LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 23 Febbraio 2014 | 40 commenti- commenta anche tu!
Amore e amicizia: due sentimenti che spesso si intersecano, si incrociano, si scontrano, viaggiano paralleli o si combattono, a volte sono complici, altre volte rivali. È più forte l’amore o l’amicizia? Un amore per quanto intenso e appassionato può finire ma l’amicizia sincera resta sempre! In questo bel racconto di Gabriella ci sono tanti motivi di riflessione, potete trarre le vostre conclusioni ed esprimere il vostro parere, grazie.
Auguro buona lettura e una serena domenica per tutti.
Il pensiero vola lontano e spesso mi domando dove può essere il mio più grande amico? Eravamo bambini, lui aveva solo due anni più di me ed era entrato nella mia vita, come un amico che è difficile trovare tanto era premuroso in tutti i suoi atteggiamenti nei miei confronti. Quando abbiamo iniziato le scuole io avevo l’amico che mi aiutava a fare i compiti, alle medie, dalle sue parole riuscivo a capire facilmente quanto mi era stato difficile capire in classe. Terminate le classi delle medie, lui cominciò a lavorare con suo padre, io avevo ancora due anni da fare ma lui, il tempo per venire ad aiutarmi o per restare a farmi compagnia, lo trovava sempre. Quando anch’io ho iniziato a lavorare come commessa avevo la sicurezza che fuori dalla porta, all’ora di chiusura c’era sempre lui per riaccompagnarmi a casa.
Vivendo in un piccolo paese dove tutti si conoscevano, le chiacchiere di un eventuale nostro fidanzamento circolavano ma, sebbene gli volessi bene come amico, io non mi sono mai innamorata di lui. Quando eravamo in gruppo, accanto a me c’era sempre lui, ormai gli altri ragazzi neppure provavano a venirmi vicino solo qualche ballo potevo fare, senza che mi dicesse: “Non sei ancora stanca?” Poi è arrivato il mio primo innamoramento, il mio grande amore, Marco, ma in quell’occasione il mio amico se ne stava per conto suo e più di una volta, proprio lui, mi aveva consigliato di andare a passeggiare, lontano da tutti per trovare un po’ di intimità.
Non capivo il suo modo di fare, sembrava geloso, ma non ne aveva motivo, noi eravamo solo amici, forse era solo un innato senso di protezione nei miei confronti. Marco, che era un ragazzo in vacanza da noi con la famiglia, dopo poco più di un mese, ritornò alla sua città, ma l’anno dopo ritornò con mia grande gioia, lo aspettavo ma le gioie, purtroppo sono destinate a durare poco. I suoi genitori l’avevano avvisato che era l’ultimo anno che sarebbero venuti in questa località di villeggiatura e il mio grande amore era finito lì.
Il mio amico di sempre si riavvicina e cercare di consolarmi dicendomi che forse non valeva la pena soffrire tanto! Dopo qualche mese fu proprio lui a presentarmi un ragazzo nuovo del paese. Non mi piace gli dissi, non mi ha fatto niente, ma non è il mio tipo. Il mio amico mi chiede: mi spieghi perché? Non so che rispondere dissi, e lui: va bene, vuoi vedere che lo sposi, ci scommetti?
Io l’ho guardato come fosse un indovino, e mi disse “impara a guardare dentro l’anima”, ma ora siedi ti devo parlare. Da qualche tempo ho un male incurabile, io che non sapevo che volesse dire stare male, le chiesi: ”che hai?“ Una sola parola che faceva star male a quei tempi e anche ai nostri. Perché non dirmelo prima? per farti piangere? Lo sanno in pochi, Ho avvisato tua mamma, non volevo che un pettegolezzo uscisse e ti trovasse impreparata, ma ora devi esserne al corrente anche tu. Ricorda sempre che la nostra amicizia è stata grande, forse più di quello che tu possa immaginare. Se un amico ti dice “ti sono amico“ prova a pensare alla nostra amicizia, e solo allora rispondi. Avevo diciannove anni, e lui ventuno, non mi ero accorta che era ammalato. A mia discolpa posso dire che non si notavano segni di deperimento o di malattia e quando andava per le visite dai suoi medici curanti mi telefonava dicendo che era fuori paese per consegne.
Intanto frequentavo e iniziavo a conoscere il ragazzo che il mio amico mi aveva presentato. Un po’ alla volta trovavo in lui dei segnali, delle gentilezze e dei modi, che non avevo osservato in un primo momento. Forse il mio amico aveva visto giusto. Ma per ogni momento di gioia per uno, c’era un dolore per l’altro. Andavo avanti in simbiosi. Il mio amico aveva espresso il desiderio di essere presente al nostro matrimonio, ma dal giorno che ci siamo conosciuti, sono passati tre anni. Tre anni di gioie e di dolori, capivo che bisognava fare alla svelta, altrimenti non sarebbe riuscito ad esserci, non riusciva quasi più a camminare e continuava a chiedere “quando vi sposate?”
Finalmente è arrivato il grande giorno, io nel frattempo avevo perso il papà e con l’approvazione della mamma, il mio caro amico che era anche amico della famiglia, mi ha accompagnata all’altare, come fosse un fratello maggiore che non avevo.


