compiti dicevo ciao e scappavo via di corsa, prima che la mamma avesse il tempo di dirmi “Porta con te la sorellina”. Con lei dovevo andare piano, mentre se ero sola, con il bob volavo per la campagna innevata, dove noi bimbe/i della neve potevamo provare l’emozione della velocità. La neve si faceva ghiaccio a furia di passarci sopra.
Sento una manina, è il mio pulcino che mi guarda e chiede, “Che pensavi nonna?” - “La stessa cosa che hai pensata tu, peccato non avere il bob, ma se guardi bene, la neve è troppo morbida per andare con il bob”. Facciamo un giretto, non è freddo, si può approfittarne, incontriamo dei ragazzi con gli scii in spalla, chiedo, come vanno qui le piste? - “Niente da fare, bisogna andare un pò più su” mi rispondono. E’ vero che ha nevicato, ma poi, tutti i giorni, nel pomeriggio, ci sono dei raggi di sole che scaldano in modo incredibile e la neve si scioglie.
Un pò alla volta ci incamminiamo verso il ritorno per andare a prendere l’uccellino, ma, arrivati dove lo avevamo lasciato, il nido non c’è più e neppure il piccolo volatile. Speriamo che chi lo ha preso lo curi bene e proseguiamo. Arriviamo a casa, felici della passeggiata… ma anche un po’ stanchi o forse è meglio dire stanca.
Dove si trova quella donna che andava lungo i sentieri, fino a pochi mesi fa?, andava pensando di fare quattro passi e invece comminava senza accorgersene, e solo al momento del rientro si diceva, ma perché, sono andata tanto in alto e così lontano?. Ora per una passeggiata sono ritornata a casa stanca ma felice di aver potuto fare il pupazzo per Luca, un nido per un uccellino che chissà ora dove si trova ed essere ritornata indietro di tanti anni con la mente, quando il bob era la mia
passione. Che anni! Vedo che Luca dopo un po’ gioca calmo, allora comincio a fargli la doccia e mettergli il pigiama. Dovrei mettergli una tuta ma so che dieci minuti dopo aver mangiato, si addormenta, e allora chi lo cambia? Per amore di Luca oggi, dopo quasi due mesi, ho fatto una passeggiata tra le mie amate montagne, forse solo la forza di un nipotino mi ha fatto reagire, e dire basta alla mia immobilità o forse ero pronta ma mi mancava la spinta giusta e quella è arrivata, grazie al nipotino! Buona notte Luca.
Gli anni passano, le nonne imbiancano e i nipotini crescono. In questo racconto breve ma pieno di significato, si vedono già gli effetti del cambio generazionale: arriva il tempo nel quale saranno i nipoti a curarsi delle nonne, magari per qualche regalino in €uro ma anche perché memori dell’immenso amore ricevuto da bambini. Grazie nonna.







